Aprire le porte del nostro straordinario patrimonio culturale per riscoprire il piacere di meravigliarsi davanti alle sue bellezze: sembra ieri che l’associazione Imago Mundi, con Monumenti Aperti, ha iniziato a farlo e invece sono già passati ventisette anni dalla prima edizione (nel nostro articolo dedicato potrai leggere di più sugli inizi di questa grande avventura nata proprio in Sardegna e oramai consuetudine anche in Emilia Romagna e Puglia).
Generazioni di giovani sono cresciute prendendo parte, almeno una volta nella vita, a questa grande esperienza come guide; a Sant’Antioco, questa volta, i protagonisti sono stati gli alunni e le alunne dell’Istituto Globale Sant’Antioco (Scuola Primaria e Scuola Secondaria di Primo Grado), dell’I.P.I.A “E. Loi” e del Liceo “Emilio Lussu” in collaborazione con i volontari e le volontarie di numerose associazioni che animano la vita sociale del paese.
Per il secondo anno consecutivo, motivazione l’elevato valore per la collettività, la manifestazione si è tenuta sotto l’Alto Patrocinio del Parlamento Europeo e di questo ruolo a difesa dei beni comuni è consapevole anche Luca Mereu, assessore a Cultura e Coesione, Parco archeologico del Comune di Sant’Antioco che sulla manifestazione ha dichiarato: “Come amministrazione comunale confidiamo che l’occasione, oramai divenuta un importante momento di promozione e fruizione culturale, sia capace di animare la tensione del proteggere, salvaguardare e valorizzare le nostre radici. E, per i più giovani, un impegno vivace che diventi un’opportunità di crescita capace di far riscoprire loro le tracce di un così significativo passato”; l’essenza, del resto, sta nelle parole della piccola Eleonora, volontaria di circa 10 anni: “Questa per me è stata un’occasione per imparare a apprezzare, valorizzare e diffondere le bellezze del mio paese – ci racconta – spesso andiamo fuori e cerchiamo queste cose in altri posti ma dovremmo interessarci di più alle molte cose che ci sono qui”.
Tra il 27 e il 28 maggio sono stati sedici i monumenti disponibili per la visita: Acropoli; archivio storico comunale; basilica di Sant’Antioco Martire; catacombe di Sant’Antioco; MuMA; fonte romana Is Solus; Museo archeologico Ferruccio Barreca; Museo etnografico; necropoli punica di Sulky; Tofet; Tomba dei Giganti; Villaggio Ipogeo; complesso nuragico Grutti ‘e Acqua; forte Sabaudo “Su Pisu” e – novità del 2023 – le installazioni multimediali del Palazzo del Capitolo e il nascente centro di interpretazione creativa del territorio MuseoDiffuso.exe presso l’ex Montegranatico.
Racconto di una domenica
Nemesis Magazine ha trascorso un’intera giornata, domenica 28 maggio, a spasso per alcuni dei monumenti visitabili, condividendo l’esperienza con centinaia di visitatori e visitatrici, tra siti già noti (Museo Archeologico Ferruccio Barreca, Basilica di Sant’Antioco Martire, Catacombe di Sant’Antioco, Tofet e Villaggio Ipogeo) e piccoli e grandi sorprese (Palazzo del Capitolo – Camera Immersiva “La storia di Antioco”, MuMA, Museo Etnografico e Forte Sabaudo).
Sotto un cielo azzurro che faceva estate, con il mare intorno a fare compagnia, a Sant’Antioco, la normalità di una domenica come tante ha incontrato lo straordinario brulichio di visitatori e visitatrici, locali e non.
