Esiste una moda inaspettata, sperimentale, che si dedica a un gioco serissimo e prova a ridisegnare i confini del corpo e dell’immaginazione con il tratto dell’inusuale.
È il caso di ‘Unexpected Fashion’, mostra collettiva ospitata al THotel di Cagliari fino al 30 ottobre. Qui designer noti, studenti dello IED e artigiani si sono dati appuntamento per misurarsi col difficile tema della non convenzionalità e hanno proposto soluzioni affascinanti che travalicano il concetto di moda per approdare a quello dell’arte.
L’organizzazione della mostra è di Tramare: Maria Cristina Boy e Margherita Usai hanno lavorato su un’idea di Giovanni Ottonello, professore di moda e design dello IED di Milano e di Cagliari.
Abiti scultura ispirati ai samurai giapponesi, strutture solide o dall’aspetto impalpabile, echi di epoche passate, contrasti modernissimi. ‘Unexpected Fashion’ riassume tendenze consolidate ma sa guardare, in modo poetico, alla bellezza dei materiali futuristici che propone, giocando con l’identità in divenire.
C’è l’inconsistenza del pvc retro illuminato di Salvatore Campus, la finezza della pasta lavorata a mano a comporre decorazioni che paiono pizzo proposta da Paola Riviezzo, Simona Prasciolu e Emanuela Luppi, l’intricata trama di giunchi che divengono malleabili grazie alle mani di Silvana Sanna, i tessuti tradizionali della tappezzeria sarda che si fanno leggeri ed elegantissimi nell’opera di Cavica e Ferdinando Bifulco, la memoria dell’acqua nel legno di ginepro dello scialle di Antonio Rais. C’è la decadenza struggente del bustino di buganvillea di Carola Ciani, destinato a invecchiare e a sfiorire come chi lo indossa, la durezza di un burqa ceramico molto scenografico che diventa corazza nella visione di Fabio Frau, la gomma dei copertoni che si scopre sorprendentemente ieratica nel lavoro di Gianluca Melis, il dinamismo elegante dell’organza decorata con il sughero ricamato che si muove come un’onda nel prezioso abito atemporale di Giorgia Bistrusso, autrice anche di borse iconiche di raffinata bellezza.
Ci sono esperimenti di rivisitazione come l’abito e il cappello coordinato fatti di cravatte vintage di Federicapilotaenzapunto o il cellophane da cantiere e le buste di scarto che imitano fiori esotici, o ancora un’installazione la cui silhouette ricorda Costantino Nivola, o la freddezza dell’alluminio modellato da Cristian Soru. Le forme cambiano la percezione dello spazio e la prospettiva di chi osserva: dalla sirena classica proposta da Patrizia Camba, che invita lo sguardo a girare intorno al vestito decorato con ceramica raku al denim riciclato di Valentina Enas che invece si adagia bidimensionale su una superficie mostrando fiero le sue cuciture.
E poi gli accessori: in carta dipinta, in metallo, in osso, in sughero, in plastica, in makramè: chocker, pochette, collane, tutto è terreno di indagine artistica. Ci sono i mini mondi che Velette Sospette riesce a far vivere in un cappello: piccoli monumenti, velieri, prati in fiore. Una dichiarazione di intenti che guarda al riciclo, all’interpretazione, al concetto e che si traduce in un attestato di sana e robusta costituzione del design isolano, con tante conferme ed esordienti di valore, a ipotizzare una mappa dei talenti e delle eccellenze che spesso ancora faticano a farsi conoscere in casa propria.
‘Unexpected Fashion’ è un omaggio all’arte, a una tradizione che sa, può e deve rinnovarsi in vista delle sfide future.
Hanno partecipato all’evento Andreina Argiolas, Pietrina Atzori, Giorgia Bistrusso, Patrizia Camba, Salvatore Campus, Carla Caria, Cavica & Ferdinando Bifulco, Carola Ciani, Tiziana Contu, Anne Coyon e Susanna Pilia, Daniela Ducato di EDIZERO Architecture for Peace by ECHOME, Valentina Enas, Fabio Frau, Federicapilotasenzapunto, Maria Daniela Ghiani, Valeria Simula di Gusho con Mauro Ballette di Studio Vertice, Loops con Paola Riviezzo, Emanuela Luppi e Simona Prasciolu, Gianluca Melis, Antonio Rais, Silvana Sanna, Cristian Soru, Rosaria Straffalacci, Maria Cristina Boy e Margherita Usai diTramare, Antonello Utzeri, Marco Caboni di Velette Sospette, Claudia V. Mazohl di La Ceramica Mediterranea.