Ci sono immagini che non si dimenticano, voci che restano impresse nella memoria e suoni che trasformano il dolore in racconto. Lirica Ucraina, il nuovo lavoro di IOSONOUNCANE, è questo: una colonna sonora che non si limita ad accompagnare l’omonimo film documentario di Francesca Mannocchi, candidato ai David di Donatello, ma diventa un’esperienza musicale autonoma, capace di evocare le ferite di un conflitto ancora aperto.
L’album dell’artista sardo, al secolo Jacopo Incani, pubblicato lo scorso 21 febbraio dall’etichetta Numero Uno (Sony Music)/Tanca Records (Trovarobato), dopo “Berlinguer – La grande ambizione” rappresenta la seconda uscita e il settimo volume della serie Il suono attraversato, progetto in cui Incani raccoglie le sue composizioni realizzate negli ultimi anni per cinema, teatro e sonorizzazioni. Il documentario è stato trasmesso su La7 lo scorso 24 febbraio, nel terzo anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina.
Francesca Mannocchi, reporter di guerra tra le più autorevoli in Europa, ha raccontato negli anni diversi scenari di conflitto, dalla Libia al Libano, dall’Iraq all’Ucraina. Il suo documentario dedicato al conflitto in Ucraina prende forma nelle strade di Bucha, città segnata dal massacro, in cui la giornalista è entrata appena due giorni dopo la ritirata delle truppe russe. Qui, in uno scenario spettrale tra edifici distrutti e macerie, ha raccolto le testimonianze dei sopravvissuti, affidando ai loro volti e alla loro voce la memoria di ciò che è stato e il desiderio del ritorno alla vita dopo la devastazione della guerra.
Per dare un suono a questo racconto, IOSONOUNCANE ha composto, arrangiato e prodotto le musiche dell’album in totale libertà espressiva, senza vincoli narrativi imposti dalla regista. “Francesca mi ha coinvolto sin dall’inizio, quando ancora il progetto era solo un’idea”, racconta l’artista. “Non c’erano direttive precise, solo la possibilità di interpretare le immagini come le sentivo. Ho lavorato su sequenze organizzate per luce e colore, cercando un suono che potesse attraversarle.”
L’album si sviluppa in nove tracce in cui il sintetizzatore è protagonista, insieme a campionamenti, percussioni e frammenti vocali che emergono, distorti, come voci sepolte sotto le macerie. “La mia voce compare in due brani, ma è trasfigurata, come se attraversasse spazi infiniti di rovine metalliche prima di arrivare all’ascoltatore.” Non c’è un tema musicale dominante, ma un ritorno ciclico di sonorità frastagliate, ripetizioni e incastri ritmici che creano un’atmosfera sospesa, densa di tensione emotiva.
Il suono, nel lavoro di Incani, si fa racconto esso stesso, amplificando il peso delle immagini. A differenza delle musiche cinematografiche tradizionali non è subordinato al montaggio, ma vive autonomamente, come un’opera a sé stante. Lirica Ucraina non è solo una colonna sonora: è un album intenso e sperimentale che attraversando dolore, distruzione e speranza trasforma il suono in memoria e testimonianza.