con il contributo fotografico di Antonio Pintus e Juarez Corso
Giorgia Bistrusso, designer cagliaritana con la passione per l’eccellenza, in tanti anni ha portato avanti una ricerca stilistica che ha coinvolto competenze artigiane dimenticate rivitalizzandole per un mercato della moda e del design sempre in cerca di unicità. Fin dall’inizio della sua carriera ci ha abituato a standard altissimi. Fonda la prima società, Sa Velada, in Inghilterra nel 2010, successivamente, in Italia, ha avviato il marchio Bistrusso, da allora non si è più fermata realizzando collezioni originali improntate alla ricerca di tessuti e colorazioni naturali. Tessuti difficili come il sughero sono stati addomesticati e accostati a trame da lei disegnate in splendida forma di borse, cinture e altri accessori, lavorazioni complesse e abbandonate sono state rinvigorite e rese attuali.
Nel 2014 Sara Maino, allora fashion editor di Vogue, la premia tra le cinquanta designer migliori al mondo e la scomparsa Franca Sozzani, storica direttrice della rivista, sceglie alcuni suoi pezzi per eventi importanti del mondo della moda e della solidarietà. Oggi segue percorsi coerenti con la sua storia artistica personale, in linea anche con il suo ruolo di docente presso l’Istituto Europeo di Design. L’isolamento causato dall’epidemia di covid19 è stato per lei motivo di riflessione profonda su molti aspetti e foriero di decisioni importanti. Tra queste quella di inserire all’interno dell’atelier un archivio di accessori, abiti, complementi d’arredo, non meramente espositivo, con la possibilità di vivere lo spazio in spirito di condivisione. In programma anche una collezione di mini bag, tutti pezzi unici, presentata al T Hotel di Cagliari, e il cui focus è il ricamo, una grande passione di Giorgia che ha coinvolto sapienti artigiani di Laconi capaci di trasformare i disegni in prodotti esclusivi.
Abbiamo chiesto a Giorgia Bistrusso di raccontarci meglio questo strano periodo che tutti viviamo e da cui qualcuno è riuscito a trarre consapevolezza e creatività.
Vogliamo partire dal nuovo progetto che riguarda il tuo atelier? Come cambierà esattamente?
Quando è scoppiata la pandemia devo ammettere di aver pensato di riconsiderare le vere priorità e indagare sugli aspetti più importanti da affrontare. Così ho ripreso in mano i progetti lasciati a metà e tra questi c’è l’Archivio Bistrusso, che ha radici profonde e nasce da una passione per la moda ma non solo, e dura da una vita. Ho iniziato così a catalogare minuziosamente tutto il mio incredibile materiale, fonte imprenscindibile di ricerca costante. Durante gli anni i completi di Valentino, Armani, Margiela e l’eleganza italiana e alla parisienne mi hanno sempre accompagnato. Ho un guardaroba versatile, tante le borse che custodisco gelosamente, ho uno spiccato interesse per gli accessori e le micro sciccherie, la moda è quindi ricerca che riporto nella quotidianità attraverso uno stile ben definito. I pezzi scelti e selezionati con cura, sono ereditati e acquistati nei tanti viaggi, sin da quando ero solo una bambina. In questo percorso devo ammettere che vivere in altre città è stato fondamentale. Firenze, Roma, Milano e Parigi poi hanno forgiato questa mia passione. L’archivio, per una minima parte, è presente nel mio Atelier e si rende vivo attraverso gli arredi dal gusto retrò d’altri tempi. Mobili, accessori, arazzi, riviste, porcellane, custodie di violino, piatti francesi, tessuti, poltrone di design, specchi, lampade, tavolini e tanto altro ancora ne fanno parte e convivono come se rappresentasse un unico stile. L’idea di poter far conoscere dei pezzi iconici e non solo mi entusiasma, ho già avuto di modo di essere coinvolta in alcuni progetti ma ora vorrei renderlo un progetto più solido, unire così Moda, Design e l’Arte, grandi fonti di ispirazione. Nell’atelier di Cagliari e poi anche attraverso il web si potranno: affittare, acquistare, visionare pezzi e approfondirne le origini. Sia per gli studenti, che in parte frequentano il mio spazio (anche solo per leggere dei testi) sia per i professionisti e per tutti gli appassionati che vogliono conoscere lo spazio Bistrusso ed eventualmente inserire la mia collezione in contesti cinematografici o per shooting fotografici. Condividere l’archivio è come affrontare insieme un viaggio spazio-temporale, è anche un soffermarsi, provare nostalgia del passato, emozionarsi. Credo sia arrivato il momento di ripensare al futuro senza correre troppo, e scoprire qualche nuova storia. Siamo sempre andati di fretta e a tratti ci siamo persi, nel commercio poi tutta questa smisurata voglia di produrre a tutti i costi mi sembra un’esagerazione. La moda è un settore infinito, per fortuna tutti noi possiamo dettarne i tempi e i modi, basta volerlo.
La tua nuova collezione ha come punto di forza la preziosità dei ricami. Ci dai qualche dettaglio in più?
