Sabato 14 settembre è andato in scena alla Fiera di Cagliari l’ultimo atto della tournée dei Marlene Kuntz che hanno festeggiato quest’anno i trent’anni dall’uscita di ‘Catartica’, il loro album d’esordio. L’evento, organizzato dalla Vox Day diretta da Davide Cattinari, ha richiamato all’Arena Grandi Eventi gli aficionados di una stagione irripetibile della musica alternativa italiana, quella dei Novanta, per condividere assieme alla band di Cristiano Godano la memoria di un disco che, assieme a pochi altri, è diventato uno dei suoi simboli più iconografici. Non siamo voluti mancare all’appuntamento e vi raccontiamo come è andata.
Festa doveva essere e festa è stata. Non una festa mesta, come recita una delle canzoni più popolari della band cuneese, ma un emozionante meeting di uomini e donne reduci della vulgata che a suon di chitarre distorte caratterizzò il decennio che vide affermarsi gruppi come Timoria, Afterhours, Ritmo Tribale e tante altre compagini che ebbero modo di uscire dal sottosuolo sonoro dove erano state relegate prima del successo planetario dei Nirvana. I Marlene Kuntz, fulminati sulla via di Damasco dai Sonic Youth, furono allora uno dei progetti più interessanti e credibili, con tre dischi – ‘Catartica’, ‘Il Vile’ e Ho ucciso Paranoia’– che in quel convulso finale di millennio diedero una scossa imponente alla scena nazionale.
Il concerto di sabato scorso, aperto dagli Araxi, band locale che mescola alternative rock, stoner e shoegaze, è stato un viaggio in quei tre dischi che non ha deluso le aspettative. Sin dalle prime note di ‘Trasudamerica’ la band ha lasciato intendere che l’energia che aveva caratterizzato i suoi primi lavori sarebbe stata la fragorosa cifra sonora della fresca notte cagliaritana. Oltre a Cristiano Godano, front-man e paroliere del gruppo e a Riccardo Tesio alla chitarra sin dalla sua fondazione nel lontano 1989, sul palco della fiera hanno suonato Luca “Lagash” Saporiti al basso, il polistrumentista Davide “Perdurabo” Arneodo, e Sergio Carnevale, ex batterista dei Bluvertigo che ha prestato il suo drumming a diversi artisti italiani fra i quali spiccano Baustelle e Max Gazzè.
C’era da commemorare il trentennale di ‘Catartica’ e così è stato, con ‘Gioia(che mi do)’, ‘Fuoco su di Te’ e ‘Canzone di Domani’ a fare da apripista. In scaletta hanno trovato spazio anche ‘L’Agguato‘ da ‘Il Vile’ del 1996 e ‘Lamento dello Sbronzo‘, ‘Infinità’ e ‘Ineluttabile’ da ‘Ho ucciso paranoia’ del 1999, tutte canzoni registrate e suonate per quasi tre decadi dal compianto Luca Bergia, batterista e co-fondatore del gruppo scomparso nel marzo dello scorso anno, ricordato dal commosso saluto di Cristiano Godano. ‘Catartica’, primo album sfornato dal fu Consorzio Produttori Indipendenti sotto la supervisione di Gianni Maroccolo, ha continuato a farla da padrona con ‘Mala Mela’ e ‘1°2°3°‘ prima del gran finale con le canzoni che hanno fatto la fortuna di questo disco epocale: ‘Lieve’, della quale s’innamorò perdutamente Giovanni Lindo Ferretti che la volle in scaletta con i suoi C.S.I e fini nell’album dal vivo ‘In Quiete’, ‘Festa Mesta‘, “con la musica magnificamente Sonic Youth“, così l’avrebbe definita Cristiano Godano nel libro ‘Nuotando nell’aria – Dietro 35 canzoni dei Marlene Kuntz’ (La Nave di Teseo edizioni 2019), aggiungendo: “Ho sempre dichiarato il mio amore per loro, e ho sempre detto che ci ispiravano tantissimo, senza nessun timore per eventuali accuse: era ( ed è) un amore talmente puro e disinteressato, da fregarsene delle male lingue.” La successiva ‘Sonica’ conferma l’assunto precedente, dove il verbo sonoro di Thurston Moore esce forse ancora più prepotente, in quello che in qualche modo è diventato il brano manifesto dei Marlene Kuntz, forse troppo, visto che per un certo periodo la band decise di metterlo fuori scaletta. Un abbraccio collettivo accoglie infine ‘Nuotando nell’aria’, la ballad che ha visto struggersi fra le lacrime le ragazze e i ragazzi che negli anni Novanta, in quel raccontare l’assenza affettiva, trovavano ristoro e poesia.
I bis sono il canto del cigno del tour dei Marlene Kuntz, che al termine di un concerto carico di emozione e adrenalina, come si converrebbe a una band di ventenni, hanno realmente ricreato, anche se solo per un’ora e mezza, la magia “degli anni andati ormai”. Tre colpi di pistola finali, uno per disco, e Godano e soci si congedano dal pubblico cagliaritano, ‘Come stavamo ieri,’ Ape Regina’ e il rigurgito dell’onda di parole di ‘M.K‘ sono la mitragliata finale di una serata da ricordare. Con ‘l’Odio Migliore e ‘L’Esangue Debora’ forse la serata sarebbe stata ancora più intensa, ma tant’è, per dirla con Flavio Oreglio, il momento è stato veramente catartico, il Vile ha ucciso paranoia, la sua concubina e il pubblico è svenuto lievemente, prima di tornare a perdersi, “in fondo all’immobile” di una fresca notte di fine estate.