Era l’estate del 1984, o forse 1985. Una di quelle estati in cui i bambini escono di casa appena fatta colazione con solo il costume addosso e dopo aver attraversato una piccola pineta arrivano in spiaggia per restarci ore. Un momento spensierato, potremmo dire. In uno di quei momenti risuonavano da piccole radioline a batteria o dalle autoradio delle auto lasciate aperte nei cortili le note di una canzone, “Summer on a solitary beach”. A dispetto del titolo la canzone era in italiano, e la voce era quella di Franco Battiato. Una voce inconfondibile, diversa da tutte quelle che sentivamo in radio o in tv, potente e introspettiva, con quel racconto di una spiaggia solitaria appena sussurrato, come a evocare ricordi lontani amplificati dall’eco. Era la nostra canzone perché c’era tutto di quella estate: il rumore delle onde, il richiamo del mare come di un qualcosa di grandissimo e rassicurante al tempo stesso, la spiaggia frequentata in quell’angolo di Sardegna da pochissime persone nonostante fosse pieno agosto, la solitudine. Per me, per molti, l’amore per Franco Battiato è nato in un’estate come quella, con una canzone che risuonava da una radiolina a batteria, apparentemente leggera ma densa di contenuti e citazioni, in una spiaggia che poteva essere Alghero, Stintino, il Poetto, Matta ‘e Peru. E come succede per i grandi amori dell’infanzia non lo abbiamo mai dimenticato neanche da adulti.
Dopo quel fortunato “La voce del padrone” sono arrivati “L’arca di Noé”, “Orizzonti perduti”, “Mondi lontanissimi”, “Fisiognomica” e poi tutti gli altri fino ai recenti “Il vuoto”, “Gommalacca”, i tre “Fleurs”: Lo abbiamo amato, nei suoi momenti più sperimentali e in quelli leggeri, nelle citazioni più segrete e ostiche e nei richiami pop e rock, nelle collaborazioni con orchestre o grandi compositori e filosofi sconosciuti ai più o accanto a nomi ben noti come Alice, Giuni Russo, Milva, i Csi, Patty Pravo, Francesco De Gregori, Lucio Dalla, Giorgio Gaber, Morgan, Carmen Consoli, Jim Kerr. In “Il vuoto” del 2007 volle con se le sarde Mab che lo accompagnarono anche in tour. E a proposito di concerti, Franco Battiato è sempre stato generosissimo con la musica dal vivo e dopo aver ballato e cantato tutta la sera si tornava a casa con un tesoro di emozioni da custodire fino all’estate successiva.
Nel 2017 i suoi collaboratori hanno comunicato il ritiro di Battiato dalle scene. Senza clamori, non sta bene, non lo vedremo più.
E noi quel silenzio lo abbiamo rispettato, chiedendoci di tanto in tanto se sarebbe arrivata qualche sortita a sorpresa, qualche apparizione fugace a dirci che Franco era ancora lì, seduto a scrivere o suonare. Non lo abbiamo visto in persona, ma due anni fa è arrivato “Torneremo ancora“, un disco bellissimo dove si sente la sua voce registrata nel 2017. Debole, quasi sussurrata, ultimo dono che il maestro ha lasciato come un commiato, a suggerirci che “Finché non saremo liberi torneremo ancora, e ancora, e ancora. Lo sai che il sogno è realtà, un mondo inviolato ci aspetta da sempre”.
Addio maestro. Grazie per la bellezza che ci hai regalato.
(Franco Battiato, 23 marzo 1945 – 18 maggio 2021)
<3 io penso che se tutti noi ci fermiamo a riflettere un attimo, non possiamo non avere il ricordo di una canzone del maestro e di quanto, in età della ragione, ci sembrassero prima così strane e poi così profonde le parole e la musica di un musicista eterno.
è un ricordo comune che ci avvicina tutti, per mille motivi diversi.
grazie per questo articolo mi ha spezzato il cuore, perché quell’estate avevo sei anni ed ero in Sardegna e quella radiolina era mia 💔🖤
Era la radiolina di tutti noi <3