Sarà in scena sabato 5 e domenica 6 ottobre al Teatro Alkestis di Cagliari “Plumpy – la memoria della fame“, nuovo spettacolo scritto, diretto e interpretato da Andrea Meloni, affiancato dall’attrice Sabrina Mascia, con i costumi e le scene di Emilio Ortu Lieto e le luci e video proiezioni di Marco Quondamatteo.
L’opera, nuova produzione del Teatro Laboratorio Alkestis, è incentrata sul poliedrico tema della fame, liberamente ispirata all’oceanica indagine del giornalista e scrittore argentino Martìn Caparròs, esponente del cosiddetto periodismo narrativo, che unisce la fedele ricostruzione giornalistica al gusto per la sperimentazione letteraria. Con il saggio “El hambre”, Caparròs è stato insignito nel 2016 del Premio Letterario Internazionale “Tiziano Terzani”, istituito nel 2004 dall’associazione culturale vicino/lontano, d’intesa e in collaborazione con la moglie, Angela Staude Terzani, e i figli del giornalista e scrittore fiorentino Saskia e Folco.
“Per quanto l’argomento alle nostre latitudini possa apparirci remoto, dopo aver letto ‘La fame’ ci siamo resi conto che remoto lo è solo in apparenza: ci riguarda eccome – spiega il regista e attore Andrea Meloni. – Ci riguarda perché dalla questione, affrontata in modo approfondito e su diversi livelli, emerge che dietro la fame e la malnutrizione si muove un’articolata macchina, fatta di speculazione, corruzione, avidità. Capire la fame, significa domandarsi come viviamo. Consideriamo a tutti gli effetti “Plumpy” un nostro agire politico. Pur sapendo che il lavoro della nostra compagnia non sposterà di un metro il corso della storia, ci sentiamo motivati a portarlo fino in fondo, perché (parafrasando Caparròs) non si può vivere indifferenti, sapendo che succedono queste cose”.
“Plumpy”, che tradotto letteralmente significa “paffutello”, traduce in forma poetica molti dei temi e contenuti presenti nell’opera di Martìn Caparròs. I personaggi della rappresentazione sono Hansel e Gretel, protagonisti dell’omonimo racconto popolare e di magia, che alla soglia dei sessant’anni fanno ritorno nei luoghi della fame. Un viaggio a ritroso, il loro, nella memoria di un’esperienza al limite, metafora di un mondo arido e diseguale, che a distanza di tempo i due fratelli ancora cercano di capire.