“Mi manca stare su un palcoscenico. Mi manca portare in scena i miei personaggi, sentire il pubblico che si diverte. Mi manca come l’aria”. Jacopo Cullin, attore cagliaritano, 39 anni di cui 17 passati sulle scene (teatrali, televisive, cinematografiche) inizia a sentire il peso di un anno lontano dal pubblico. E’ di oggi la notizia che il nuovo tour di ‘Inutile a dire’, lo spettacolo che dopo il sold out in alcune date isolane era stato fermato dall’emergenza sanitaria, è stato ancora rinviato all’anno prossimo. “Con la speranza di anticiparlo, se la situazione lo permetterà: le persone hanno voglia di svagarsi e ridere, e anche io non vedo l’ora di risalire su un palco”. Non sono stati mesi di inattività, pure con i teatri chiusi: nell’estate 2020 Jacopo è volato in Puglia per girare i quattro episodi di “Le indagini di Lolita Lobosco”, serie tv trasmessa poche settimane fa su Rai Uno dove ha interpretato il poliziotto Lello Esposito. E da poco si è cimentato con la lettura di un audiolibro, “Torpedone trapiantati” di Francesco Abate per Audible.
“Quella dell’audiolibro è stata un’esperienza bellissima – ci ha raccontato in una chiacchierata al telefono – all’inizio non ero convinto, credevo di non essere in grado. E invece sono rimasto soddisfatto e con me pure Audible. Era la prima volta che mi avvicinavo al mondo degli audiolibri, anche se in realtà da piccolo ho ascoltato per anni la cassetta de Il Libro della Giungla. Se ne farò altri? Credo di sì”.
E dunque ecco un’altra voce tra le tante esperienze di Jacopo Cullin, che dopo le faticose estati come animatore turistico e dopo una fortunata stagione in tv su Videolina con la compagnia Lapola, a 23 anni ha deciso di fare sul serio e si è trasferito a Roma per studiare recitazione. Pochi anni dopo i primi ingaggi, le prime serie tv. Nove anni fa il regista Paolo Zucca lo ha voluto nel film “L’arbitro”, poi sono arrivati “La buca” di Daniele Ciprì, “Bianco di Babbudoiu” di Igor Biddau, “La stoffa dei sogni” di Gianfranco Cabiddu e “L’uomo che comprò la luna”, ancora di Zucca. In mezzo, fiction, cortometraggi, spettacoli teatrali.
“In questi anni ho incontrato tanti professionisti tutti molto generosi con me. Stefano Accorsi conosciuto sul set di ‘L’arbitro’ è una persona sorprendentemente simpatica a cui piace ridere e scherzare, mentre lavorare con Ennio Fantastichini in ‘La stoffa dei sogni’ è stata una delle esperienze più importanti, mi ha mostrato come un grande attore dia sempre il massimo con tutti. Il più divertente? Benito Urgu, non si spegne mai, ha una forza incredibile. Quando abbiamo lavorato insieme capitava di fare colazione prestissimo, e anche alle cinque del mattino se gli chiedevo ‘Benito, mi fai Falcao?’ lui mi accontentava e imitava Falcao. E la giornata iniziava così, ridendo”.
Tra i tanti impegni di lavoro Cullin è sempre molto attento anche a quanto ci circonda. E spesso sfrutta la sua visibiltà per lanciare messaggi importanti: ha girato due spot per Special Olympics, l’associazione per lo sport delle persone con disabilità, ha fatto da testimonial per la donazione del sangue, ha contribuito a raccolte fondi di solidarietà. E spesso dai suoi seguitissimi profili social prende posizioni chiare su temi di attualità. Come la recente ipotesi sul deposito di scorie nucleari in Sardegna: “In certi casi è importante dare la propria opinione, non come artista ma come semplice cittadino, anche se purtroppo quando parlo di cose serie molti mi invitano a tornare a fare il mio mestiere e far ridere, come se esprimersi non fosse un diritto di tutti. Nel caso delle scorie nucleari ho sentito proprio il bisogno di dire la mia. Cerco comunque di usare un linguaggio pacato, sempre più spesso si vedono toni aggressivi, non c’è dialogo e non c’è ascolto. Invece mostrare una alternativa, un modo di esprimersi composto è un dovere per una persona che ha visibilità”.
E a proposito di visibilità, gli chiediamo se ogni tanto desidera essere invisibile.
“E’ vero, quando vado in giro capita che mi fermino e mi facciano le battute dei miei personaggi. Fa parte del mio mestiere, e se qualcuno mi dice “ehhh lo fa” è un modo per dirmi grazie, mi hai fatto ridere, lo apprezzo. Sento un grande affetto, è come avere una grande famiglia. Se vorrei essere invisibile? Quando ho voglia di stare solo mi allontano da tutto e vado dove non troverò nessuno e posso stare in silenzio”.
Cinema, fiction, cabaret, teatro, e ora un audiolibro. Cosa manca nel curriculum di Jacopo Cullin?
“Un film tutto mio. E un romanzo, forse”.
(La foto di copertina è di Duccio Giordano)