Lo chiamano il “santo venuto dal mare”, Antioco; la sua storia, universale, assomiglia a quella di tanti e tante migranti. In Sardegna, scappando dalla persecuzione, Antioco è arrivato dall’Africa su quello che oggi definiremmo un “barchino”, rischiando la vita in una pericolosa e lunga traversata.
Raccontare la storia di Antioco, che ci arriva come familiare, è un atto potente e necessario; lo sa bene Roberto Lai, esperto della storia di Antioco che, in un’intervista dedicata alla figura del Santo, rilasciata per In Libertà nel 2014 e ripresa dal portale Aleteia spiega: “Sant’Antioco era un uomo nero e veniva dal mare perché la sua fede lo aveva costretto all’esilio. A suo modo rappresenta il dolore e il dramma dei profughi e dei clandestini che ogni giorno sbarcano nei nostri lidi. Ci piace vederlo come clandestino giunto sulle nostre coste pieno di speranza”.
Lai è tra gli organizzatori, con le associazioni Arciere onlus, di cui è presidente, e Perdas Novas, di un grande evento dedicato a questa importante figura. Sabato 6 aprile, dalle 9 del mattino alle 6 del pomeriggio, l’agriturismo Is Perdas, in località Motti a Gergei, si animerà grazie a un convegno, una mostra d’arte contemporanea e la presentazione del nuovo libro di Silvano Tagliagambe “Il Mediterraneo dentro – La Sardegna tra memoria e avvenire”, dando vita, in occasione della 665esima edizione dei festeggiamenti del Santo mauritano, a un bel viaggio nell’isola e nel Mediterraneo, tra storia e contemporaneità, per sensibilizzare la comunità sul tema dell’immigrazione, dell’accoglienza e dell’arricchimento reciproco attraverso lo scambio culturale. Un appuntamento importante in cui si parlerà anche del progetto Nuraghe nel contesto del Mediterraneo, culla della civiltà e crocevia di popoli, culture e religioni, per lanciare, in un momento storico così difficile, messaggi di pace, unione e prospettiva per un futuro migliore.
A questo link è possibile trovare tutte le informazioni sulle attività della giornata; la partecipazione è libera e gratuita.
La storia universale di Antioco, primo martire migrante
Nato intorno al 95 d.C. in Mauritania (territorio dominato dai romani, corrispondente a Marocco e Algeria di oggi) in una famiglia divisa tra la fede pagana del padre e il cristianesimo della madre e del fratello, Antioco scelse la medicina come via per vivere e condividere la sua fede cristiana, guarendo le persone senza chiedere nulla in cambio. La fama di questo giovane medico crebbe così tanto da attirare l’attenzione dell’imperatore Adriano che, dopo il rifiuto di Antioco di rinnegare la sua fede, vedendo in lui un pericolo per l’impero, gli fece subire terribili torture – da cui questo uscì straordinariamente illeso, come racconta la tradizione – fino a mandarlo in esilio in Sardegna, a Sulci. Nella piccola isola del Mediterraneo, che di Antioco oggi prende il nome (Sant’Antioco), il medico, guarendo i malati e condividendo la sua fede, fondò la prima comunità cristiana in Sardegna; la sua presenza venne però denunciata al governatore romano a Cagliari, che lo fece arrestare. Antioco, dopo aver rifiutato, anche in questo caso, di rinnegare la sua religione, subì il martirio per mano dei romani, in una data che per tradizione viene indicata come il 13 dicembre 127, divenendo il primo martire documentato dell’Isola e, fin dalla prima metà del 1600, suo patrono.
Il barchino dall’Africa, dal passato lontano ad oggi, ancora un simbolo
Nella sede dell’evento sarà presente anche la barca del Popolo Migrante, ritrovata sull’isola di Sant’Antioco (nella foto in evidenza); un’installazione che invita a riflettere sul drammatico destino di molti uomini, donne e bambini costretti ad abbandonare la propria terra per ricostruirsi un futuro altrove.