Un anno fa avevamo parlato della versione in sardo del celebre navigatore web Firefox, esito di una proficua collaborazione tra la comunità open source californiana Mozilla e il collettivo Sardware all’insegna dell’etica nella tecnologia e della diversità linguistica. Ed è in occasione di questo primo anniversario che la squadra di localizzazione di Mozilla, guidata da Delphine Lebédel, ha invitato Flavia Floris e Adrià Martín, entrambi di Sardware, a partecipare a un’intervista pubblica in inglese svoltasi online e trasmessa in diretta mercoledì pomeriggio. In quasi tre quarti d’ora di discussione sono state affrontate diverse questioni relative alla situazione sarda e al binomio lingua-tecnologia.
Flavia Floris – dottoranda del programma di Traduzione, Genere e Studi culturali dell’Università di Vic in Catalogna – ha da subito avuto modo di parlare della realtà sociolinguistica sarda spiegando al pubblico online alcuni concetti come “lingua minorizzata”, “lingua subordinata” e “lingua minacciata”, particolarmente attinenti alla nostra realtà. Durante la sua relazione sono state presentate diverse cartine geografiche, compresa quella relativa alle lingue di Sardegna, con il sardo in rosso a coprire quasi tutto il territorio dell’isola e gli altri colori per le nostre minorias: in arancione il gallurese, in giallo il turritano, in azzurro il catalano di Alghero e in verde il tabarchino. Passaggi molto importanti per chiunque abbia una conoscenza vaga o nulla della realtà sarda.
Il docente catalano Adrià Martín, dell’Università Statale della California, si è invece soffermato sulla sfida relativa alla traduzione di software informatici in mancanza di un accordo sul modello ortografico. Già l’anno scorso i membri di Sardware, annunciando l’uscita della versione sarda di Firefox, ricordarono che la loro associazione è composta da “persone di tutta la Sardegna” che lavorano “per tutta la Sardegna”. “Approfittiamo del polimorfismo del sardo – aggiungevano – con l’intento di facilitare l’identificazione con la varietà scritta. Difendiamo la diversità nell’unità”. La dimostrazione, in pratica, della necessità di un modello ortografico definito per quanto plurale (come è la Lsc con il suo ricco lessico).
Durante l’intervista, Flavia Floris e Adrià Martín hanno inoltre approfondito l’importanza della tecnologia libera per la diversità linguistica ricordando che, secondo studi specialistici, tra il 50 e il 90% delle lingue del mondo scomparirà in questo secolo: “È responsabilità di ogni persona utilizzare tecnologia rispettosa dei diritti linguistici della comunità sarda: è un piccolo sforzo, e incoraggiamo le persone a prendere coscienza”. Citata anche la scarsa presenza di donne nelle comunità di tecnologie libere: “Avere più diversità, anche qui, rappresenta un beneficio per chiunque”, ha affermato Flavia Floris che, in conclusione e sollecitata da Delphine Lebédel per far sentire il suono della lingua al pubblico presente, ha parlato in sardo.