Oltre dieci anni fa ha lasciato un lavoro da impiegato per una grande azienda informatica e ha iniziato a dedicarsi alla musica a tempo pieno: un’utopia, quella di Stefano Guzzetti, che un decennio dopo si è rivelata una sfida vincente. Oggi il compositore, musicista e produttore cagliaritano, cinquant’anni, è considerato uno dei nomi più apprezzati e influenti del genere neoclassicismo, o modern classic, amatissimo soprattutto negli Stati Uniti, in Germania, Inghilterra e Stati Uniti, con oltre 32 milioni di ascolti sulle piattaforme digitali e 72 mila ascoltatori mensili solo su Spotify. “Hexa“, uscito a fine 2022, è il suo ultimo lavoro: la colonna sonora per “un viaggio possibile e imprevisto nello spazio – scrive l’autore – un luogo vasto, oscuro e sconosciuto dove i nostri occhi e il nostro cuore possono trovare potenziali pericoli e meraviglie inaspettate”.
Le quindici tracce di “Hexa”, prodotto dalla 2020 Editions, ci accompagnano realmente in un viaggio misterioso e suggestivo tra passato e presente, un rifugio sicuro dove la nostra anima può trovare ristoro e tranquillità in un mondo di incertezze e paura. Se il lavoro prosegue sul solco già tracciato dal precedente “Lumen” (2021), “Hexa” ha un suono più elettronico pur mantenendo un perfetto equilibrio tra archi, pianoforte e strumenti digitali. Oltre a Guzzetti hanno suonato al disco Sara Meloni al violino, Giulia Dessy alla viola e Gianluca Pischedda (di cui abbiamo parlato qui) al violoncello.
Come in tutta la produzione precedente, dal primo “At Home. Piano Book” del 2014 passando per “Leaf” (2016), “Escape (music for a ballet)” (2016), “Alone (night for piano solo)” (2017), “Japanese Notebook” (2017), “Short stories. Piano book” (2018), “Kokoro” (2020) e il già citato “Lumen” anche in “Hexa” torna dunque la suggestione del viaggio. “Perché la vita è un viaggio, inutile a dirlo – ci ha detto Stefano Guzzetti. – Con una partenza certa e una destinazione ignota. Sta poi a noi capire dove e con quali traiettorie. Sembrerà ovvio e didascalico ma non siamo qui in questa vita per niente, né per farci vivere passivamente dagli eventi in cui ci imbattiamo. Tutto ha un senso e sta a noi riconoscerlo e farlo nostro. Il viaggio, qualsiasi esso sia, è pura esperienza ai fini della crescita spirituale”.
Dieci anni dopo quella decisione dunque Stefano Guzzetti raccoglie i frutti di una scelta felice e preziosa, con dischi venduti e ascoltati in tutto il mondo e collaborazioni prestigiose, come quella con la cantante e compositrice Lisa Gerrard dei Dead Can Dance che ha prestato la voce a “Illuminate” nell’album “Fleurs (a collection)” o la casa editrice Einaudi Editore che ha prodotto diversi booktrailer con le sue musiche, o Dolce & Gabbana per cui Guzzetti ha suonato in occasione di due eventi tra moda e spettacolo.
Una scelta non semplice, con tanto lavoro e sacrificio: Stefano Guzzetti ripete spesso che la musica non è solo ispirazione ma una posizione privilegiata a cui si deve dedizione e studio: “La musica, come la scrittura, la pittura, e mille altre forme comunicative, è un linguaggio e come tale deve quindi trasmettere qualcosa, sia essa una sensazione, un racconto o uno stato d’animo. Ci sta quindi che questa funzione comunicativa vada resa al meglio ottimizzando il lessico del linguaggio stesso. E questo si può ottenere solo con un esercizio costante. L’idea romantica dell’artista che passeggia con il naso all’aria, in attesa di chissà quale segno ispiratore dalla Musa di turno, è un’idea abbastanza improbabile, soprattutto se contestualizzata nello scenario attuale, dove la fruizione dei contenuti avviene in maniera quasi bulimica. E’ poi per me molto importante – conclude – anche in relazione all’approccio spirituale di cui accennavo prima, onorare tale posizione privilegiata, ovvero avere un lavoro, con il lavoro stesso”.