Era il 6 marzo quando a Pau, piccolo centro della Marmilla che conta oggi poco meno di trecento abitanti, apriva le porte un museo unico in Europa dedicato all’ossidiana: oggi quel museo è entrato nella rete dei Sistema museale nazionale ed è diventato un’eccellenza del territorio, uno spazio prezioso che racconta il ruolo della Sardegna nel Mediterraneo antico grazie al suo oro nero, l’ossidiana del Monte Arci.
L’intuizione della straordinaria rilevanza dell’ossidiana, degli strumenti e delle professionalità che nacquero e si svilupparono nel Neolitico sardo grazie a questo materiale la dobbiamo a Carlo Luglié, studioso originario di Cuglieri scomparso nel 2023 che dedicò alla ricerca sull’ossidiana gran parte della sua attività: oggi il Museo di Pau con una cerimonia alla presenza della sindaca Alessia Valente è stato ufficialmente dedicato al suo fondatore con una mattina di approfondimenti e incontri a cui hanno partecipato Riccardo Locci della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Cagliari e Sud Sardegna, Ignazio Putzu, prorettore delegato per la didattica, welfare allo studente e università diffusa dell’Università degli Studi di Cagliari, le archeologhe Laura Fanti, direttrice del Museo dell’Ossidiana, Barbara Melosu curatrice del museo, Dalia Mallus responsabile dei servizi educativi e Giovanna Rizzo, responsabile della promozione culturale; durante la mattina si è parlato anche del presente e del futuro della gestione del museo con Giulia Balzano dell’associazione culturale Menabò e Alessandro Pistis di Orientare.
Carlo Luglié è stato professore ordinario di preistoria e protostoria di Scienze dell’Antichità, Dipartimento di Lettere; ha lavorato come archeologo a tantissimi scavi, in Sardegna e non solo, e curato la direzione e il coordinamento di diverse ricerche scientifiche; ha firmato tre monografie e oltre 130 articoli in riviste nazionali ed internazionali, opere collettive e atti di congressi. Era specializzato nell’archeologia del periodo neolitico e in particolare nelle tecnologie dei materiali; ha studiato le tecniche di estrazione, lavorazione e circolazione dell’ossidiana del Monte Arci contribuendo a ricostruire il ruolo della Sardegna nella rete commerciale e culturale legata alla sua diffusione in tutto il continente europeo. L’odierna intitolazione del Museo di Pau è il giusto riconoscimento a uno studioso che con dedizione, professionalità e passione ha contribuito alla conoscenza e divulgazione del passato della Sardegna.
