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Giorgio Casu firma un nuovo coloratissimo omaggio a Gigi Riva: “L’arte murale può unire tradizione e contemporaneità, così evitiamo le gabbie culturali”

Di Maurizio Pretta
02/11/2023
in Arte, Comunicazione e società, Cultura, Interviste
Tempo di lettura: 6 minuti

Domenica 22 ottobre all’ingresso dello stadio Amsicora, dove il Cagliari calcio scrisse la pagina più gloriosa della sua storia, è stato inaugurato un murale che ritrae Luigi Riva, il leggendario campione che a suon di goal, assieme ai suoi compagni di squadra, portò per la prima e unica volta lo scudetto in Sardegna. L’opera è stata realizzata da Giorgio Casu, eclettico e talentuoso artista che da qualche anno è tornato a vivere nella sua isola. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente per una chiacchierata durante la quale ci ha raccontato il suo intenso percorso creativo.

Tutto è cominciato quando la fondazione “Una statua per Gigi Riva”, tramite Pietro Porcella, vulcanico giornalista giramondo del panorama cagliaritano, contattò Giorgio Casu per chiedergli di interpretare la famosa “stamborrata” di Gigi Riva. C’erano stati diversi problemi burocratici per realizzare un’opera scultorea e così è nata l’idea di realizzare un’opera muraria allo stadio Amsicora. Dopo le prime titubanze ha accettato e coinvolgendo l’associazione Skizzo di san Gavino ha ideato una bozza per un murale di 6 metri per 5 che è piaciuta ai promotori. “Lo abbiamo fatto tenendo conto delle limitate possibilità economiche dell’associazione – precisa l’artista – che si è fatta carico di raccogliere il denaro necessario, anche perché, per espressa volontà di Gigi Riva, non sono stati coinvolti sponsor. Un lavoro collettivo dei tifosi e degli appassionati, non molto diverso da quello che facciamo a San Gavino, dove le opere vengano realizzate con fondi raccolti nella comunità, senza alcun sostegno politico e nessuna sponsorizzazione. Una produzione dal basso, un format genuino nel quale la comunità si rispecchia”.

Giorgio Casu, classe 1975, è cresciuto a San Gavino Monreale sino ai vent’anni, prima di intraprendere gli studi universitari a Cagliari dove si è laureato in Scienze dell’educazione con una tesi sul potenziale educativo del fumetto. Dopo il percorso accademico ha fondato l’associazione Chine Vaganti, un collettivo legato all’arte fumettistica, e ha partecipato a diverse attività culturali diventando il primo presidente della prima consulta giovanile a livello nazionale, quella di San Gavino, un format associativo che poi si è replicato con successo un poco dovunque. Contemporaneamente ha cominciato a insegnare l’arte pittorica in diversi istituti superiori e in alcuni centri di igiene mentale, continuando a dipingere e a perfezionare le tecniche artistiche e il loro legami col cinema, il teatro e la narrativa del fumetto, aspetti spesso sottostimati che invece lo stimolano dal punto di vista creativo e culturale. Il passo successivo è stato l’Inghilterra, dove ha studiato inglese a Cambridge, lingua indispensabile per il suo progetto di girare il mondo ed è lì che è cominciata la sua carriera pittorica con le prime esposizioni nelle gallerie di Leeds nello Yorkshire. Dopo tre anni trascorsi nella Perfida Albione il suo peregrinare per il mondo passa per sud est asiatico, l’ Australia, dove continua a esporre e a lavorare per commissioni private e per alcuni progetti di arte urbana, per approdare infine a New York, dove rimane per undici anni. Nella Grande Mela comincia a fare le prime mostre personali, si fa conoscere come pittore su tela, muralista e organizzatore di venti d’arte. Tutti passi che lo portano a fare il salto di qualità, prendendo il visto come artista professionale, il famoso visto “O1 – capacità straordinarie”, indispensabile negli U.S.A per lavorare a livelli alti e a esporre in prestigiose gallerie di New York, Miami e Losa Angeles.

