L’ultima volta che approdò a Cagliari fu nel 2011 in duo con Dino Rubino ospite di Forma e poesia nel jazz nella sala piccola del Teatro Massimo. Ora Francesco Cafiso, ex enfant prodige del jazz tricolore che a tredici anni stregò Wynton Marsalis al punto che il celebre trombettista lo portò in tour, ritorna nel capoluogo sardo accolto anche in questa occasione dal noto jazzfest cagliaritano diretto da Nicola Spiga che lo avrà in cartellone sabato 14 settembre alle 21.30 al Lazzaretto. “Suonerò con il trio del pianista Alessandro Lanzoni che schiera Matteo Bortone al contrabbasso ed Enrico Morello alla batteria. Presenteremo il materiale del nuovo lavoro ‘Reverse motion’ uscito a fine luglio composto da temi originali” precisa l’altista siciliano, che ha vissuto per parecchi anni a New York: “Sono rientrato in Italia qualche mese fa ma il rapporto con questa splendida città è sempre aperto. Dopo le date estive ritornerò per registrare un disco e fare dei concerti”.
Vivere a New York ha cambiato il suo modo di suonare?
“New York cambia le persone e anche i musicisti. C’è tanta ispirazione e puoi confrontarti con gente incredibile, non solo suonando nei club ma anche a casa. Hai la possibilità insomma di far parte di una comunità. Nella vita di un musicista è un laboratorio creativo fondamentale. Sicuramente sono cambiato anche sotto il profilo tecnico, ma continuo a mantenere le mie radici. C’è il background con la mia terra e quello newyorkese che è più serrato”.
I rapporti con “zio Wynton” come sono?
“Siamo sempre in contatto. Ci siamo visti qualche mese fa e abbiamo suonato insieme. Continua ad essere un punto di riferimento centrale sotto il profilo musicale e umano. Una persona di grande spessore artistico e culturale. In una delle ultime esperienze mi ha colpito molto il suo carisma e il fatto di avere tutto sotto controllo: l’energia della musica, il repertorio, il modo in cui gestisce i musicisti sul palco. Un vero maestro”.
Ha ideato un festival a Vittoria, città natale, e creato un’etichetta discografica, Eflat. Il controllo sul suo lavoro sta diventando totale.
“Si. Il festival parte il 20 settembre, siamo arrivati alla tredicesima edizione. Per quanto riguarda l’etichetta, mi permette di portare avanti i miei progetti, questo però non toglie nulla alle collaborazioni che mi portano a incidere per altre case discografiche, come nel caso del disco registrato con Alessandro Lanzoni uscito per Jam/UnJam”.
Swing, bop, jazz di New Orleans, sono stati sempre presenti nel suo stile. Oggi che visione ha della musica?
“Quelli che ha citato sono elementi presenti nel mio vocabolario come in quello di milioni di jazzisti. Il linguaggio del bop c’è sempre, anche se col passare del tempo ho approfondito l’aspetto legato alla composizione, e questo mi consente di scendere più in profondità nel mio universo musicale.
Suona bene anche il pianoforte ed è diplomato in flauto traverso: essere un polistrumentista è certamente un vantaggio…
“Suonare il pianoforte è il massimo. Quando scrivi la musica è come avere un’orchestra a disposizione. Il più delle volte compongo al pianoforte, dove ho la possibilità di creare melodie e di mettere degli accordi, cosa che con il sassofono non puoi fare. Altre volte invece al sassofono suono una frase e da lì magari parte una melodia che approfondisco al pianoforte. Al piano tutto arriva un po’ di getto”.
Forma e poesia nel jazz giunge alla ventisettesima edizione con un programma ben calibrato tra nomi conosciuti e altri tutti da scoprire. Si parte l’11 alle 21 con lo svizzero Jojo Mayer, batteria e live electronics, seguito il 12 dal trio del chitarrista Antonio Floris e dal quintetto di Tullio De Piscopo (il celebre drummer napoletano riceverà il premio alla carriera per mano dell’associazione Event’s Partner). Il cantautore Alberto Sanna con alcuni brani del cd “Karalitana”, la pianista Stefania Tallini e il flautista Jorge Pardo, il sestetto guidato dal trombonista Mauro Ottolini e dalla cantante Vanessa Tagliabue saranno di scena il 13. Il trio della cantante Eleonora Strino e quello del pianista Alessandro Lanzoni a cui si aggiungerà Cafiso il 14. Il quartetto Mannutza-Ionata-Zeppetella-Mashin e quello di Fabrizio Bosso chiuderanno il festival domenica 15. Festival che avrà una coda il 21 alle 19 a Villa Binaghi con il piano solo di Federico Battista Melis incentrato sulla musica classica. Altri nomi che animeranno il jazzfest in una serie di iniziative collaterali saranno quelli di Ampelio Jose Melini, collezionista di radio d’epoca (quest’anno ricorre il centenario della prima trasmissione radiofonica in Italia avvenuta il 6 ottobre 1924), il ricercatore Andrea Polinelli, autore del libro “Gato Barbieri, una biografia dall’Italia tra jazz, pop e cinema”, il musicologo Enrico Merlin, Stefania Contini, guida naturalistica e ideatrice del trekking musicale sulla Sella del Diavolo che il 13 culminerà con il concerto del duo Gypsy, le incursioni sonore di Diego Greco, sassofono, Giovanni Alborghetti, cajon, venerdi e sabato sulla linea della metropolitana leggera Monserrato-Settimo San Pietro, l’associazione Botteghe in Piazza, promotrice il 13 e 14 dell’aperitivo in jazz Cin Cin Cannonau. E infine la pedalata jazz in collaborazione con la Fiab Cagliari, che il 15 mattina attraverserà la città per giungere al Lazzaretto.
(la foto in evidenza con Alessandro Lanzoni Trio feat. Francesco Cafiso è di Matteo Belardini)