Il designer svizzero Yannik Zamboni ha vinto la terza edizione di Making the Cut, contest ideato dalla modella Heidi Klum e dallo stilista Tim Gunn. La sua visione artistica e futuristica della moda sposa elementi tipici sartoriali e avanguardia per un risultato unico. Sua peculiarità è lavorare col bianco e con le sue variazioni di tono e questo gli ha assicurato, dopo un difficile percorso nel mondo della moda, a volte ancora restio ai veri cambiamenti, un risultato di primo piano. Making the Cut è un format Amazon che offre ai concorrenti non solo un milione di dollari come premio finale per avviare un business professionale ma anche la possibilità di collaborare con marchi affermati della moda e incontrare influencer, designer ed esperti di marketing in grado di aiutarli a lanciare e consolidare il loro brand.
Nei lavori del designer di Basilea, fin dalla prima sfida andata in onda, cogliamo un forte impatto artistico: echi delle composizioni fotografiche di Peter Witkin, l’impeto dadaista che scompone e riassembla la realtà, la durezza delle strutture di Joseph Beuys. Riscontriamo anche un sincero amore per certa decadenza e per le imperfezioni che divengono tratti di unicità, visibili nelle composizioni sartoriali destrutturate. Abbiamo chiesto a Yannik di raccontarci questa sua visione così particolare.
Cominciamo dalla fine: sei il vincitore di Making The Cut. Al di là del premio in denaro, quali opportunità ti offre questo risultato?
Bene, intanto c’è la partnership con Amazon Fashion, il lancio del mio co-brand con Amazon Fashion “rare/self” e il lancio del mio marchio “maison blanche”. Altre opportunità sono sorte anche a seguito dell’interesse dei media, farò una collezione di profumi con un profumiere con sede a Milano, ad esempio. E sarò in grado di gestire la mia collezione a più alti livelli. E, ultimo ma non meno importante, ho ricevuto diverse opportunità attraverso Heidi Klum che mi hanno permesso di spingere molto oltre il previsto il mio marchio di moda.
Le tue creazioni sono un perfetto equilibrio tra avanguardia, provocazione ed eleganza. Qual è il segreto di questa formula magica?
Grazie per questa tua descrizione. Penso che sia molto importante catturare lo Zeitgeist con la moda. La provocazione è un buon modo per farsi notare e ogni giovane griffe di moda vuole e ha bisogno di farsi notare. L’attenzione alla lavorazione e ai dettagli probabilmente fa sembrare i miei modelli come alta moda, anche se in realtà sono davvero anti-moda e in un certo senso celebro la spazzatura.
Ho trovato particolarmente interessante quando nel programma hai detto che hai smesso di fare il modello perché non volevi incarnare lo stereotipo della bellezza tradizionale ma farti portatore di contenuti di una bellezza diversa.
Credo nella bellezza della diversità e della varietà. All’epoca in cui ho fatto il modello tutti sembravano uguali, avevano la stessa corporatura, la stessa taglia, gli stessi obiettivi. Questo per fortuna è già cambiato e voglio continuare a celebrare corpi, persone e individui diversi, in particolare tutti i gruppi emarginati e la comunità LGBTQ+ che rendono la nostra società molto più bella.
Mi riallaccio proprio a questo. Pensi che oggi, in una società ancora in gran parte omofobica e transfobica, sia necessario proporre ideali estetici che facciano sentire le persone più incluse e in pace con se stesse? Sei anche molto attento al tema della sostenibilità.
L’inclusione delle persone trans e intersessuali è particolarmente importante per me. Voglio condividere l’opportunità che ho esattamente con queste persone e con la moda concettuale, affrontare i problemi e ispirare a pensare e agire. Lo stesso vale per la sostenibilità. C’è già così tanto che può essere fatto diversamente. Ci vogliono persone che come me si impegnano per realizzare un cambiamento. Un altro grande obiettivo è lavorare in un ciclo biologico completo con prodotti che siano biodegradabili, non producano microplastiche e siano rispettosi dell’uomo e dell’ambiente.
Una visione in bianco. Un colore sorprendente per molti, simbolico, brillante. Raccontaci del concept Maison Blanche e cosa ti ispira
Ho iniziato a disegnare nl bianco perché non volevo essere distratto dalle combinazioni dei colori o dal risultato cromatico di una buona stampa e concentrarmi invece sul design, sul motivo e sui dettagli. Eliminando il colore è nato l’amore per i tessuti bianchi o grezzi.
Contributi fotografici di Vasil Shterev e Andrew Werner