LEGGI L’ARTICOLO SULLA MOSTRA DI GIORGIO CASU ALL’EXMA DI CAGLIARI

Cagliari 1970: Tracce oltre la leggenda. Un libro che si ascolta come un disco e che si guarda come un film d’animazione

L’esordio nella capitale del neoespressionismo è un ritratto di Basquiat, primo passo verso una mostra allestita alla Casa Bianca che ha una risonanza mediatica importante. Il suo jolly è il ritratto del presidente Barack Obama, allora appena eletto, che viene notato in una galleria di Manatthan da una curatrice che stava organizzando l’esposizione nella residenza presidenziale. Votato come migliore opera raffigurante il presidente viene esposto a Washington il 10 maggio del 2010. “La mia fortuna certo – racconta l’artista – ma anche il mio grande cruccio, perché ancora a distanza di molto tempo e dopo che avevo dipinto tantissime altre opere venivo identificato quasi esclusivamente per quella”.

Il salto di qualità avviene quando, tramite un’organizzazione statunitense che vendeva opere d’arte on line, viene incluso in una serie chiamata Master Series, ovvero una produzione di stampe in edizione limitata di Joan Mirò, Mark Rothko e altri famosi artisti, ai quali vollero aggiungere qualche artista emergente. Fra tanti scelgono Giorgio Casu e acquistano circa un migliaio di stampe, un volano enorme sia per il riconoscimento artistico per le opere che stava creando e che avevano richiesto un lavoro gigantesco, sia dal punto di vista finanziario. “Non mi sono arricchito, a New York puoi fare i soldi che vuoi ma quando paghi duemila dollari solo d’affitto continui a vivere più o meno come un morto di fame – sogghigna – ma almeno ho potuto campare dignitosamente dal mio lavoro”.

Barack Obama ritratto da Giorgio Casu

Nel 2018 un problema di salute che richiede la sua attenzione lo riporta nuovamente in Sardegna dove si rinnamora della sua pace e dei suoi tempi lenti, fino a scegliere di mettere su famiglia e di vivere “felicemente” i suoi over quaranta a Cagliari.

Nella sua ultima fatica realizzata all’esterno dello stadio Amsicora per omaggiare “Rombo di Tuono” emergono i tratti distintivi della sua arte. L’immagine è un forte richiamo al contesto storico in cui è stata scattata la foto dalla quale ha tratto ispirazione, un linguaggio che ricorda le illustrazioni e i fumetti di fine anni Sessanta, ma anche le locandine cinematografiche e la street art contemporanea con riferimenti che “riprendono un pizzico di accenno ai clamori del futurismo”, ed esaltano il gesto atletico dell’eroe raffigurato quasi come un santo. “La rete che avvolge la stamborrata – ha scritto l’autore sul suo profilo Facebook – è quella dei balloon delle bande dessinée che in accezione onomatopeica devono rimandare al tonfo della pallonata e, perché no, al rombo di tuono che denomina Gigi Riva per il suono che faceva il pallone quando lo calciava lui. Volevo insomma che dall’immagine si sentisse Sbammm!”

L’inaugurazione del murale dedicato a Gigi Riva allo stadio Amsicora di Cagliari

L’opera di Giorgio Casu è arte di respiro internazionale, frutto del confronto dei propri geni e della propria cultura con l’altrove. Uno scambio attraverso il quale si è appropriato di nuove conoscenze che inevitabilmente finiscono nei suoi lavori. Un percorso che sente di suggerire ai colleghi isolani più giovani.

“In un mondo come quello sardo, con una storia, una tradizione e una cultura molto forti, è giusto che questi elementi vengano valorizzati e ripercorsi anche attraverso l’arte murale. Ma è giusto anche che ci sia una parte di questa produzione che sperimenti e che tragga ispirazione dalle interazioni con l’esterno, dagli incontri, possono nascere opere di assoluto pregio artistico. Mauro Patta, ad esempio, è uno di questi: oltre ad essere, secondo me, artisticamente, il più grande pittore vivente in Sardegna, attinge dalla tradizione ma dando alle sue opere un twist contemporaneo, moderno. Lui celebra la cultura sarda, ma rivisitandola e riproponendola con accenti nuovi, una cosa bellissima. E questo lo dico con un occhio di riguardo per le nuove generazioni; la nostra arte deve essere vista, analizzata e messa in discussione dai giovani, in modo che essi se ne approprino. Dobbiamo essere il veicolo culturale per i nostri figli e metterli in guardia sul non diventare schiavi del posto dove si è nati, una grossa gabbia che può creare enormi danni culturali. In questo forse viene fuori il mio ruolo di educatore, ma sono convinto che l’arte debba rappresentare ed esaltare la diversità”.

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