La miniera di Sos Enattos, nel comune di Lula, è candidata in Italia a ospitare l’Einstein Telescope, l’interferometro di terza generazione destinato alla cattura le onde gravitazionali di bassa frequenza. La sua sensibilità è valutata dieci volte superiore a quella degli interferometri attuali e consentirà di avere informazioni sulla materia oscura, il 95% del cosmo a noi attualmente sconosciuto.
L’Eistein Telescope è un progetto ambizioso il cui solo studio di fattibilità ha un costo di 63 milioni di euro di cui 13 garantiti dalla Regione Sardegna mentre per la sua realizzazione è necessario oltre un miliardo all’anno di euro. In base ad una pubblicazione dell’Università di Sassari del 2020, la sua implementazione dovrebbe portare, nell’arco dei nove anni della sua costruzione, alla creazione di un totale di circa 36 mila impieghi con un incremento della produzione totale di circa 4 milioni di euro. Questi dati devono essere valutati come ricaduta a livello nazionale.
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Abbiamo parlato dell’impatto ambientale del progetto con Gaetano Ranieri, professore ordinario emerito di Geofisica applicata presso la Facoltà di Ingegneria e Architettura, prima al Politecnico di Torino e poi all’Università di Cagliari. E’ uno dei padri fondatori dell’ingegneria ambientale con una grande esperienza didattica e di ricerca.

L’Einstein Telescope, per sua natura, richiede una zona di installazione a bassissimo “disturbo sismico” se non direttamente esente. Sos Enattos si trova in prossimità della faglia di Posada che ad aprile del 2000 ha prodotto fenomeni sismici valutati fino a 4,8 gradi di magnitudo. Quanto avvenuto può essere compatibile con le esigenze di silenzio sismico per l’ET?
L’evento sismico a cui fa riferimento appartiene allo scudo toscano. La Sardegna dal punto di visto sismico è classificata zona 4 in cui il livello di sismicità è basso. Inoltre, in Italia, per legge, determinati edifici come scuole, ospedali, caserme, musei, uffici della pubblica amministrazione, prefetture devono essere costruite in modo che siano antisismiche. Sos Enattos è, in Italia, il sito con le migliori caratteristiche dal punto di vista del silenzio sismico. E’ un’area “silenziosa” in assoluto. E non solo sotto l’aspetto sismico. Comunque nulla deve essere sottovalutato negli studi che dovranno essere effettuati attraverso l’ET.
Gli scavi verranno effettuati a 200 metri di profondità; in base a uno studio dell’Università di Sassari pubblicato nel 2020 si dovrebbero generare un volume di detriti pari a circa 5 milioni di metri cubi. La metà dovrebbe essere utilizzati per la costruzione di strade di accesso al sito e ai tunnel. La parte rimanente si suppone vendibile sul mercato o utilizzabile per il ripristino di circa 13 cave inattive fra Buddusò, Alà dei Sardi e Siniscola. Si tratta di un’ipotesi sostenibile dal punto di vita tecnico e ambientale?
L’Einstein Telescope è un progetto ambizioso che può essere assimilabile al ponte sullo stretto di Messina. Il ponte è una via costruita in aria mentre l’ET è una via pensata nel sottosuolo con costi di realizzazione più elevati rispetto a quelli del ponte. La sua costruzione comporta il superamento di difficoltà sotto diversi aspetti. Si pensi, in primo luogo, agli scavi per la creazione delle 3 gallerie di 10+10 chilometri ciascuna, con una sezione di 50 metri quadrati di tre volumi vuoti per ospitare l’interferometro, di 105mila metri cubi ciascuno, e i pozzi. Per scavare in parallelo a 200 metri di profondità su una roccia che è tra le più compatte e antiche che esistano (micascisti, granati, marmi, gneiss, filladi) dovranno essere utilizzati perforatori molto sofisticati, come il jumbo con la testa diamantata, o tonnellate di esplosivi. Si potrebbero verificare delle instabilità nell’ammasso roccioso. Il secondo ordine di difficoltà è in relazione alla allocazione di circa 10 milioni di tonnellate di materiale di risulta: i detriti dovranno essere portati in superficie tramite ascensori, caricati con delle pale sui camion e trasportati per la loro allocazione su una strada creata appositamente per il loro passaggio in modo da evitare di intasare quella per Lula. Il rischio è che le operazioni di scavo e quelle di trasporto protratte per il tempo di costruzione, oltre ai costi elevatissimi, potrebbero compromettere l’area molto seriamente da un punto di vista ambientale e forse anche la pazienza degli abitanti, che devono essere comunque informati. Riguardo al conferimento nelle cave, si tratta di cave di marmo pregiato che non possono accogliere detriti di questo tipo che, però, potrebbero essere utilizzati come sottofondo stradale o per opere di sostegno di terreni.
