Sono lontani i tempi in cui Tullio De Piscopo lo si ascoltava in Sardegna in abiti jazz. I jazzofili lo ricorderanno in una delle primissime edizioni, la seconda, del festival di Sant’Anna Arresi dove nel ’96 approdò con il materiale dell’album “Three for one” registrato con Sal Nistico al tenore (scomparso appena un mese dopo l’incisione), un giovanissimo Andrea Pozza al pianoforte (diventato poi uno dei migliori pianisti di casa nostra) e Luciano Milanese al contrabbasso. Musicisti di qualità ai quali De Piscopo serviva su un piatto d’argento il suo drumming mediterraneo, cantabile, riconoscibile, ricco di colori timbrici, capace di stimolare e trascinare gli altri strumenti. Tutte cose che il pubblico, a distanza di tanti anni, ha ritrovato nel corso del concerto al Conservatorio di Cagliari per la ventisettesima edizione di Forma e poesia nel jazz, con in più una componente percussiva veemente.
Un concerto dal sapore pop, che il quasi ottantenne batterista napoletano ha offerto a un pubblico numeroso e partecipe, in compagnia di una solida band che schierava Stefano Gajon al sassofono, Giovanni Silvestri alla chitarra, Daniele Labelli alle tastiere, Alessandro Simeoni al basso e la giovane promessa della batteria Rosario Di Giorgio. Anche se poi, a ben vedere, non è stato “solo” un concerto, ma una festa dove i fan hanno avvolto il solista con un affetto sconfinato
Una festa animata dalla musica e dalla voglia di raccontare, ricordare, riportando così l’orologio del tempo indietro di quattro decenni, fino agli anni della collaborazione con Pino Daniele, omaggiato musicalmente in avvio con la celebre Quando che avanzava tra luci soffuse, e nelle battute conclusive invece con l’assolo Drum conversation per Pino. Nel mezzo, il batterista (che a fine serata ha ricevuto il Premio alla carriera dall’associazione Event’s Partner) ha lasciato affiorare brani come Libertango di Piazzolla (con il sovversivo Astor incise ben 11 dischi), e le hit del passato E allora e allora, Anti Calypso, Andamento lento e Stop Bajon, primo rap napoletano-italiano. “Un brano che sta in classifica da quarant’anni” e che i remix di Bob Sinclair, Thomas Bangalter, Gaspard Augé, Ashley Beedle, Michael Gray, hanno contribuito a rendere attuale. Dopo gli applauditi set consegnati ieri al Lazzaretto a un pubblico infreddolito dal trio della chitarrista partenopea Eleonora Strino e da quello del pianista Alessandro Lanzoni, la cui prova, incentrata sui temi del recente album “Reverse motion” è stata resa ancor più godibile dalla presenza dell’altista Francesco Cafiso (lo abbiamo intervistato qui), il festival guidato da Nicola Spiga chiude questa sera al Lazzaretto con il quartetto di Luca Mannutza sul palco alle 20.15 e quello di Fabrizio Bosso (ne abbiamo parlato qui) alle 21.30.