Il lutto, l’omosessualità nascosta, l’assenza di dialogo, il rancore, la sofferenza mentale: sono questi gli ingredienti di “Nessuno resta solo”, il nuovo attesissimo romanzo dello scrittore sardo Alessandro De Roma da pochi giorni in libreria per Einaudi. Ingredienti che farebbero pensare a una trama angosciante con protagonisti affogati nel dolore. In realtà dentro il libro di De Roma, 50 anni, nato a Carbonia ma vissuto a Ghilarza e oggi insegnante di lettere a Sassari, c’è anche tanta speranza: quella di due persone che se pure lontanissime, separate da anni di rabbia e devastate dalla sofferenza si avvicinano ancora fino a costruire un rapporto di affetto rispettoso e discreto. Perché, come suggerisce il titolo, nessuno resta solo.

La vicenda, raccontata con una scrittura curatissima frutto di minuzioso lavoro di sintesi, è ambientata in Sardegna: è qui che vivono Guido Floris e suo figlio Antonio. Il primo è un professore universitario di storia, il secondo è un cuoco con tante ambizioni e una storia omosessuale tenuta nascosta. La vita di entrambi è segnata dal lutto: Guido perde sua moglie Lucia, Tonio vede morire il compagno, ma mentre per il padre mostrare il lutto è quasi liberatorio, per il figlio la sofferenza è una cosa privata che non può condividere se non con pochi amici.
“A proposito di omosessualità e pregiudizi – ci ha detto Alessandro De Roma, oggi al sesto romanzo dopo ‘Vita e morte di Ludovico Lauter’, ‘La fine dei giorni’, ‘Il primo passo nel bosco’ (Maestrale), ‘Quando tutto tace’ (Bompiani) e ‘La mia maledizione’ (Einaudi) – quando si vivono esperienze dolorose la difficoltà di accettazione, il clima di intolleranza generale nella società e ancor più all’interno delle famiglie sono ancora più pesanti da sopportare e più ingiuste. Ho immaginato questa storia pensando a cosa succederebbe se una persona vivesse un lutto personale così grave, come quello che vive Tonio nel romanzo, in una situazione di totale mancanza di dialogo in famiglia”. Un tema di grande attualità, dato che negli ultimi anni le battaglie sui diritti delle persone lgbt e in particolare il tema delle unioni civili e del matrimonio egualitario hanno conquistato un posto nell’agenda politica e nel dibattito pubblico. E le cronache recenti raccontano, purtroppo, ancora di coppie omosessuali costrette a vivere in segreto senza potersi mostrare pubblicamente. Pure nel momento del lutto, come accade al protagonista Tonio che sceglie di non partecipare al funerale del compagno per non mettere in imbarazzo la famiglia.

“Nessuno resta solo” è ambientato nell’Isola, tra Cagliari e San Leonardo di Siete Fuentes, incantevole frazione di Santu Lussurgiu immersa nel bosco: è un luogo ameno tra fonti naturali e tanto verde, che però di notte può trasformarsi in un posto minaccioso. Luoghi densi di ricordi per l’autore: “Non sono uno scrittore che sceglie l’autobiografismo come metodo di scrittura, ma per me è normale attingere alle mie esperienze personali: c’è una trasformazione e una maturazione dei ricordi che nella finzione letteraria diventano altro; ci sono alcuni riferimenti comuni per tutti, ma molti sono soltanto miei e posso coglierli solo io, per me è importante che ci sia una sorta di messaggio, di codice segreto dentro la storia, e questo mi aiuta a rendere la narrazione più viva e intensa”.
Una storia carica di dolore, ma anche di speranza. “Si, credo anche io che sia una storia di speranza: si sente la nostalgia di possibilità non espresse, di quanto in fondo potrebbe essere facile dialogare se riuscissimo a guardare il mondo con gli occhi degli altri”.