Attingere dal passato e proporre la manualità del fatto a mano è il punto di partenza della nuova collezione. Quest’ultima comprende nuove borse, ho aggiunto dei pezzi, come se fosse la stesura di un racconto già scritto che continua nel tempo a evolversi attraverso un’emozione e un’intima intuizione. L’elaborazione delle ispirazioni è susseguita nella mia seconda casa che è Laconi, dove sin dall’infanzia risiedono gli affetti. Il silenzio risiede in questo luogo, piccolo paese dove la natura fa da padrona, immersa nell’aristocrazia d’altri tempi e accompagna il mio processo creativo. Solo qui posso estraniarmi dal frastuono. Tutto quello che creo sboccia grazie a tanta sperimentazione, e con grazia e maestria artigiana prendono vita i ricami, i filati e i supporti che inserisco di volta in volta. Scoprire e studiare nuove tecniche e moduli compositivi dei decori è fondamentale, perché nulla è mai scontato. La novità è che gli ultimi ricami realizzati sono pensati non solo per gli accessori, ma anche per capi d’abbigliamento e oggetti di design, perché la maestria dei miei artigiani può essere inserita in più ambiti. Per la progettazione delle nuove borse invece, mi sono dedicata allo studio di piccolissime forme e l’inserimento di colori puri, non mancano i contrasti con il verde acqua, il panna, il celeste e il rosa con tocchi d’oro. Pellami, sughero, pizzi e tessuti preziosi si sono intervallati e accostati a colori ben definiti, e con l’arte del ricamo ho potuto realizzare differenti pattern. La bellezza dell’utilizzo del ricamo in modo contemporaneo è che non elimina la tradizione che lo precede, ma prosegue con nuovi codici nel definire nuove vie per le creazioni future. L’idea della prima collezione (totalmente ricamata a mano) del 2014 non mi ha mai abbandonato, per questo ringrazio il gruppo di A.I. guidato da Clara Tosi Pamphili e Alessio de Navasques, che mi hanno supportato negli anni per far conoscere i lavori realizzati in Sardegna ad un publico internazionale. I nuovi ricami si ispirano ai primissimi presentati a Roma a Villa Poniatoski. Per l’occasione la collezione ha accompagnato i costumi bianchi di Capucci per la Norma, con crinoline e abiti talari del 700 della Sartoria Farani e i costumi di Bussotti della Sartoria Annamode. Attingere dal passato e proporre la manualità del fatto a mano è il filo conduttore di tutti gli eventi che ho realizzato. In quell’occasione il tema floreale era centrale e ho pensato di ispirarmi ancora una volta alla natura, perché il design responsabile ora più che mai, deve essere in grado di rispondere alle reali esigenze dell’umanità e a quelle ambientali. Grazie anche ad una intuizione di Daiane Pernet, vera icona del mondo della moda, ho realizzato una borsa tono su tono con il sughero nero, abbinato tono su tono al filato di seta e ai profili in pelle. Il sughero ricamato per le collezioni precedenti erano esclusivamente nella nuance naturale, per creare la sua borsa, attraverso i suoi suggerimenti e il suo stile ho aggiunto così il sughero nero. Da quel momento in poi la Frisia nera in versione clutch ricamata la dedico a lei. E’ dal suo suggerimento che sono ripartita, ricreando la linea tono su tono, questa volta però il sughero e il pellame stampato sono vestiti di colore bianco. Quasi a simboleggiare la libertà e un nuovo inizio, spero sia di buon auspicio per la fine dell’anno. Risulta essere una collezione senza tempo, ma moderna, in cui tessuti pregiati e ricamati diventano espressione di un linguaggio, unico e irripetibile.
In un periodo di didattica a distanza le difficoltà hanno rafforzato la tua passione per il ruolo di docente?
Nel mezzo di questa crisi, è difficile immaginare un futuro diverso dal presente, ma la passione e la voglia di insegnare è sicuramente cresciuta. All’inizio temevamo che l’insegnamento sarebbe stato penalizzato dall’impoverimento di incontri di Villa Satta, ma poi in verità è stato tutto fortificato. Si è creata una forte unione in cui si è continuato a parlare, tra lezioni ed esercitazioni insieme a studenti, ai dirigenti e ai colleghi. Abbiamo reinventato nuovi scenari, lo IED ha subito avviato la didattica a distanza con grande responsabilità. Pertanto ho potuto pianificare le lezioni senza far perdere tempo prezioso ai ragazzi. La distanza mi ha dato la possibilità di ripensare ai tempi e progettare più concretamente. L’intento è quello di prospettare agli alunni un futuro creativo consapevole, meno autoreferenziale e più propenso alla compartecipazione. Perché il successo non arriva necessariamente dalla competizione, ma anche dalla collaborazione. E sicuramente la vera salvezza, in tutta questa incertezza, sono stati i miei cari alunni. Dedicarmi costantemente ai loro progetti ha accorciato le distanze, aumentato la passione e diminuito le paure. Ha rafforzato i legami perché insegnare a distanza è davvero una bella sfida, una responsabilità. E dopo tanti anni, ritrovarsi immersi in questo nuovo metodo ha richiesto una forza maggiore e un’energia incredibile soprattutto per affrontare il progetto di tesi. L’ultimo anno poi si raggiunge il traguardo, sia nella preparazione del progetto ma anche nella presentazione delle collezioni, è stato un lavoro importante quello presentato a settembre. Vedere i ragazzi raggiungere l’obbiettivo finale a distanza è stato incredibilmente emozionate. Questo è il vero insegnamento. Non mollare mai e crederci. Per questo ho deciso di sostenerli ancora più incisivamente, dare loro qualche conferma maggiore. Non possiamo prescindere da questo periodo storico, perché è impossibile non essere preoccupati, ma accompagnarli è doveroso, fornendo loro gli strumenti necessari ad acquisire quelle competenze che gli consentiranno una volta concluso il loro percorso scolastico, di realizzarsi come persona. Educarli alla bellezza e alla gentilezza è la mia missione, così come aiutarli a conoscere le proprie origini e le storie del passato per riscriverne di nuove. Il mio augurio è che tutti i miei alunni e in generale tutti i giovani, possano sentirsi liberi e sicuri in qualsiasi parte del mondo, senza avere paura di affrontare nuove sfide. Vederli crescere e perseguire il sogno mi fa ben sperare per il futuro. E di speranza ora c’è tanto bisogno.