“Siamo nati tutti con la propensione al bene, all’affetto e alla relazione. Criminali non si nasce, si diventa”. Questo il mantra che don Ettore Cannavera, fondatore della comunità La Collina a Serdiana nata come alternativa al carcere per giovani condannati dal Tribunale per reati vari, ripete in ogni occasione, luogo e iniziativa a cui partecipa. Lo ha fatto anche lunedì 3 ottobre durante la presentazione di “Se una volta ho sbagliato – Storie dalla Collina”, un podcast in 12 puntate ideato e curato dalla giornalista Giulia Clarkson in cui la comunità si racconta per voce dei suoi stessi protagonisti.
La prima puntata con la voce di Pierpaolo, che grazie al lavoro in comunità e a una grandissima passione per il canto ha oggi ripreso in mano la sua esistenza dopo una tragedia familiare, è già on line sul sito de La Collina, sulla piattaforma Spotify e sulla pagina di Radio X che collabora al progetto; ogni martedì verranno pubblicati gli altri audio accompagnaiti dalle musiche di Ylenia Lampis con i racconti di ospiti, educatori e volontari che lavorano nella comunità di don Ettore.
Sono storie semplici, che mettono in luce ancora una volta come le misure alternative al carcere siano quelle realmente utili per una piena realizzazione di persone che in passato hanno commesso reati e sono state condannate. “Il carcere è un problema culturale e politico – sottolinea Cannavera, che prima di dedicarsi alla sua comunità è stato cappellano dell’Istituto penale minorile di Quartucciu. – La nostra Costituzione dice che le pene devono tendere alla rieducazione del condannato, e invece noi priviamo queste persone della libertà personale. Dovremmo invece porci il problema del fatto che spesso le persone commettono reati quando non hanno avuto altre possibilità, quando ad esempio sono state private del diritto all’educazione, che è il diritto fondamentale della nostra esistenza”.
Inoltre, sottolinea ancora Cannavera, c’è anche un problema sociale ed economico: un ragazzo rinchiuso in carcere costa allo Stato 700 euro al giorno e ne uscirà con un’etichetta di criminale addosso; il percorso in comunità, invece, prevede studio, formazione e lavoro con il risultato di una percentuale bassissima di persone che tornano a delinquere. “Ecco perché diffondere le loro storie, la loro umanità, persino le loro debolezze è così importante – conclude Giulia Clarkson, che ha realizzato il progetto del podcast grazie al finanziamento di Fondazione di Sardegna, Comune di Serdiana e Cantine Argiolas – per riflettere sull’assurdità del sistema carcerario e capire che un’alternativa è possibile”.