Abbiamo centinaia di siti archeologici chiusi, monumenti da restaurare, gestioni meno che precarie, un’infinità di reperti ancora da studiare nei depositi di Università e Soprintendenze eppure abbiamo speso un milione di euro per un solo evento dedicato all’archeologia sarda. E’ il paradosso di “Archeologika”, manifestazione organizzata nella sua seconda edizione dalla Fondazione Mont’e Prama e ospitata a Cagliari, negli spazi della Passeggiata Coperta, tra 14 e 16 ottobre 2022 che secondo le notizie pubblicate pochi giorni fa dal quotidiano L’Unione Sarda (e riprese oggi da Il Fatto Quotidiano) avrebbe avuto un costo di 1.007.248 euro. E’ giusto che, mentre mondo della cultura soffre, si spendano tutti questi soldi per un evento solo?
Se lo chiedono gli amministratori, le persone che lavorano nel sistema culturale isolano e conoscono bene le carenze del settore, con finanziamenti inesistenti e risorse insufficienti per gestire e valorizzare l’intero, immenso patrimonio della Sardegna.
Sulle spese che la Fondazione ha sostenuto per l’organizzazione di Archeologika su mandato dell’assessorato al Turismo della Regione Sardegna sicuramente leggeremo ancora nei prossimi giorni, considerato anche che il Consiglio regionale ha appena dotato la Fondazione Mont’e Prama di un nuovo finanziamento da 900 mila euro per le attività del 2023. Su Nemesis Magazine, sin dalla sua nascita, abbiamo deciso di non ospitare notizie, opinioni e fatti di carattere politico che meritano sedi e contesti diversi da un giornale di cultura. Tuttavia qui si parla di scelte precise che riguardano proprio la visione del nostro patrimonio e il modo con cui chi ci amministra ha scelto di gestirlo. L’idea di riservare un budget così imponente per un unico evento di tre giorni è il modo giusto di promuovere la cultura e l’archeologia sarda? Se anche ci sono stati in programma dibattiti e incontri con ospiti di rilievo (tra i nomi in calendario, il direttore del Centro di Conservazione archeologica di Roma Roberto Nardi che ha curato il grande restauro delle statue di Mont’e Prama, Piero Pruneti e Andreas Steiner, direttori delle riviste Archeologia Viva e Archeo) è possibile spendere un milione di euro tra allestimento, stampe, educational tour, vitto, alloggio e viaggi?
Un altro dubbio, poi, riguarda l‘impatto di operazioni del genere sul patrimonio archeologico sardo nella sua complessità: l’investimento nella ricerca e valorizzazione meriterebbe programmazione, piani lungimiranti e coerenti, più rigore scientifico e meno scenografie. E certamente non basteranno i 33 milioni stanziati nella finanziaria regionale 2023 per i siti nuragici, da suddividere in quattro anni e per tutti i comuni sardi. Allo stesso tempo le somme che la Regione Sardegna sta spendendo per portare una delle sculture di Mont’e Prama in giro per il mondo, con tutti i rischi che uno spostamento simile comporta per la sicurezza del manufatto, rispondono a una visione ormai superata del “tesoro” da mettere in mostra completamente slegato dal suo contesto.
Crediamo che la spettacolarizzazione e mitizzazione delle antichità non sia proprio la strada vincente. A meno che non si voglia considerare l’archeologia sarda soltanto come una bella immagine da cartolina per attirare i turisti.
La foto in evidenza è di M4rvin