Uno dei motivi per cui si auspica la costruzione dell’ET è la creazione di posti di lavoro. Cosa pensa al riguardo?
Come sostiene la ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone, ci sarà l’opportunità di nuovi impieghi. Il livello di occupazione più alto sarà concentrato nei primi 10 anni in cui verranno assunti minatori, camionisti e muratori. Sono lavori con un basso valore aggiunto che va posto in relazione con l’ammontare degli investimenti impiegati e l’impatto ambientale. Nei successivi 30 anni, periodo di attività dell’interferometro, qualcuno verrà assunto per ruoli amministrativi e nel settore dell’ospitalità ci sarà la domanda alberghi e qualche ristoranti. I ricercatori verranno per la maggior parte da fuori. Si tratterrà di 30 – 50 presenze al giorno di studiosi che con le loro famiglie possono arrivare a un centinaio presenze.
E’ importante sottolineare che, durante il periodo di attività dell’interferometro, i ricercatori dovranno limitare gli spostamenti e così dovranno fare gli abitanti del posto. La loro attività subirà limitazioni. L’interferometro è uno strumento sofisticatissimo che per captare la minima onda gravitazionale necessita di un “disturbo” di fondo molto basso o ancora meglio nullo.
Il massiccio del Monte Albo è di natura calcarea e come tale è sede di fenomeni di infiltrazione delle acque piovane. Gli scavi potrebbero determinare infiltrazioni d’acqua?
Non dovrebbero sorgere problemi. Per essere sicuri, però, è fondamentale eseguire lo studio sismico in tre dimensioni. Una TAC del terreno (tomografia) per valutare quanto il calcare si protende verso il basso e capire se e dove è presente dell’acqua. In questo modo le gallerie possono essere scavate in sicurezza rispettando tutti gli elementi presenti nel sottosuolo. E’ importante tener conto del fatto che le acque sotterranee sono un fattore di stabilità del sottosuolo, soprattutto, quando si tratta di grandi riserve d’acqua come nel caso di Monte Albo.
Il sito di Sos Enattos è limitrofo al distretto estrattivo di Orosei che rappresenta la terza voce dell’export della Sardegna. Le attività di cava sono compatibili con l’operatività dell’Einstein Telescope?
Le attività di cava non sono compatibili con nessuna attività, ma se attuate in modo attento possono non produrre un rumore “impattante”. Oggi tagli con water jet sono controllabili facilmente.
In conclusione, lei considera il progetto ET efficace?
L’Einstein Telescope affascina e nello stesso tempo spaventa per il fine che si propone: avvicinarsi al momento della nascita dell’Universo! E inorgoglisce perché in Sardegna, più che altrove, si ha la possibilità di ascoltare un segnale, meno di un sussurro chilometri lontano, che possa rompere quel silenzio che sa di Divino. Che bello sarebbe se accanto all’ET, costoso come nessuna altra opera fatta in Sardegna ci fosse, finalmente, una pari attenzione per conservare questo Paradiso, la sua gente, la sua storia, i suoi monumenti, le sue tradizioni, i suoi Saperi. Non sarebbe, forse, più semplice e meno oneroso creare opportunità di lavoro più stabili investendo sulla promozione del territorio facendo riferimento alla sua vocazione agro-pastorale, le bellezze naturalistiche, e come suggerisco, lo stesso silenzio?