Anticonformista, antifascista militante, femminista, refrattaria, anticlericale. Sono soltanto alcuni degli aggettivi che nel lungometraggio della vita di Joyce Lussu hanno la valenza di fotogrammi che richiamano altre storie, altri mondi vissuti in prima persona da una donna straordinaria che più che ‘contro’ amava definirsi ‘a favore di qualcosa’. Lo sa bene Silvia Ballestra, avendo cominciato ad apprendere questa storia nel novembre del 1991 per interiorizzarla, farla visceralmente sua, restituirla ai lettori con il libro ‘Joyce L. Una vita contro’ nel 1996, e raccontarla ancora, a più riprese, con articoli, interviste e testimonianze su questa ‘strega’, amica e maestra di vita, che ha voluto ancora una volta omaggiare con la sua ultima fatica letteraria per Laterza, ‘La Sibilla. Vita di Joyce Lussu‘. L’autrice, ospite dell’undicesima edizione del festival ‘Pazza Idea – Officina del futuro‘ in questi giorni al Centro d’arte e cultura Il Ghetto di Cagliari, ne ha parlato con la giornalista Maddalena Brunetti, ma prima del suo intervento ha accettato di fare una chiacchierata con noi.
A parlare di Joyce Lussu, al secolo Gioconda Beatrice Salvadori Paleotti, a Silvia Ballestra brillano gli occhi. Eppure, da quella piovosa giornata novembrina del 1991 in quel di San Tommaso, quando ancora giovanissima scrittrice, oltrepassò il solco di quella casa dove una congrega di “streghe” s’era data appuntamento, di tempo ne è passato. Allora nacque un rapporto di stima, di fiducia e amicizia che portò a lunghe conversazioni registrate su nastri da novanta minuti che formarono il corpus di ‘Joyce L. Una vita contro’ edito nel 1996 da Baldini e Castoldi. Cosa ha spinto Silvia Ballestra a ripercorrere a distanza di tanti lustri i passi di Joyce Lussu? Per una vita così intensa, piena di incontri, avvenimenti, idee, suggestioni, stimoli, riflessioni c’è sempre tanto da raccontare. Molte sfaccettature di questa bellissima storia magari non sono mai emerse o sono finite in un angolo. Con il suo nuovo lavoro l’autrice ha voluto rinnovare la memoria, anche perché, ci racconta, “sto incontrando molte persone che non conoscevano Joyce Lussu, una figura grandissima che valeva la pena di raccontare nuovamente”.
Nei primi anni Novanta Silvia Ballestra è una fresca narratrice delle gesta degli “all the young punks” della provincia italiana, per dirla con Joe Strummer, sospesi fra il compleanno di Iggy Pop e Jimmy Jazz dei Clash, ma aldilà della sua spiccata vena libertaria, quanto era punk Joyce Lussu? “Prima di venire qua, stavo leggendo i suoi scritti – ride – che sono stati raccolti al Festival Anticlericale di Fano fra il 1991 e il 1995 e messi insieme in un volume dove c’è una grafica molto punk con in mezzo la foto di Joyce. Ma oltre questo, lei è stata sempre all’avanguardia, anche nella ricerca delle poesie, nell’elaborazione politica e in questo c’è sempre stata molta energia. La rivoluzione punk è arrivata decenni dopo, certo, ma lei è stata capace di capire pure quella”.
Parlando di sibille, negli anni ha conosciuto molto bene la cultura sarda e il suo variegato panorama di janas, curatrici, atitadoras, acabbadoras. Com’è la strega raccontata da Joyce Lussu? “Lei è la prima a dare una interpretazione diversa di queste figure mitiche fino ad allora raccontate sempre dagli uomini ma che in realtà non hanno niente di magico, soprannaturale, ultraterreno, sono semplicemente donne che conoscono molto bene i segreti dell’agricoltura, della medicina popolare, che sanno gestire la comunità dove vivono perché la conoscono profondamente. Come la sibilla barbaricina di Orgosolo che ebbe modo di conoscere, che seppur analfabeta era la persona di più grande saggezza e conoscenza del paese e in quanto tale molto rispettata. Una sibilla alternativa a quella mitica creata dagli uomini”.
Parlare di Joyce Lussu significa, almeno per una grandissima parte della sua vita, parlare di Emilio Lussu. Cosa ti ha colpito maggiormente di lui? ” Sono una sua devota, una figura veramente straordinaria che come Joyce ha molte vite, un elenco infinito di storie, da capitano della Brigata Sassari, alla fuga da Lipari, da Giustizia e Libertà a padre costituente, un’esistenza molto intensa e un grandissimo scrittore. Da scrittrice apprezzo non solo lo stile ma anche alcune intuizioni che non ho trovato in nessun altro. Così come per Joyce”.
Possiamo dire che Silvia Ballestra abbia avuto una strega per amica. Che eredità ti ha lasciato, professionalmente e umanamente, Joyce Lussu? “Umanamente l’averla conosciuta. Sono una privilegiata, è stata una fortuna incredibile, e in quanto donna sento di aver trovato in lei tutta una serie di indicazioni, principi, risposte che mi hanno fornito ottime basi anche dal punto di vista professionale. I forti principi morali dell’azione e del pensiero di Joyce Lussu mi hanno reso più consapevole”.