C’è la tragica storia di Pippa Bacca, artista milanese barbaramente uccisa nel 2008 durante un viaggio in Turchia. Quella di Cloe Bianco, insegnante transgender veneta che scelse il suicidio dopo essere stata sospesa dall’insegnamento. Quella di Andrea, ammazzata a bastonate a Roma. Vite spezzate dall’ignoranza e dall’odio, persone invisibili alla società che conquistano una sciagurata notorietà solo con la loro tragedia: a loro è dedicato “Bella cantendi“, nuovo album del cantautore cagliaritano Andrea Andrillo appena pubblicato per Radici Music.
“‘Bella cantendi’ affonda le sue radici nel 2014 – svela Andrillo nel libretto che accompagna il cd – nel momento in cui mi capitò di leggere per caso su un quotidiano la storia di Andrea, giovane trans colombiana uccisa a Roma. A dire il vero il brutale assassinio, rimasto impunito, risaliva addirittura a un anno prima, ma io per tutti quei mesi non ne avevi mai saputo nulla. Così mi venne spontaneo interrogarmi su cosa ci è dato conoscere della vita di una infinità di persone. Se non fosse stata assassinata, avrei mai saputo che Andrea fosse vissuta?”. Nasce così il lavoro, anticipato dal delicato singolo omonimo uscito pochi mesi fa, che da finalmente voce alle persone che durante la loro vita una voce non l’hanno avuta, oscurata dall’omofobia, dalla misoginia, dall’odio che una certa parte della nostra società riserva a chi non vive secondo un modello definito. Persone trans soprattutto, escluse ed emarginate anche dalle loro stesse comunità. Andrea Andrillo, da sempre sensibile al tema dei diritti umani, ha scelto così di cantare per loro, di ricordare la morte ma soprattutto celebrarne la vita perché finalmente non ci siano più invisibili.
L’uscita di “Bella cantendi” è accompagnata dal video “My body is a cage“, una rivisitazione del brano di Arcade Fire con voce e chitarra di Andrillo e la collaborazione di Carmelo Pipitone (che firma anche la produzione insieme a Michele Palmas) alle chitarre elettriche, arrangiamenti ed effetti sonori. Il video, con la regia di Federico Branca, è interpretato da Joe Perrino, un uomo che si guarda allo specchio in solitudine e vede le sue due identità insieme. L’album, concepito attorno al tema della violenza e della discriminazione, è in realtà una raccolta creata grazie al contributo di artisti diversi: Brigata Stirner che firma il brano “Parlami d’amore”, Pier Paolo Liori che suona la fisarmonica in “Morning” su una poesia di William Blake, Giacomo Deiana in “Tutto tramonta”, Silvano Lobina al basso in “Forse sognare”, Carmelo Pipitone che oltre a “My body is a cage” ha suonato anche in altri brani del disco. “Le tracce – sottolinea ancora Andrillo – sono altrettante stazioni di un sentiero virtuale, mappe di suoni che dal buio più assoluto portano pian piano verso una luce tanto desiderata quanto più si è subita la condnna di dover vivere e morire nell’ombra”. A impreziosire ulteriormente il lavoro, l’artwork firmato da Alessandra Garau (ne abbiamo parlato qui) e Giovanni Coda, e la scelta di destinare parte del ricavato delle vendite a Lila Cagliari e le sue campagne di lotta contro l’Hiv.
La foto in evidenza è di Gianfilippo Masserano