Tra classici e sorprese
Prima di addentrarsi nel borgo, caratterizzato da una successione di vie strette e colorate, è stato naturale fermarsi sul Lungomare Cristoforo Colombo per visitare il MuMA, Museo del Mare e dei Maestri d’Ascia, luogo nato in stretta connessione con un elemento fondamentale della vita della comunità di ieri e di oggi: il mare. Attraverso il recupero e la messa in luce della tradizione storica e culturale dei maestri d’ascia, nel museo viene sistematizzata la conoscenza della laguna e il suo legame con il patrimonio marittimo costiero della Sardegna. La visita, curata da studenti e docenti della Scuola Media A.Mannai con l’Associazione Marinai d’Italia, è stata un bell’esempio di integrazione tra esigenze della manifestazione e necessità di lavorare con bambini e bambine su tematiche importanti per il loro presente e il loro futuro, come l’educazione alla biodiversità e alla sostenibilità; così in tutte le descrizioni fornite dalle piccole guide non è mai mancato l’accento su queste tematiche.
Seconda tappa al Museo Archeologico Ferruccio Barreca, accolti da studenti e studentesse dell’istituto I.P.I.A.. Il nuovo allestimento del Museo mostra un’ampia selezione di materiali rinvenuti durante le varie campagne di scavo e pertinenti ad un periodo che va dai primi insediamenti neolitici (IV millennio a. C.) alle fasi tarde della romanizzazione. Per nuovi e vecchi visitatori è stato emozionante ammirare da vicino pezzi di vita quotidiana delle genti che abitavano la Sardegna millenni fa (tra le cose più apprezzate l’ampia collezione di monili).
Naturale, poi, proseguire verso il Tofet, area sacra a cielo aperto utilizzata a partire dall’VIII sec. a.C. e sino al I sec. a.C. e appoggiata ad una roccia trachitica denominata “Sa Guardia de is Pingiadas” (la guardia delle pentole) a causa della gran quantità di urne cinerarie, oltre 3000, rinvenute nel corso dei secoli nella località. Un senso di pace ha accolto subito il gruppo di visitatori, estasiati non solo dalla vista delle piccole pentole arancione acceso, ma anche dalla bellezza del luogo, tra rocce colorate di muschio, stagliate su un cielo azzurro e, tutt’intorno, uno scenario quotidiano fatto di case, giardini e mare calmo. La visita è stata curata da una giovane studentessa dell’I.P.I.A. supportata, all’accoglienza, dall’Associazione Nostra Signora di Bonaria.
Quarta tappa il Villaggio Ipogeo. Unica nel suo genere, l’area è costituita da una parte dell’antica necropoli punica e comprende numerose tombe ipogee scavate nel tufo tra il VI ed il III secolo a. C. e riutilizzate come abitazioni dalla seconda metà del XVIII sec. Ad accogliere visitatori e visitatrici un gruppo di piccole guide della Scuola Primaria Via Manno, alcune in abito sardo e altre con indosso abbigliamento d’epoca, supportate dall’Associazione Archeotur e intente a mettere in scena la quotidianità delle famiglie che quelle case, nemmeno in epoca moderna, avrebbero mai voluto lasciarle (le ultime furono abbandonate negli anni ‘70). Il Villaggio è simbolo di un’identità alimentata da generazioni di “gruttaius”, in italiano “abitanti delle grotte”, nome impiegato spesso nel Sulcis per riferirsi proprio agli abitanti di Sant’Antioco. Molte, durante la visita, le persone che, seppure locali e provenienti da paesi limitrofi – non avevano mai visitato questo sito e che hanno avuto occasione di farlo proprio grazie a Monumenti Aperti.
Con pochi passi si arriva al Forte Sabaudo “Su Pisu”, costruito tra il 1813 e il 1815 per dare riparo ai soldati e alla popolazione di Sant’Antioco in caso di assedio da parte dei pirati saraceni. Per visitare il sito è stato necessario fare un po’ di fila, anche a dimostrazione dell’interesse per un luogo che forse poche persone, eccetto gli stessi antiochensi, conoscono o meglio sono soliti visitare; non un “grande classico” per molti e molte quindi ma di sicuro una grande sorpresa. Un gioiello che guarda al paese e al mare a 360 gradi e conserva una storia importante. Le piccole guide della Scuola Primaria Via Manno hanno accompagnato il gruppo alla scoperta dei vari ambienti del Forte; all’accoglienza l’Associazione culturale Su Giunghettu.
