C’è un mondo straordinario sotto il grande tendone giallo del Circo Paniko: un mondo di acrobati, atleti, giocolieri e musicisti ma anche di famiglie, amicizie, legami e amore. Mauro Liggi, medico cagliaritano con la passione della fotografia, ne è rimasto ammaliato. E’ nato così “Una magica vita: racconto fotografico sugli artisti del Circo Paniko”, pubblicato pochi mesi fa da Susil edizioni per la collana Magia.
“E’ un mondo che mi ha affascinato da subito, in cui ho respirato una libertà disarmante, una semplicità gioiosa, un calore umano che mi ha avvolto, coccolato, fatto sentire a casa, partecipe e complice – ci ha raccontato. – E’ stato un dono poter condividere giornate con uomini e donne straordinarie, giocare con i bimbi, ricorrere i cani, godere dei loro risvegli lenti, dell’odore del caffè mischiato al fumo di sigaretta, muovermi tra i colori degli acquarelli, i baci, i panni stesi ad asciugare, il gusto delle tisane allo zenzero, le risate davanti a un bicchiere di vino, il freddo della notte, la lontananza da casa, i dolori alle articolazioni, il cane che chiede carezze, la malinconia e la passione sconfinata, lo spettacolo, genitori e figli stretti stretti in un unico letto”.
Il volume, 111 pagine, racconta la vita quotidiana degli artisti del circo contemporaneo nato nel 2009 (“preferiamo chiamarci Collettivo e non Compagnia – così ‘Biondo’, uno dei circensi – perché abbiamo una struttura decisionale e organizzativa completamente orizzontale, aperta, in divenire”) ritratti durante un tour in Sardegna: dal momento del caffé al risveglio fino alla notte, quando le luci dello spettacolo si spengono e dentro il tendone torna il silenzio, Liggi fotografa gli spazi dell’accampamento con roulotte e camper dove i circensi vivono, segue i loro allenamenti e le prove, documenta i momenti della vita comune e quelli solitari. Ci sono gli artisti ma anche le loro famiglie e gli animali che li seguono in viaggio, i collaboratori che lavorano in cucina o nella biglietteria durante la tournée, ci sono gli spartiti e gli strumenti musicali, gli oggetti di scena e quelli del quotidiano, la stanchezza e la fatica ma anche le risate.
“Fotografare è stato naturale per me e per loro – prosegue Mauro Liggi – non avevamo filtri a dividerci, erano spontaneità che si incontravano, frammenti che diventavano racconto di un sogno, vita distillata, prossimità, solitudini, compagnia, fatica, sudore, talento, empatia. Sentivo che pian piano stavamo costruendo, insieme, una trama, felliniana, senza tempo, di una vita affascinante e bellissima. Se è vero come è vero quello che dice Franco Arminio ossia che fotografare è prendere pezzi di mondo e portarli in salvo, è stata la vita panika ad aver salvato me dalla consuetudine, dall’ovvio, dalla banalità. Io spero di aver custodito degnamente con i miei scatti un mondo e un’umanità pura, vera, fantastica”.