All’interno del ricco programma del festival ‘Fino a leggermi matto’, organizzato da Le Ragazze Terribili e giunto quest’anno alla sesta edizione, ha trovato spazio lo scrittore e musicista genovese Fabio Zuffanti che nel marzo scorso ha pubblicato per Il Castello Editore ‘Sacre Sinfonie. Battiato: tutta la storia’, il suo quarto libro dedicato all’artista siciliano. La giornata d’apertura del festival del sei ottobre è stata affidata a ‘Carisma & Sintomatico mistero. Un viaggio evocativo tra le parole e le musica di Franco Battiato’, reading di Fulvio Accogli portato in scena al padiglione Tavolara con la collaborazione con Bookolica, progetto dell’Associazione Bottega NoMADE di Tempio Pausania e con le musiche curate dallo stesso Zuffanti che subito dopo ha dialogato con il giornalista Franco Ferrandu raccontando la sua ultima fatica letteraria.
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‘Sacre Sinfonie. Battiato: tutta la storia’ è un libro che a primo impatto spaventa per la sue dimensioni, un volume che supera le 450 pagine che, se non fosse per la vivace copertina, farebbe pensare a uno di quei severi saggi musicali pieni zeppi di caratteristiche tecniche, note artistiche e letture critiche. Invece basta leggere la note d’apertura e le primissime righe per capire che questa biografia è diversa e che scorrerà veloce, leggera come un romanzo, ma ricca come un memoriale, con l’autore che non tralascia nessun aspetto della vita del maestro e della sua vicenda umana e artistica, raccontando una storia di musica, incontri e spiritualità, quella del più mistico dei cantautori italiani.
Il viaggio di Fabio Zuffanti prende il via con una cartolina da Riposto, località alle pendici dell’Etna che si specchia sullo Ionio, un fermo immagine che prende subito vita attraverso il profumo del vino, la brezza del mare, i pomeriggi assolati e la brillantina di Turi; in un attimo l’infanzia di Francesco evoca le sue future canzoni e balzano alla mente ‘Aries’, ‘Summer on a Solitary Beach’, ‘Aria di Rivoluzione‘. L’autore sin dalle prime righe conferma, se mai ce ne fosse bisogno, la padronanza assoluta del tema Battiato, alla quarta opera dedicata al Maestro non potrebbe essere altrimenti, dando però un ritmo narrativo quasi cinematografico dove colma quelli che Pino Cacucci chiama “i vuoti lasciati dalle cronache’ con un’intelligente utilizzo della finzione che rende la narrazione scorrevole e avvincente. Capitoli brevi, intensi, che terminano e fanno correre il lettore subito a quello successivo, un altro, un altro ancora, soltanto uno per vedere cosa succede e invece si va avanti ancora, one more time fra i primi passi di un artista inquieto che un bel giorno si ritrova a smantellare e sconvolgere brani a colpi di VCS3. Ed eccolo Franco Battiato, stregato da Stockhausen, ammaliato dal krautrock e angosciato dalla grande mela, sordo alle sirene del punk e della disco music ma con le orecchie ben protese alle prime maree della new wave.
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Sembra di vederlo quel ragazzo che ha lasciato la Sicilia per babilonia, nelle sue trasformazioni, nelle sue paure, nelle sue scelte che pian piano lo portano dalle sperimentazioni più estreme a corteggiare pian piano il pop commerciale, senza svendersi, imponendo gusto ed eleganza a quelle canzoni infarcite di test criptici che si sposano divinamente anche col più radiofonico dei brani. Sono i passi che portano da ‘Sulle corde di Aries’ a ‘L’era del Cinghiale Bianco’ e ‘Patriot’ e al successo sanremese di Alice con ‘Per Elisa’. Altri colori, mille suggestioni e fotogrammi che si inseguono, tornano indietro, fino a quando portava i calzoni corti e guardava il mare per ore, per poi catapultare il lettore davanti a un muro di Birmingham o sulla Prospettiva Newsky; altre realtà si aprono allo sguardo con l’onnipresente Georges Ivanovič Gurdjieff a indicare la via.
Forse il momento più trascinante è proprio quello che racconta il periodo più intenso con Franco Battiato che cede alla pressioni della E.M.I e a modo suo, incide quello che con tutta probabilità è il disco più importane della musica leggera italiana. ‘La Voce del Padrone’ esce il 21 settembre del 1981 e dopo una tiepida accoglienza esplode l’anno successivo diventando un fenomeno sociale che è ancora oggi patrimonio culturale di un intero paese. Zuffanti è molto abile a raccontare questo periodo così intenso dove un antistar in sandali e calzini bianchi, codino e occhiali da sole riesce nell’impresa di far cantare a milioni di persone “lo shivaismo tantrico di stile dionisiaco” o di “gesuiti euclidei vestiti come bonzi per entrare a corte degli imperatori. Quella del 1982 è l’estate di Paolo Rossi e di Franco Battiato, un orgasmo collettivo in un Italia che rinasce dalle ceneri degli anni settanta, un’Estate al Mare‘ scandita dai versi regalati a Giuni Russo e dal contemporaneo successo dei pezzi scritti ancora per Alice, ‘Chan-son Egocentrique’ e per Milva, ‘Alexander Platz’.

La narrazione prosegue attraverso gli anni Ottanta, fra le difficoltà di gestione dell’estrema popolarità, la scelta di non bissare un disco così “leggero” e la virata verso album dove torna la voglia di confronto, viaggio e sperimentazione, da ‘L’arca di Noè a ‘Orizzonti Perduti’ in un periodo, dove il techno-pop trionfa a livello globale e sintetizzatori e computer sostituiscono le chitarre elettriche. Franco Battiato è stato maestro anche in questo, come sottolinea Zuffanti, dettando sempre le regole attraverso la creatività e mai lasciando il compito alle macchine.
Il viaggio di Battiato continua nei lustri successivi, con un occhio al passato e uno sempre vigile su quello che succede nel presente, attraverso canzoni stupende, da ‘E ti vengo a cercare’ a ‘Povera Patria’, da ‘La Cura’ a ‘Shock in my town’ con dischi che hanno aperto mille orizzonti e sono stati fondamentali per centinaia di colleghi più giovani con i quali “il Maestro” non ha mai disdegnato di collaborare, dai Bluvertigo ai Subsonica, fino al Consorzio Suonatori Indipendenti, Carmen Consoli, Tiziano Ferro e Luca Madonia.
Fabio Zuffanti con questo intenso volume è riuscito a sviscerare il profilo di Franco Battiato esplorandone il suo immenso caleidoscopio che va oltre la musica e raccoglie spiritualità e geografia, storia e scienza, arte e cinema, un mondo gigantesco e variegato, rispondendo in definitiva alla semplice quanto profondissima domanda che il protagonista si pone all’inizio della narrazione: “Io chi sono? Sono Franco Battiato, e sono immortale”. Come le sacre sinfonie del tempo, il suo e quello che verrà.










