Questo è l’album meraviglioso che aspettavo con impazienza, questo è il nuovo disco di Dave Gahan.
Siamo ormai quasi al livello di onnipotenza per il frontman dei Depeche Mode, che dopo esser stato un ragazzino inglese un po’ impacciato che cantava su un qualcosa che ora nei 202X potremmo definire 8bit di annata, un eroe maledetto, un meraviglioso animale da palco, un interprete sovrannaturale, ora diventa anche un crooner ai livelli di Tom Waits o Leonard Cohen reinterpretando in “Imposter” dodici canzoni, alcune immediatamente riconoscibili, altre no.
Riguardo al titolo del disco, perché Imposter? Io ho la mia teoria che non deriva dal prendere gioielli altrui e farli totalmente propri rischiando di oscurare la bellezza degli originali, bensì perché il Dave Gahan che siamo sempre stati abituati a vedere è il mostro da palcoscenico per arene immense, l’anima nera che è volata all’inferno ed è tornata ancora più forte, ma non solo, il Dave Gahan qui presente è l’altra faccia che senza le avanguardie e le meraviglie elettroniche di Martin Gore e Andy Fletcher ci regala estasi più personali ed intimistiche, struggenti e delicate, un professionista che non ha mai sbagliato una singola mossa – come d’altronde gli stessi Depeche in tutta la loro carriera – in grado di trasformarsi innumerevoli volte rinnovandosi e rimanendo sempre se stesso.
“The Imposter” è quindi quel lato che scopriamo solo dopo circa 30 anni di carriera, grazie anche al lavoro catartico di Soulsavers, in grado di mettere Gahan a proprio agio nelle vesti di chansonnier, sia con brani inediti come nel precedente album, si ora con questa collezione di cover.
Cat Power, Pj Harvey, Neil Young, sono solo alcuni dei nomi con i quali Dave Gahan si è confrontato uscendone assolutamente vittorioso, non menzionerò tutti gli artisti originali per lasciare un senso di curiosità a chi si concederà un momento di pace personale nella propria giornata per ascoltare “The Imposter”, menzionerò solo la chiusura con la commovente “Always On My Mind” – Gwen McCrae – che forse è l’unica che non riesce a reggere il confronto, non tanto verso l’originale bensì verso quel capolavoro synth pop dei Pet Shop Boys, forse l’unica sfida impossibile da vincere non per Dave Gahan, ma per qualsiasi artista.
Tirando le somme, “The Imposter” entra a pieno titolo nei titoli da ricordare di questo 2021 e, in attesa del prossimo lavoro dei Depeche Mode, una meravigliosa occasione di riascoltare il loro frontman in una veste diversa e sempre suggestiva.
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