Sarà il weekend olandese al Grauzone, sarà una particolare sensibilità che mi porto appresso da decenni, sarà che comunque di materiale di cui scrivere ce n’è sempre – basti pensare anche alla scorse settimane, ovvero qua – ma alla fine ricado sovente e di nuovo in queste sonorità, “così intense”, cit.
E questa volta è il turno del duo di Zurigo Veil of Light, attivi ormai da un decennio con un cassaforte ormai di sei album – compreso questo – e svariati singoli apripista e / o stand alone.
‘Hymns Of Faith And Trust’ è la loro fatica super recente il cui alone non più molto Cold Wave si mischia ad una cover quasi a là ‘Spirit Of Eden’ senza logicamente scalfirne il candore ma nemmeno sfigurando tra le uscite di settore e portando tra i loro affreschi una ventata più soft e pop assolutamente apprezzabile dopo le prime uscite molto più dure, metalliche e fredde, come dei Boytronic molto più cattivi che ora invece, complice un suggerimento del titolo, si rivela più carezzevole, quasi come si fossero trasformati in moderni Depeche Mode o soprattutto Pet Shop Boys (mi prendo le dovute distanze da ogni paragone vero e mi riferisco solo ad aloni su specchi che chissà cosa hanno visto, ndA).
Una bella uscita che non potrà non avere una minima eco ma che, come al solito, rischia di rimanere un po’ isolata in un campo un po’ inflazionato ultimamente.
Felice di sbagliare.
Cosa ascoltare a palla: ‘A Confession’ , roba che sembra uscire dal 1985 che non risparmia qualche lacrimone
Cosa lasciare a terra: niente, l’ album scorre bene anche perché breve nei suoi trentasette minuti per dieci canzoni.
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