Raccontare la storia della medicina e della sanità pubblica, con particolare riferimento alla Sardegna, è stato ed è ancora il suo pane quotidiano. A testimoniarlo stanno le sue numerose pubblicazioni e una pressoché sconfinata bibliografia. Eugenia Tognotti ha tenuto una lectio magistralis di particolare interesse nella cerimonia conclusiva del FestivalScienza di Cagliari che si è tenuta il 12 novembre nella sala delle conferenze del Centro Comunale d’Arte e Cultura EXMA dove ha ricevuto il premio speciale Donna di Scienza 2024. Il prestigioso riconoscimento, giunto quest’anno alla sesta edizione, ideato con l’intento di offrire un riconoscimento a figure femminili che abbiano contribuito a dare prestigio e avanzamenti alla Sardegna in campo scientifico, è stato conferito nelle sue diverse sezioni anche a Mariantonietta Loi, Miriam Melis, Simona Deidda, Costantina Cossu, Silvia Baldazzi, Laura Crisponi, Greca Meloni e Maria Ilaria Mallus.
La 17esima edizione del FestivalScienza di Cagliari ha voluto ricordare in ogni sua giornata alcune donne che si sono distinte nelle loro rispettive discipline, donne che sono ancora indelebili esempi e solidi punti di riferimento ben oltre, s’intende, i primati e l’attribuzione una tantum di premi e riconoscimenti. È stato questo il filo conduttore della lectio magistralis dal titolo “Donne di scienza nell’Italia Contemporanea. Presenze, presa di parola e protagonismo pubblico” che Eugenia Tognotti, storica della medicina, saggista, editorialista, Professoressa ordinaria di Storia della medicina e Sanità pubblica dell’Università degli Studi di Sassari, ha tenuto davanti alla platea dell’EXMA di Cagliari.
L’accademica olbiese, nel suo preambolo, ha posto l’accento su tutte le errate convinzioni sulle “donne inarrivabili ed eccezionali” che vengono amplificate in occasione di alcune ricorrenze, come in quella dell’11 febbraio “Giornata Internazionale delle Donne e delle ragazze nella Scienza” spiegando che il riconoscimento del valore delle competenze femminili in ambito scientifico dovrebbe avere lo stesso risalto di quelle maschili in un’epoca, quella attuale , dove invece ci sono ancora troppe scienziate che vengono percepite dal grande pubblico come “meteore lanciate nel cielo del loro tempo”.
Ci sono tanti elementi che ancora oggi limitano le carriere delle donne, dal pregiudizio all’oscuramento del ruolo svolto nella ricerca, fino ai meriti attribuiti in campo accademico e a un sostanziale squilibrio di genere nelle citazioni di scienziate ed esperte nelle pubblicazioni. Eugenia Tognotti ha aperto una riflessione su queste tematiche tracciando il profilo biografico di tre donne italiane che hanno lasciato una traccia profonda e duratura nel mondo scientifico ma che sono pressoché sconosciute ai più: Giuseppina Cattani, Rina Monti e Filomena Nitti, evidenziandone la tenacia, i sacrifici e la determinazione.
Giuseppina Cattani, istologa e patologa imolese, prima donna laureata in Medicina dell’Università di Bologna che ebbe un ruolo di rilievo nella ricerca per la cura del tetano per le quali si prese quasi tutto il merito Guido Tizzoni, esempio evidente del grande squilibrio nel riconoscimento del lavoro scientifico. Nonostante sia stata la seconda donna ammessa all’insegnamento universitario, dopo Maria Montessori, e abbia ricevuto diversi riconoscimenti, venne fortemente penalizzata quando provò, senza riuscirci, ad ottenere la libera docenza a Palermo, Parma e Pisa. Morì a 55 anni, gravemente ammalata, probabilmente dopo essersi esposta ai raggi x durante gli studi su l’azione che le sostanze radioattive avevano sulle cellule.
Rina Monti fu invece una pioniera della microbiologia e la prima donna italiana a ottenere una cattedra universitaria, quella di zoologia, anatomia comparata a Sassari nel 1907, dopo aver partecipato a innumerevoli concorsi, sperimentando quanto fossero forti gli ostacoli che si contrapponevano nelle carriera accademica delle donne e sottolineando quanto questi concorsi fossero sbilanciati verso i candidati di sesso maschile che magari avevano un profilo accademico qualitativamente molto più inferiore e che in merito ebbe a scrivere a un collega: “io ho innanzi agli occhi soltanto il puro ideale della ricerca scientifica ed intendo percorrere la strada grande dei concorsi e per questa strada voglio raggiungere un posto che mi deve essere conferito per una ragione di giustizia e non di favori”.
