“TUTTI”. Titolava così, con lettere maiuscole, il quotidiano L’Unità all’indomani dei funerali di Enrico Berlinguer, colpito da un ictus cerebrale mentre teneva un comizio a Padova l’8 giugno 1984. Una giornata che il Paese difficilmente dimenticherà: i funerali di Berlinguer sono stati una delle ultime grandi manifestazioni di cordoglio popolare, partecipato da tutta la classe politica come da cittadini e cittadine che a migliaia si trovarono a Roma, in piazza San Giovanni, per salutare il segretario del Partito Comunista. “Da ogni piazza, da ogni via una folla immensa, forse due milioni – così ancora nella prima pagina del giornale – ha letteralmente invaso Roma. Sono giunti da tutto il Paese con ogni mezzo disponibile”. Quella pagina è oggi tra i tanti documenti in mostra con “I luoghi e le parole di Enrico Berlinguer” che dopo le tappe a Roma, Bologna e Sassari (Francesca Arcadu ne ha parlato qui) sarà visitabile alla Passeggiata Coperta di Cagliari fino al 31 maggio.
La grandezza di Enrico Berlinguer, sassarese nato nel 1922, leader del Pci negli anni del suo maggiore successo elettorale, non stava solo nelle sue straordinarie doti di dirigente politico: era riuscito a entrare nel cuore degli italiani e delle italiane per il suo garbo, la coerenza del pensiero e insieme la capacità di porsi dubbi e rimettere il proprio pensiero in discussione, il rispetto verso gli avversari politici, l’inclinazione all’ascolto, la volontà di farsi capire da tutti e tutte.
Ci ha lasciato presto, Berlinguer, appena 62 anni, eppure il suo pensiero ha attraversato quattro decenni ed è giunto fino a noi come se il tempo non lo avesse scalfito. Passeggiare tra le fotografie oggi esposte alla Passeggiata coperta, ascoltarlo dai dispositivi audiovisivi, leggere discorsi scritti a mano o battuti a macchina è un viaggio solo superficialmente nostalgico: la sua voce ci parla ancora di valori preziosissimi come la pace, i diritti, la parità, la dignità del lavoro. Impossibile non emozionarsi nell’ascoltare Berlinguer che rivendica il ruolo della donna nel rinnovamento del Paese o richiama i giovani all’impegno per l’ambiente e il clima, impossibile non riconoscere quanto sia attuale quella voce che invoca il sostegno ai popoli oppressi dall’imperialismo e lottano per la libertà, uno tra tutti il popolo palestinese.
Berlinguer, racconta bene il percorso espositivo ideato e realizzato dall’Associazione Enrico Berlinguer, la Fondazione Enrico Berlinguer, la Fondazione Gramsci e la Fondazione Cespe con il contributo della Regione Sardegna, della Fondazione di Sardegna e dei Comuni di Sassari e Cagliari, è stato vicino ai lavoratori e agli operai (celebri le foto che lo ritraggono con gli operai della Fiat), ha incontrato leader di tutto il mondo mostrando una straordinaria capacità diplomatica, è riuscito a mediare tra le tante forze del paese proponendo un progetto di solidarietà nazionale in nome dell’unità. il suo partito è stato protagonista di leggi e riforme che hanno cambiato la vita del paese: le leggi sul divorzio, sull’aborto, sul diritto di famiglia, l’istituzione degli asili nido statali, lo Statuto dei lavoratori, l’abrogazione del delitto d’onore, la Legge Basaglia sulla riforma psichiatrica. Una sezione della mostra è dedicata alla Sardegna: tante le immagini che lo ritraggono in momenti di riposo con la famiglia e gli amici a Stintino, e poi gli incontri con i minatori del Sulcis, il viaggio del 1984 tra operai, agricoltori e pastori, la grande manifestazione davanti a quello stesso monumento, il Bastione, che oggi accoglie l’esposizione.
Tra le centinaia di documenti, ce n’è uno che forse, più di tutti, racconta l’uomo e insieme il politico: è la lettera con cui Berlinguer rispose agli alunni di una scuola elementare di Carosino, in provincia di Taranto che gli chiedevano “un po’ di denaro e donazioni di libri” per costruire una biblioteca cittadina. “Cari ragazzi – scrive Enrico il 16 aprile 1971 – la vostra iniziativa merita un premio e io mi auguro che i libri che vi mando siano di vostro gradimento. Permettetemi però di dirvi che non desidero essere definito un ‘benefattore’: è mio dovere, come lo è di tutti gli adulti, aiutarvi a conquistare la cultura per conoscere il mondo e contribuire a trasformarlo per renderlo più giusto. Un abbraccio a tutti, Enrico Berlinguer”.