Rieccoci qua, dopo aver già introdotto il nuovo singolo ‘Vilified’ nell’ormai lontano luglio – qua su Nemesis Magazine – possiamo, con buona pace di Robert Smith e del suo cammino progressivo totalizzante di attenzioni verso la ormai prossima uscita del nuovo album dei Cure, 1/11/2024, approfondire l’ascolto di questo album e discuterne qua insieme logicamente non potendo differire dal fatto che Jerry Cantrell Jr – Jr non lo spiego nemmeno e non tanto dal punto di vista genealogico ma perché non posso pensare che non ci si ricordi del testo di ‘Rooster’ – sia uno dei musicisti più seri del pianeta.
Cosa vuol dire questo, tante cose, andiamo con ordine: primo, gli Alice In Chains sono, forse, l’unica band a non aver perso lucidità nonostante l’immensa perdita di Layne Staley nell’ormai lontano 2002, con tanto di stop durato circa tre lustri e poi una serie di album molto belli, assolutamente non variegati, ma onesti; secondo: una carriera solista iniziata nel lontano 1998 quando era chiaro che Layne non fosse in grado di realizzare nuovo materiale, in cui però c’era anche la possibilità di liberare un’anima country che con gli AIC era molto più rarefatta; terzo, mmm, non penso serva un ulteriore motivo se non entrando anche nella sfera personale (cosa da non fare quasi mai) in cui però il nostro si è sempre distinto per invisibilità, ripeto, invisibilità, ovvero la dote migliore che invece purtroppo manca a tutte le star egostrariferite.
Mr. “Riff” Jerry Cantrell Jr invece ha nel tempo curato nei dettagli senza ossessioni le nuove uscite degli AIC, i relativi Tour – ricordo un fantastico luglio 2018 a Milano – e le sue giuste uscite personali in cui non troverete nessun escamotage, campionamento, collaborazioni strambe, ma solo tanto e tanto rock americano 90s, quel sapore melodico dolce contrapposto a riff mastodontici quasi doom, ossessivi, desertici, bassi grassissimi usciti dalle marmitte di qualche Harley e di nuovo, la sua voce angelica.
Si parte da quella ‘Vilified’ già ascoltata a luglio per addentrarci poi nelle successive tracce in cui subito spicca ‘Afterglow’ che non può fare altro che ricordarmi quanto di meraviglioso fosse stato prodotto dal 1991 al 1995 a cadenza annuale e in cui, per un piccolo momento, ho risentito un qualcosa di ‘Got Me Wrong’ che mi ha fatto sobbalzare e mettere in pausa il tutto per un po’.
‘I Want Blood’ è un pugno in faccia che serve per riprendersi ma che dura poco perché ‘Echoes Of Laughter’ riporta le nostre anime su verso il cielo, forse il momento più intimista dell’album:
I ran all night to find an answer, you went away
Thе canyons echo of your laughter in the light of day
I ran all night, a call I answered, you went away
The canyons echo of your laughter in the light of day
Il resto dell’album prosegue così, come un treno in corsa, su binari chiari, rettilinei, senza sobbalzi strani, inanellando un altra gemma come ‘Held Your Tongue’ e chiudendo con ‘It Comes’.
Non ci sono rivoluzioni, questo è il rock che ci serve, duro, crudo ma gentile, non ci servono album strani, contorti, annunciati da gossip inutili, da hype, mode, “collabo” o altre cose, ci sono musicisti, amici, ci sono Duff MacKagan e Gil Sharone, Mike Bordin, c’è bisogno, cosa scrivevo sopra, si, di serietà e della voce angelica e dei riff di Jerry Cantrell Jr.
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