“Noi rom e sinti siamo come i fiori di questa terra: ci possono calpestare, ci possono eradicare, gassare, ci possono bruciare, ci possono ammazzare, ma come i fiori noi torniamo comunque, sempre.”
Karl Stojka
Una tre giorni di incontri intensi e appassionati all’interno di scuole e centri culturali per diffondere la storia delle comunità rom e sinti, accompagnandola a tanta buona musica, hanno caratterizzato l’ultima visita in Sardegna del musicista e studioso di fama internazionale Santino Spinelli, ambasciatore dell’arte e della cultura romanì nel mondo, all’interno dell’iniziativa “Il popolo Rom – Storia, musica e memoria”, che si è svolta tra i comuni di Cagliari, Monserrato e Selargius dal 7 al 9 febbraio.
La manifestazione, realizzata per volere della FICC – Federazione Italiana dei Circoli del Cinema, dell’Anpi, della Cineteca Sarda – Società Umanitaria e dell’Issasco con il sostegno del Comune di Cagliari e di Buon Compleanno Faber, prevedeva la partecipazione di Spinelli a varie iniziative di carattere didattico, con il coinvolgimento di alcune scuole cagliaritane, l’incontro con i volontari dell’ASCE al Mercatino Solidale di Selargius e il concerto dell’Alexian Group (in cui suona la fisarmonica) al Sirio Sardegna Teatro di Monserrato, con annessa visita al campo rom.
Spinelli è docente di Storia, lingua e cultura romanì all’Università “La Sapienza” di Roma ed è vicepresidente della International Romanì Union, la prima associazione mondiale dei rom riconosciuta dall’Onu, cui è stato conferito lo status consultivo speciale. La sua poesia “Auschwitz” è stata scelta per essere impressa nel memoriale berlinese dedicato al Samudaripen, l’Olocausto dei rom e dei sinti.
“Ci sono personaggi famosissimi appartenuti alle comunità rom e sinti come Charlie Chaplin, Elvis Presley o Rita Hayworth, ma pochi lo sanno! – dichiara Spinelli – Eppure sono personalità che hanno dato tanto al mondo artistico e ancora adesso ce ne sono tanti che si sono distinti nelle arti e nelle professioni, ma il pregiudizio che ci portiamo dietro è tale che questo aspetto non si conosce. Io cerco quindi di diffondere i valori della cultura romanì nelle scuole e nelle istituzioni perché solo facendoci conoscere dal punto di vista storico, culturale e linguistico possiamo combattere gli stereotipi e i pregiudizi su di noi”, aggiunge. Impegno profuso anche attraverso le sue opere letterarie, come “I Rom e la musica. Dal folklore all’etnosinfonismo“, e musicali, col CD “Romanò etno sinfonikano drom” di e con Santino Spinelli, contrastando così i fenomeni di antiziganismo.
Il suo arrivo in Sardegna è di poco posteriore alle celebrazioni per la Giornata della memoria, da cui “gli appartenenti alle comunità rom e sinti sono stati per molto tempo esclusi, e questo nonostante i 500 mila membri uccisi nell’Europa occupata dai nazisti, sui 700 mila presenti nel continente in quel periodo”, ha precisato Spinelli.
La sua visita è infatti funzionale a sviluppare una riflessione sul Samudaripen (letteralmente: “tutti morti”) più noto come Porrajamos (“grande divoramento”), parole che in lingua romanes indicano il genocidio di rom e sinti avvenuto durante la Seconda guerra mondiale, e a lungo taciuto. “Di fatto, un processo di rimozione storica che ha permesso che gli stessi stereotipi razzisti arrivassero fino a noi e che ha impedito di riconoscere i meriti del loro essere stati forze partigiane, offrendo un importante contributo per la Liberazione e distinguendosi nel tentativo di bloccare la macchina della morte di Auschwitz con quella che è passata alla storia come ‘rivolta dello Zigeunerlager‘, l’unica ribellione allo sterminio in un lager nazista”, ha inoltre dichiarato Spinelli.
Pagine nere di storia di un popolo da sempre oppresso. Oggigiorno ancora vittima di manifeste esclusioni dalla vita sociale. In pochi sanno che il termine “zingaro”, giunto fino a noi, deriva da “zigeuner”, una parola tedesca, di matrice nazista. Era con l’iniziale di questo termine che i nazisti facevano precedere il numero di matricola che imprimevano sulla pelle degli appartenenti alle comunità rom e sinti al loro ingresso nei campi di concentramento.
“Bisognerebbe riflettere sull’opportunità di conservare una parola di questo tipo come paradigma lessicale di un popolo, date le sue origini, per indicare una comunità vastissima che peraltro non l’ha scelta e che è sempre stata riempita di significati negativi, persino dispregiativi”, osserva Luca Bravi, docente di Storia sociale all’Università di Firenze, in libreria con “Lacio Drom. Storia delle classi speciali per zingari” (Edizioni Anicia, 2024) (Martina Taris ne aveva scritto qui). Scritto a quattro mani con Eva Rizzin, il libro racconta la vergogna delle classi differenziali istituite nelle scuole statali italiane tra il 1965 il 1982, quando i bambini e le bambine rom e sinti venivano inseriti in un processo di scolarizzazione differente, in cui trascorrevano molto tempo a giocare perché considerati incapaci di imparare, per una ‘nuova’ segregazione contemporanea legalizzata.
L’ambasciatore della cultura romanì non ha dubbi sul futuro: “L’obiettivo verso cui tendere è che la minoranza rom e sinti venga presto riconosciuta, anche linguisticamente, garantendole l’accesso alle istituzioni democratiche e riconoscendo ai suoi membri migliori condizioni di vita affinché possa finalmente scriversi una nuova pagina di storia fatta di rispetto, diritti e civiltà”.