Uovo e arte dialogano in una mostra collettiva che si svolge ora a Cagliari negli spazi del Thotel s’intitola Uovo Solidale e potrà essere visitata con ingresso libero fino al 16 aprile.
L’idea del progetto parte dal Rotary Cagliari Anfiteatro come azione benefica in favore delle vittime duramente colpite dal terremoto in Siria e Turchia, infatti le uova d’artista esposte sono state vendute venerdì 31 marzo durante un’asta di beneficenza battuta dal notaio Ercole Bartoli, ideatore della Fondazione Bartoli Felter, nonché noto collezionista e appassionato d’arte. Il Rotary club ha coinvolto diverse figure professionali e oltre agli artisti ritroviamo la cura del dettaglio negli allestimenti pensati da T Art e TRAmAre, che espone le creazioni delle sue due anime fondatrici, Maria Cristina Boy con “Un fior di uovo” e Margherita Usai con “Cosmic Egg”.
La mostra racconta un’attenzione a temi sociali perfino nella scelta dei partecipanti
L’esposizione si snoda attraverso 92 opere di 70 artisti nazionali e internazionali, partecipanti singoli, collettivi e associazioni che si sono cimentati nell’interpretazione dell’ uovo attraverso diverse tecniche: dalla scultura al ricamo, alla pittura e alla fotografia.
Quella di decorare le uova è una tradizione che non si è mai persa nei secoli, ed è ricca di significati reconditi tanto da riportarci addirittura all’epoca dei Fenici e degli Egizi che decoravano uova di struzzo o di ceramica da utilizzare nei riti religiosi. Può anche essere solo un gioco o una pratica artistica dei più degni virtuosismi di cui è capace la street art, rappresentata in questo caso dall’associazione LaborArte APS con le opere di Walter Rebel Carta, Manu Invisible, Nanni Pulli e Retro. LaborArte è un’Associazione di Promozione Sociale (APS), laboratorio pratico di RivistaDonna fondato da Maria Patrizia Floris che si occupa di integrazione rivolta ai più giovani coinvolti in varie attività artistiche: street art, fumettistica, giornalismo, musica ed eventi. Sono tanti i ragazzi di LaborArte che partecipano e collaborano per superare con l’arte quelle barriere che la società impone. E non poteva che esplicitamente chiamarsi “Hope” , speranza, l’uovo della onlus sarda ASGOP, costituita da genitori di bambini e adolescenti affetti da patologie oncoematologiche.
La potente forza comunicativa di un uovo

È chiaro che quella dell’uovo non è una forma qualsiasi, simbolo di nascita e rigenerazione, proprio in virtù del significato allegorico che contiene, si presta a molteplici letture compresa quella dell’autentico ritratto di un momento quotidiano, privo di ogni ulteriore significato se non quello di rappresentare la realtà. Mauro Ballette e Sara Vignoli con “N_Uovo” ne esplicitano perfino la scadenza. Davide Volponi sceglie l’atto, più che la forma, nel suo chiaro realismo: “È nata prima la gallina”. Pietrina Atzori, ancestrale con “Ovis Nigra” veste l’uovo di lana infeltrita di pecora nera di Arbus e lo carica di pathos mitologico con quello squarcio dorato che tanto richiama il Vello d’oro rubato da Giasone per le sue proprietà curative.
Lea Gramsdorff, attrice e artista di origini tedesce che vive e lavora a Cagliari con l’opera “Della fragilità dell’uovo contemporaneo”, creata con circa 1300 foglie di carta ritagliate, ci racconta l’ossimoro che si insidia tra la forza e al contempo la vulnerabilità della natura umana. Accanto, “Uovo Sbottonato” di Federica Pilota è ricoperto di bottoni, emblema di chiusura o apertura di quell’essenza intrinseca che ci appartiene, da difendere o aprire al mondo.
Sono numerosi i designer e artisti che si sono espressi e tra questi ne riscopriamo alcuni già menzionati su Nemesis Magazine: Giorgia Bistrusso adagia la sua opera “La malinconia è una figura in bianco” su una base in ceramica realizzata in esclusiva per l’occasione dall’artigiano Walter Usai. Secondo Giovanni Ottonello e Leonardo Murmora, l’uovo è:“ Crying egg the discoteque”, una strobosfera che ci specchia e rimanda un passato disco ancorato nel costume e nello spirito all’età contemporanea. Mara Damiani ci presenta “La mia identità” divisa in due parti dalla grafica netta e sarda. Fortemente caratterizzato da segni di una certa sardità, lo è pure in una maniera del tutto contemporanea l’artista Giorgio Casu, raccontato da Nemesis Magazine in diverse vite e occasioni, ora immancabile citazione per: “ Uovo di Elefante” che possiamo ammirare solitario in una nicchia quasi psichedelica.
Impossibile raccontare tutti gli artisti che hanno aderito a “Uovo Solidale”, l’unico modo per conoscerli è andare direttamente a visitare la mostra al Thotel, in via dei Giudicati 66 a Cagliari.