Filomena Nitti infine, antifascista e figlia di Francesco Saverio, farmacologa e pioniera della chimica terapeutica laureata in esilio alla Sorbona di Parigi, moglie del premio Nobel Daniel Bovet, con il quale lavorò fianco a fianco firmando tutte le pubblicazioni, contribuendo ai successi del marito ma scegliendo di rimanere quasi nell’ombra, rinunciando alla carriera universitaria e seguendolo a Sassari e a Roma. Verrà chiamata sempre la signora Bovet.
“Sono vite affascinanti”, sottolinea la Tognotti, che offrono molti spunti interessanti e indicano alcune linee di lettura costanti. in particolare sul muro spesso posto innanzi a loro dal corporativismo accademico maschile e dal disconoscimento o ridimensionamento del loro lavoro di ricerca anche per scoperte molto importanti. Storie del passato che però riportano all’attualità del pregiudizio, uno dei primi ostacoli, ancora oggi, alle carriere delle donne di scienza, in un mondo dove regna ancora l’emarginazione lo stereotipo di genere e dove, nonostante tutto, cercano di trovare il loro spazio e il riconoscimento del loro lavoro. L’auspicio è quello che le studentesse che sognano e aspirano a dare il proprio contributo nelle scienze esatte trovino in queste storie non solo l’esempio ma anche i giusti stimoli per affrontare i percorsi professionali con la consapevolezza che non c’è nulla di impossibile e di irraggiungibile. Quando cesserà la percezione dell’eccezionalità del ruolo femminile la donna smetterà di essere una meteora e nel firmamento della scienza potrà finalmente splendere, senza le pesanti ombre del maschilismo professionale, anche la loro stella.
La serata si è conclusa col conferimento del premio speciale Donna di Scienza a Eugenia Tognotti con la seguente motivazione: “Particolare è stato il suo contributo di studiosa ‘militante’ alla diffusione della scienza in uno dei momenti più difficili della nostra storia nazionale, con il drammatico arrivo del Covid. Dopo le prime inedite misure di salute pubblica (quarantena e lockdown), generatrici di ansia e paura, Eugenia Tognotti ha messo in campo le sue specifiche conoscenze sulle crisi epidemiche per cercare nel passato le risposte che le società hanno dato alle grandi emergenze, come la Spagnola. Un altro campo dove Eugenia Tognotti si è impegnata fortemente è stato quello di contrastare le strategie di disinformazione sui vaccini soprattutto durante il Covid. Un progetto intitolato: “Donne, uomini e salute nella Sardegna tradizionale: le differenze di genere attraverso le indagini antropologiche e paleopatologiche (XII-XVIII sec.)” le ha permesso di approfondire le problematiche legate alla salute di genere, indirizzando una parte dell’attività del Centro da lei fondato, con colleghi anatomici, antropologi, paleopatologi, osteologi, allo studio dei resti scheletrici umani recuperati in siti archeologici dell’età medievale e moderna, che hanno fornito informazioni dettagliate sulle malattie e la salute della componente femminile della popolazione nel passato che sfuggono alle fonti scritte. Della sua attività pubblicistica per le pari opportunità di genere nel mondo delle Scienze e della ricerca danno conto i suoi articoli sulla stampa nazionale e locale e la sua presenza sui Social, a sostegno della scienza e contro le fake news sempre con ottime argomentazioni e un linguaggio chiaro nella sua correttezza scientifica. Una figura femminile di donna di scienza che fa della divulgazione e della disseminazione della conoscenza uno degli obiettivi dell’impegno, perseguito con costanza e che ha contribuito e contribuisce alla visibilità la Sardegna a livello nazionale”
Il premio Donna di Scienza 2024 è stato poi assegnato ex equo alla fisica Maria Antonietta Loi, professoressa di optoelettronica all’Università di Groningen e alla professoressa Miriam Melis, ordinaria di Scienze Biologice nella sezione di Neuroscienze e Farmacologia dell’ateneo cagliaritano. Quello Donna Scienza Giovane è stato conferito alla proctologa Simona Deidda specializzata in Chirurgia dell’apparato digerente ed endoscopia digestiva e quello Donna di Scienza Scuola alla dottoressa Costantina Cossu dell’istituto Fermi di Alghero. Menzioni speciali infine per la reumatologa Silvia Balduzzi, per Laura Crisponi, ricercatrice dell’Istituto di Neurogenetica e Neurofarmacologia del CNR di Cagliari, l’antropologa Greca Meloni per il suo progetto di apicoltura e alla professoressa Maria Ilaria Mallus, insegnante di fisica e matematica al Liceo “B. R. Motzo”.