Un viaggio dalla periferia cagliaritana fino ai fronti di guerra più drammatici e crudeli passando per paesi e città sulle sponde del Mediterraneo, villaggi nascosti dalle montagne in cui si studia la rivoluzione, strade polverose e palazzi sventrati dove i bambini giocano in mezzo a militari e terroristi. E’ un percorso ricco di fascino, profumi, pericolo, tragedia e bellezza quello in cui ci accompagna Luca Foschi, giornalista cagliaritano, in “Al Ghalas, l’ora più buia per il Medio Oriente”, romanzo in libreria dallo scorso maggio per Bompiani. Dopo diverse presentazioni nell’Isola, l’autore sarà a San Gavino ospite domenica 27 ottobre alle 19.30 a Casa Mereu per un nuovo appuntamento del Festival letterario del Monreale.
Foschi, oggi collaboratore per L’Avvenire, da oltre dieci anni racconta i paesi in guerra con la sua attività di inviato; è stato in Giordania, Tunisia, Siria, Iraq, Israele, Kurdistan, Libano, Afghanistan, Turchia, Ucraina, Palestina e Iran per raccontare la guerra in tutte le sue infinite, folli varianti, dai bombardamenti ai campi profughi, dalle strade militarizzate alla resistenza. Nelle pagine commoventi, avventurose e divertenti allo stesso tempo di “Al Ghalas”, Foschi racconta in forma di romanzo le sue incredibili esperienze di giornalista free lance dal punto di vista del suo alter ego, Ernesto Fiaschi, che dopo la scuola di giornalismo a Londra si muove di paese in paese alla ricerca di storie da raccontare. Ma non come gli inviati che alloggiano in hotel, spese e viaggi rimborsati da una redazione ricca: “io vivo grattando il fondo delle tasche – ci avvisa mentre cerca una connessione internet a cui collegare il telefono – non ho mica l’American Express d’oro massiccio come gli inviati”.
Comincia così, dopo l’esperienza di formazione londinese arricchita dal lavoro come cameriere in un ristorante italiano, un lungo viaggio che lo porterà in Medio Oriente tra alloggi di fortuna, stanze condivise non sempre pulitissime, trasferimenti in bus e mezzi non proprio sicuri e soprattutto in mezzo a personaggi incredibili: c’è il sacerdote romano Abuna, “prete da combattimento” che ha scelto di portare avanti la sua missione in Palestina, la sua coinquilina Edith, professione drag queen, chiassosa e festaiola ma sempre pronta ad ascoltare e accudire gli amici, il giovane curdo Cemil, appena sedici anni “con la sua magrezza allampanata, i vestiti poveri, i bubboni sulle gote spigolose e il selvaggio tabacco turco sempre fra le labbra”, che vorrebbe diventare un giornalista. Con Foschi-Fiaschi attraversiamo campi sotto tiro e strade pericolose controllate dai cecchini, entriamo in palazzi sventrati dalle bombe dove si nascondono i guerriglieri, passiamo i check point israeliani controllati da soldati rabbiosi e arroganti, ma conosciamo anche quartieri animati da caffé e mercati, umanità variopinte e accoglienti, paesaggi incredibili tra il mare e il deserto, un mondo di volontari e volontarie che hanno scelto di vivere insieme ai profughi e portare un po’ di serenità tra chi ha perso ogni cosa.
Esilaranti le pagine dedicate a certi giornalisti e giornaliste che cercano lo scoop a ogni costo, anche se significa calpestare l’intimità delle persone, la loro sensibilità: un giornalismo pericoloso che mostra alle tv e alla stampa occidentali solo una faccia della guerra e dimentica le storie che stanno dietro a ogni dramma. Immensa la figura di Mariam, Maria, bellissima etiope che Fiaschi incontra una domenica durante una passeggiata solitaria al porto di Beirut e con cui inizierà una intensa e sofferta storia d’amore.
Con “El Ghalas” Luca Foschi può mettere da parte il linguaggio asciutto del cronista per abbandonarsi a uno stile immaginifico, iperbolico, ricco di metafore e citazioni letterarie e musicali, specchio perfetto del mondo che definiamo in maniera superficiale “Medio Oriente” e che troppo spesso associamo solo a desolazione, miseria e guerre. Il mondo attraversato da Ernesto Fiaschi è invece colorato e ricco di profumi, denso di umanità e generosità, dove l’amicizia è più forte dei legami familiari. “Mi fanno proprio sbellicare quelli che parlano di famiglia naturale come fondamento dell’individuo e della società – dice Fiaschi dopo l’incontro con Cemil e gli altri curdi – Vi vogliono inchiodare a casa, rincoglionirvi, ve lo dico chiaro e tondo. Io mi sono arrangiato un bel fratriarcato per strada: non le incontro tirate a lucido per le feste comandate, ma le evoco e le raduno comunque queste anime in movimento, e spesso pure, praticamente ogni notte che m’imbenzino con sapiente dolcezza e mi sfoglio la vita in episodi”.