Sono state giornate intense quelle di SeuInMusica, il festival di musica indipendente di Seui organizzato dall’associazione culturale Kromatica giunto alla nona edizione e andato in scena dal 26 al 28 luglio. Tre giornate con le note dei musicisti che hanno animato le strade e le piazze del paese barbaricino dove si sono esibiti artisti di ottimo livello che hanno spaziato dallo swing al rap, dall’elettronica sperimentale al jazz, in un lungo viaggio che ha abbracciato le sonorità del mondo. Un’edizione da incorniciare, in attesa di quella del decennale, che evidenzia ancora una volta la caparbietà di una comunità di montagna che non vuole arrendersi e attraverso la musica e la cultura resiste all’incedere dello spopolamento e alle problematiche che attanagliano i paesi dell’entroterra sardo.
La musica è di casa a Seui e non da oggi. Sono passati più di cent’anni da quando nel febbraio del 1922 cominciarono le lezioni per i futuri musicisti della banda musicale “autonoma” che da li a qualche mese si sarebbe chiamata Banda Rossini, segnando il passo nella storia del paese che da quel momento, alla musica tradizionale avrebbe affiancato quella che arrivava da fuori, e da oltre un secolo accompagna gli venti, lieti e meno lieti, della comunità. Da questa esperienza, che ha coinvolto intere generazioni di seuesi, nel 2019 è nata anche la SeuinStreetBand, che sull’esempio delle big band di New Orleans portato in Italia nel 1998 dai Funkoff, ha dato nuova linfa e freschezza alla musica del paese e porta le sue allegre note in giro per la Sardegna e oltre Tirreno.
Proprio alla SeuinStreetBand è spettato il compito di aprire le danze di SeuInMusica la sera di venerdì 26 luglio con la chiassosa allegria dei suoi tamburi e dei suoi ottoni che ha invaso la strada principale del paese e i suoi bar, inaugurando così la nona edizione della kermesse. Una serata che è proseguita con il concerto degli Ethno Trip, un intenso viaggio fra le sonorità armene e curde sposate all’elettronica creato da Ivana Busu e Mubin Dunen che ha poi lasciato spazio a The Owl in Daylight, un interessante lavoro sperimentale ideato dal batterista e percussionista Giacomo Salis che in compagnia di Mauro Vacca e Andrea Cherchi ha raccontato le tinte oscure del cinema hollywoodiano. L’irresistibile swing n’roll di matrice italiana, caro a Fred Buscaglione e Renato Carosone, contaminato col blues e con il cool jazz proposto da La Città di Notte, che presentando il suo secondo album ‘In Mezzo’, ha chiuso la prima notte del festival.
La serata di sabato è stata aperta dal concerto acustico della cantautrice folk/blues Irene Loche, fresca reduce da due anni trascorsi a Los Angeles, che col solo ausilio della sua chitarra ha regalato alla platea un live intenso ed emozionante, replicato anche la domenica. Una volta calato il sole l’organizzazione ha voluto inaugurare i concerti notturni con un piccolo dibattito sul fare musica lontano dal città. Gabriele Mureddu e Claudio Loi di ‘Sa Scena’, magazine on line aggiornato periodicamente che segue con vivo e attento interesse le produzioni musicali alternative isolane, hanno illustrato alla platea la situazione attuale e le problematiche legate all’organizzazione di eventi e concerti. Il live è invece stato aperto da Sprigu, un singolare duo formato da Marco Coa e Andrea Sanna che hanno suonato specularmente il loro piano Rhodes improvvisando sopra un’ interessante proposta musicale elettroacustica.
Poi sul palco sono saliti gli Studio Murena, forse la band più attesa, uno dei più promettenti progetti musicali a livello nazionale che ha raccolto allori un po’ ovunque, con un’intelligente miscela di jazz e funk suonati dal vivo unita alle metriche del rap di Carma che ha ben poco da invidiare a molti mc di più larga, e spesso immeritata, fama. Il terzo artista in scaletta è stato Notrasa, dj e musicista elettronico visionario che fra bit, campionamenti e dischi trovati al mercatino “suonati” al contrario, ha portato in scena il suo set futuristico con salde radici nella musica retrò, che ha saputo ripetere assieme ad altri musicisti nell’infuocata jam finale che ha concluso in bellezza la serata.
L’atto conclusivo di domenica ha riportato la platea alle sonorità americane, quelle del Choro, un genere raffinato della musica popolare brasiliana che il quartetto Choro Da Ilha ha riproposto in tutta la sua essenza, trasformando la piazza San Giovanni in una Quinta de Tias, ovvero “il cortile delle zie” dove solitamente si tengono le “rodas de choro”. Dopo, anche per questa edizione, è stato dato spazio a Paru 2.0, ovvero l’esito scenico della masterclass di improvvisazione guidata, orientata verso la Conduction, curata dal maestro Simone Grande. Il gran finale è stato tutto per ‘Mustras‘, il nuovo progetto del batterista Andrea Ruggeri, secondo capitolo del tributo musicale a ‘Le Città Invisibili’ di Italo Calvino che a questo giro è andato a pescare nell’arte tessile sarda, snodando fili che richiamano genti, mondi, rapporti e terre fino al Friuli, patria dell’ottima e pluripremiata cantante Elsa Martin, che ha chiuso tecnicamente e idealmente la nona edizione di SeuInMusica.
Un altro capitolo del festival è stato così archiviato dopo tre giorni dove, oltre ai laboratori musicali e ai concerti, hanno trovato spazio le arti figurative, con la mostra sul compianto Pinuccio Sciola curata da Vittorio Cannas e i tatuaggi dei Tattoo Mexican Family di Cagliari, e anche il cinema, con la proiezione del bel docufilm ‘Mira sa Dì’ del regista Andrea Cannas.
La prossima edizione sarà quella del decennale e i ragazzi di Kromatica, oltre a continuare a organizzare eventi, avranno tutto il tempo per preparare al meglio il nuovo appuntamento, che al netto della qualità della musica che ha invaso le strade di Seui, nascerà sotto i migliori auspici. Per quest’anno le luci si sono spente, il silenzio è tornato a regnare sovrano sotto il Mont’Arbu, ma se si presta un poco di attenzione si sente un’eco lontana di fiati e tamburi ancora un poco stonati e non sempre a tempo che provano a concertarsi; è quello di una trentina di seuesi che nel 1922 cominciarono a costruire qualcosa di importante, ponendo le basi per una nuova storia comunitaria, che oggi, dopo oltre cent’anni, vive ancora e ha in qualche modo tracciato il lungo cammino che ha portato a SeuInMusica.