Pier Paolo Murgioni, di Quartu sant’Elena, classe 1971, ha vinto l’Oscar. Niente tappeto rosso per lui, ma una distesa di sabbia dato che l’oscar tra le sue mani è quello che la Federazione Italiana di Pallavolo (FIPAV) gli ha consegnato per i suoi meriti come migliore supervisore tecnico per il beach volley.
È da qualche anno che la FIPAV ha istituito una serie di premi a sottolineare le eccellenze del volley nostrano, tra cui personalità come Paolo Tofoli e Luca Sartoretti. Quest’anno, per festeggiare i 40 anni dal primo torneo di beach volley, sono stati assegnati i premi per questo sport che ha raggiunto vette di qualità altissime. Il Fantini club di Cervia è stato il teatro ideale per le celebrazioni, dato che il primo torneo italiano è stato fatto proprio qui.
“Inutile dirti che sono molto felice, ma ci tengo a precisare che i premi sono stati tanti: agli atleti e alle atlete, agli esordienti che si son distinti, al miglior arbitro (Davide Crescentini), alla migliore allenatrice (Caterina de Marinis) – ci ha detto Murgioni – e poi c’è il supervisore tecnico…che sarei io”.
Pier Paolo Murgioni è il primo sardo ad aver ottenuto questo riconoscimento ed è anche il primo ad aver ricoperto questo ruolo strategico nel mondo del beach volley. È stato nominato nel 2000, nel 2008 è stato assegnato alla nazionale, nel 2011 si è occupato del beach internazionale. Per lui tanti traguardi: finali di world tour, europei, coppe Italia, finali europee juniores e seniores. “Il beach è cresciuto moltissimo come movimento amatoriale. In Sardegna, vista la condizione di isolani, siamo pochini, e in genere chi gioca a beach lo fa soprattutto nei mesi estivi mentre in inverno pratica la pallavolo – prosegue Murgioni – diciamo che giocatori e giocatrici si dividono tra questi due sport”.
Murgioni è stato un animatore fondamentale per questo movimento e uno strenuo sostenitore della necessità di aumentare gli spazi dove poter praticare, per creare opportunità e coltivare talenti: “In tal senso lavorerò con la Federazione anche per rispondere a queste necessità”.
Il campionato italiano è senza ombra di dubbio quello con maggiore qualità. I migliori allenatori sono italiani e con il Club Italia ogni anno vengono selezionati nuovi talenti, l’oro olimpico della nazionale femminile ne è una prova. “Noi alleniamo anche l’intelligenza, l’organizzazione, sembra strano riferito agli italiani che hanno fama di essere poco organizzati – continua Murgioni – eppure i risultati parlano chiaro. Le altre nazioni non hanno questo bagaglio tecnico, badano più alla prestanza fisica e quindi noi siamo sempre lì in vetta, competitivi”.
Volley e beach volley sono cugini da un punto di vista tecnico, fratelli da quello empatico. Molto si basa sull’intesa in campo e nel caso del beach la responsabilità è enorme, tanto che, pur se giocato in due, è considerato uno sport individuale data la pressione esercitata sui singoli giocatori. Non è un caso che siano sport scelti dalle grandi aziende nei ritiri del personale per fare team building. Sono entrambi sport che condividono valori sani: divertimento, rispetto dei compagni e dell’avversario, collaborazione, e vale anche per i tifosi dato che mai si sono registrati incidenti o scontri nei palazzetti del volley o nelle arene di beach.
“Hanno valori comuni, sono sport di scambio, i passaggi della palla tra giocatori sono obbligatori e il divertimento è alla base di tutto. Nel caso del beach – dice Murgioni – anche il contorno, in genere belle spiagge o arene scaldate dalla luce naturale del sole, invita a godersi la vita con serenità”.
Le Olimpiadi ci hanno regalato molti esempi di savoir faire e di empatia, uno di questi è la fotografia che vede stretti in un abbraccio commosso Ran Takahashi e Gianluca Galassi, subito dopo la sconfitta del Giappone in vantaggio due set a zero sull’Italia. Un’Italia che non ha mollato e che ha saputo capovolgere un incontro che è già storia.
“È l’esempio perfetto di quello che stiamo dicendo – conferma Murgioni – il valore dell’avversario e delle persone è fondamentale. Ma ti racconto un altro aneddoto molto divertente e significativo proprio delle Olimpiadi di Parigi. C’è stato un diverbio un po’ acceso tra le giocatrici canadesi e le brasiliane per un presunto tocco a rete. Lo speaker ha ben pensato di diffondere dagli altoparlanti “Imagine” di John Lennon e la tensione si è risolta immediatamente con una risata generale. Questo è lo spirito del beach volley”.
La foto di anteprima è di Conny Kurt