Nel lontano 1928 Silvio Senis, agricoltore di San Gavino Monreale, realizzava un sogno: aprire il primo cinematografo pubblico del paese. E così nacque il cinema Savoia, ribattezzato Olimpia nel secondo dopoguerra, rimasto attivo fino agli inizi degli anni Novanta, dimostrando le potenzialità del cinema come risorsa economica alternativa a quella agropastorale.
Oggi i ricordi di questo frammento di storia rivivono nei manifesti, nelle locandine e nei macchinari custoditi dalla famiglia Senis, testimoni del cinema sardo di allora. La vicenda del cinema Olimpia non solo trascende il tempo, ma anche lo spazio, giungendo da San Gavino all’Exma di Cagliari con la mostra ‘I manifesti cinematografici della collezione Senis, il cinema e l’arte dell’illustrazione’, la prima in assoluto sul cinema sangavinese. L’esposizione, visitabile fino al 31 agosto, è ideata da Orientare in collaborazione con Giorgio Senis, responsabile della collezione, il Comune di Cagliari, la consulenza tecnico- scientifica della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna.
Il cinema nel cortile di casa
Noi di Nemesis Magazine abbiamo visitato la mostra, immergendoci nell’atmosfera suggestiva dell’ex cinema Olimpia, riprodotta fedelmente negli spazi della sala delle Volte e attraverso il racconto di Daniela Fenu e Maurizio Lai, curatori della mostra. Il cinema Olimpia, inizialmente all’aperto, venne allestito nel cortile della casa in stile campidanese di Silvio Senis, articolata su due piani. Oltre al cinema, l’abitazione ospitava una locanda con alcune stanze per gli operai e gli ingegneri che all’epoca costruivano la famosa fonderia del paese (ora chiamata “su scallatoriu”). “Si organizzavano balli e feste, con l’intenzione di creare comunità e vivere la comunità. Tuttavia nei primi anni del Novecento una legge stabilì che i cinema dovevano essere al chiuso, perciò Silvio cercò una soluzione per mantenere il cinema in paese. Scoprì che era possibile acquistare una tenda da circo e decise di costruire manualmente i pannelli necessari a sostenerla” racconta Maurizio Lai davanti alle foto che ripercorrono l’esperienza della nascita della struttura del cinema.
Successivamente l’attività passò nelle mani del padre di Giorgio Senis. Quest’ultimo, a partire dagli anni Cinquanta, si addentrò nel mondo del cinema Olimpia e ne rimase affascinato: “Già da piccolissimo avevo imparato a proiettare e non riuscivo a staccarmi dalla visione di quelle immagini che partivano dalla grande macchina da proiezione e fendevano l’aria buia della sala per stamparsi nel telo”. Così recita un cartello esplicativo esposto in quel pezzo di mostra che ci svela un’ atmosfera più intima, quella di chi lavorava dalla cabina di proiezione. Questa è riprodotta con gli oggetti collezionati nel tempo dalla famiglia Senis: bobine, materiali per l’assemblaggio delle pizze e un proiettore a pellicola. Quest’ultimo si affaccia sulla sala cinematografica, anch’essa riprodotta con le vecchie poltrone del cinema Olimpia. I clienti vi accedevano passando prima per la biglietteria, riproposta all’ingresso della mostra.
Ottomila manifesti raccontano i film per immagini
Oltre alle riproduzioni dei luoghi emblematici, l’esposizione offre uno scorcio artistico del cinema Olimpia: “quando le pellicole arrivavano al cinema, venivano incluse anche le affissioni, utilizzate all’interno e all’esterno del cinema per annunciare ai clienti le future proieizioni” ci racconta Maurizio Lai. In sessant’anni, la famiglia Senis ne ha collezionato circa 8000, ora in parte sotto tutela della Soprintendenza per il loro valore storico-culturale. Di queste, 26 tappezzano le pareti della Sala della Volta. “In questo senso, la mostra assume un carattere alternativo, raccontando il cinema anche attraverso le immagini, mostrando ciò che si conosceva del film prima della sua proiezione – spiega Daniela Fenu – le locandine, le fotobuste e i manifesti in esposizione mettono in luce gli stili delle firme del cartellonismo cinematografico italiano, come Anselmo Ballester, Ercole Brini e Sandro Symeoni. Inoltre, ripercorrono l’evoluzione delle tecniche e delle tendenze comunicative dagli anni Trenta agli anni Sessanta: tra queste la tendenza a mostrare l’attore in primo piano, particolarmente in voga tra gli anni Cinquanta e Sessanta, in linea con la nascita del fenomeno del divismo attoriale”.
Questa mostra rappresenta un’opportunità unica per apprezzare un patrimonio storico e culturale di grande rilevanza che attesta la storia condivisa del cinema, del territorio e della comunità. La collezione Senis, infatti, è testimonianza tangibile della memoria storica dei cittadini di San Gavino Monreale e del loro cinema, luogo di incontro e socializzazione per oltre mezzo secolo.
Il futuro del cinema Olimpia
Nel 2020, la Sopritendenza ha riconosciuto il valore storico-artistico della collezione, dichiarandola di particolare interesse culturale. Ora, l’ex cinema Olimpia è al centro di un ambizioso progetto che mira a trasformarlo in un museo stabile del cinema, unico in Sardegna. Questo museo intende raccontare l’avventura familiare dei Senis, offrendo spazi di studio e di svago, come un caffè letterario o un ristorante, in cui i visitatori potranno ammirare i grandi manifesti del cinema internazionale e le foto storiche dei primi anni di attività del cinema. internazionale e le foto storiche dei primi anni di attività del cinema.