Ha trascorso tredici mesi nell’Isola cercando di catturare l’essenza della scrittura e della composizione della musica sarda, da quella tradizionale ai suoni più contemporanei: Kristina Jacobsen, cantautrice e antropologa americana, oggi racconta la sua esperienza di viaggio in Sardegna con “Sing Me Back Home: Songwriting etnografico e Politica della Lingua sarda” appena uscito per la casa editrice romana NeoClassica.
“Il libro esplora come le canzoni possano diventare un mezzo per trasformare e intrecciare culture linguistiche e musicali, offrendo una prospettiva unica sul dialogo tra tradizioni locali e influenze contemporanee – ci racconta Jacobsen, che oltre a essere cantante e compositrice è antropologa culturale all’Università del New Mexico ad Albuquerque, negli Usa. – Arricchito da link a brani originali, un glossario di termini chiave, fotografie e spunti per la scrittura di nuove canzoni, ‘Sing Me Back Home’ è un viaggio sensoriale che combina antropologia, musica e narrazione”. La studiosa americana ha vissuto in Sardegna tra il 2019 e il 2020 come borsista del programma Fulbright, iniziativa ideata dal senatore americano J. WIlliamo Fulbright nel 1946 per sostenere lo scambio culturale tra gli Stati Uniti e gli altri Paesi (qui abbiamo parlato del progetto che ha portato l’etnomusicologo sardo Diego Pani nella stessa università del New Mexico); cinque anni dopo arriva in libreria il racconto di questa ricerca; nelle prossime settimane l’autrice tornerà nell’Isola per presentare il frutto del suo lavoro con quattro appuntamenti tra librerie, live club e spazi culturali, il 2 aprile a Cagliari, il 4 a Orosei, il 5 a Bortigali e il 6 a Bosa, proseguendo poi nella penisola ospite dei circoli dei sardi a Roma, Udine e Siena. Durante gli incontri Jacobsen suonerà i brani composti grazie all’esperienza di residenza nell’Isola.
“In Sardegna sono stata in grado di dedicarmi davvero alla scrittura collaborativa di canzoni, alla co-scrittura, come metodo non solo per scrivere e creare, ma anche per pensare alla scrittura di canzoni come a una forma di antropologia e come a un modo di fare ricerca insieme ai nostri collaboratori – sottolinea l’antropologa e musicista. – Quindi, in questo senso, le canzoni hanno una specificità culturale ed etnografica maggiore rispetto alle canzoni che ho scritto quando vivevo in altri posti, perché ho avuto guide culturali e co-autori sardi che mi hanno offerto intuizioni, indicazioni e conoscenze linguistiche lungo il percorso, il che ha arricchito notevolmente le canzoni e anche il processo di ricerca che ha alimentato il libro”. Tra i compagni di viaggio di Kristina Jacobsen ci sono musicisti, poeti, esperti di lingua sarda, “Chiunque avesse una storia da raccontare e fosse disposto a dedicare del tempo per aiutarmi a trasformarla in una canzone”, aggiunge.
Oltre al libro, l’autrice ha firmato anche un disco dal titolo “House on Swallow Street” pubblicato da Talk About Record, a cui hanno collaborato Matthew “Baro” Papperi, Matteo Leone, Enrico Spanu, Giuseppe Bulla, Sebastiano Dessanay, Ignazio Cadeddu, Matteo Scano, Max Viani, Frantzisca Manca, Gavino Soro e Raimondo Sanna.