Ultimo sito della mattina il Museo Etnografico, inaugurato nel 1996, restaurato di recente e composto da un’ampia sala e da un cortile porticato chiamato “lolla”. Al suo interno sono esposti attrezzi utilizzati sino agli anni ’50 per svolgere i vari mestieri praticati nell’isola di Sant’Antioco. A guidare le visite i bambini e le bambine della Scuola Primaria Via Bologna alle prese con l’ultimo turno di un’intensa sessione mattutina.
Primo appuntamento del pomeriggio la Camera Immersiva “La storia di Antioco” del Palazzo del Capitolo; utilizzato a partire dal 1700 come cumbessia, dimora di pellegrini ospitati durante la festa di Sant’Antioco, l’edificio assunse l’aspetto di palazzo solo intorno al 1800 e attualmente ospita la biblioteca comunale e il centro culturale, con una sala mostre al piano terra e una sala convegni al primo piano, sede di diverse iniziative culturali. La stanza immersiva ha offerto contenuti multimediali di approfondimento sul santo, patrono della Sardegna, anche allo scopo di promuovere la conoscenza del culto di Sant’Antioco e dei festeggiamenti in suo onore. All’uscita dalla sala era possibile indossare degli occhiali VR (Realtà Virtuale) per visitare le catacombe e facilitare così la conoscenza di questo monumento per chi il sabato o la domenica mattina non aveva potuto visitarlo.
La Basilica di Sant’Antioco Martire, aperta per le visite solo la domenica pomeriggio e a due passi dal Palazzo del Capitolo, è uno dei monumenti più antichi dell’intera regione; prima sede vescovile della Diocesi Sulcitana Iglesiente, fu eretta intorno al V secolo, con pianta quadrifida a croce greca, presbiterio rivolto ad est e un probabile corpo cupolato poi rivisto e arricchito di elementi architettonici. Nel XII sec. la chiesa subì degli ampliamenti che ne mutarono la struttura fino a rendere irriconoscibile l’originaria costruzione altomedievale, senza diminuirne però il fascino e l’importanza storica, culturale e religiosa (qui sono contenute anche le reliquie del Santo). Le Catacombe di Sant’Antioco, alle quali si accede dalla Basilica, fra le prime testimonianze della cristianità in Sardegna, furono costruite a partire dal III sec. intorno alla Cripta dell’omonimo santo. Con riadattamento di cinque camere ipogee, facenti parte della vasta area della Necropoli punica risalente al VI sec. a.C., la comunità cristiana di Sulci creò un vero e proprio cimitero collettivo per gli aderenti alla fede professata fino alla morte dal “seguace di Cristo” Antioco. Dopo una lunga fila è stato possibile accedere al sito, sotto la guida di studenti e studentesse del Liceo E. Lussu con il supporto del Gruppo Guida Catacombe.
Un fuoriprogramma per chiudere in bellezza
Fuori dal programma delle visite guidate anche alcuni monumenti visitabili in autonomia, tra questi Torre Canai, lontana dal centro abitato e testimone ultracentenaria di un panorama mozzafiato. Nulla di meglio che immergersi nella natura per chiudere in bellezza una giornata pensata per far meravigliare visitatori e visitatrici.
Monumenti aperti torna anche a Pula
Prossimo appuntamento nel Sud Sardegna a Pula, sabato 3 e domenica 4 giugno; saranno visitabili gratuitamente Ex Pretura Regia – Ex Municipio, Torre Cala d’Ostia, Villa Santa Maria, Chiesa di Sant’Efisio a Nora, Oasi Laguna di Nora e Zona archeologica di Nora.