di Giacomo Pisano
Quando si parla di make up in genere si hanno in mente sposa, beauty e bellezza ma in realtà c’è molto di più. Il trucco appartiene alla civiltà umana sin dai suoi albori e attraverso i secoli è divenuto una vera forma di comunicazione e affermazione del sé. Dalle popolazioni che ne fanno un uso sociale distinguendo caste e ruoli fino al “mascheramento” dei difetti o addirittura la ricostruzione dei volti dei cadaveri per l’esposizione delle salme, dagli eccessi provocatori del punk fino alle sfilate nelle passerelle delle capitali della moda. Ne parliamo con Roberta Masia, make up artist professionista cagliaritana che lavora per teatro, cinema e moda.
Come e quanto tempo fa hai iniziato questa professione?
Inizio questo percorso un po’ per gioco nel lontano 2007, grazie a uno stage presso il reparto “Trucco e parrucche” del Teatro Lirico di Cagliari presso cui presterò servizio fino al 2016. L’atmosfera teatrale mi travolge e stravolge. Ricordo con piacere la preparazione degli attori, l’echeggiare in sottofondo degli artisti che si schiariscono la voce prima dello spettacolo, la frenesia del lavorare dietro al palco per i cambi veloci, le convocazioni degli artisti annunciati all’interfono. Da quel momento inizia la voglia di sperimentare, studiare e cimentarmi in nuovi progetti. Studio dapprima alla Prolab di Milano, concentrandomi sul trucco avantgarde e creativo con Einat Dan, poi a Roma dove seguo un corso di makeup cinematografico ed effetti speciali con David Bracci. Tornata in Sardegna organizzo un corso di makeup con Stefano Anselmo, (truccatore di Mina, Anna Oxa e tante altre dive italiane) che mi dà finalmente l’occasione di conoscerlo da vicino. Successivamente torno a Roma per occuparmi più nello specifico di effetti speciali. Frequento e conseguo vari Master in creazione protesi, applicazione protesi in silicone, colorazione protesi grazie a Valentina Visintin (Harry Potter e i doni della Morte, Scontro tra titani, Guardiani delle galassie etc)
Si parla della Sardegna come del luogo ideale dove far rifiorire il cinema italiano. Privati e istituzioni lavorano da anni in questa direzione per mettere in luce la varietà del territorio e la competenza delle maestranze di settore. Secondo te la Sardegna può crescere in questa industria creando lavoro e fornendo professionalità adeguate?
Ecco vedi, la Sardegna è un posto fantastico per vivere, ma nel nostro lavoro una delle cose fondamentali è anche quello di conoscere persone, tessere relazioni sociali e confrontarsi con altri artisti. Negli ultimi anni ho visto una crescita delle produzioni cinematografiche, shooting moda e spot. Questo vuol dire tanto perché anche se viviamo in un’isola, e ci viene più in salita fare degli spostamenti, la Sardegna ha tantissimi professionisti che lavorano con passione e dedizione. Non parlo solo della mia professione, ma delle maestranze cinematografiche, teatrali e della moda che portano avanti con tenacia la loro professione. Per rispondere alla tua domanda quindi si, ma dipende tutto dalle produzioni che hanno potere decisionale.
Un lavoro dove la passione personale gioca un ruolo fondamentale anche perché comporta una interazione strettissima col cliente. Come gestisci i rapporti umani?
Come in ogni lavoro di tipo artistico la passione è quella che ci fa muovere oltre la nostra zona dì comfort. Come ho anticipato nella risposta precedente, conoscere persone nuove nel nostro ambiente è molto importante perché dà la possibilità di farci conoscere non solo come artisti, ma anche sotto il profilo umano. Mi capita molto spesso di incontrare persone a cui interessa condividere il loro essere e che sono interessate a sapere chi sei, e con queste c’è un rapporto di stima reciproca che esula il rapporto lavorativo. In linea di massima non cerco di forzare le relazioni e mi piace andare d’accordo con tutti.
Cosa vorresti sperimentare? Ci sono tecniche che ancora non hai avuto modo di provare
Sono sempre aperta agli esperimenti e da amante delle trasformazioni in effetti c’è ancora un prodotto che non ho utilizzato ma che prima o poi proveró: Il lattice schiumato! Vi spiego meglio: in ambito cinematografico/teatrale si usano dei prodotti specifici per creare le protesi, uno di questi è il lattice. Le protesi in lattice schiumato risultano molto morbide e leggere, e rappresentano una valida alternativa quando si hanno problemi di budget. Unica pecca: il tempo di lavorazione. Per schiumare il lattice si deve seguire una ricetta passo passo, che tenga conto di temperatura, velocità del mixer, tempo di reazione dei materiali e altri fattori. Dopo aver seguito alla perfezione la ricetta non dobbiamo che infornare per Tot tempo (ovviamente non nel forno di casa!). Insomma proprio come se facessimo un dolce!
Cinema, teatro, moda. Quali di questi mondi ti attrae di più e perché
È una scelta difficile, in realtà peró la mia lista di preferenze è proprio quella che hai elencato! Cinema, teatro, moda! Il motivo è molto semplice, nel cinema puoi realmente trasformare la persona che hai davanti! Pensa a personaggi come Voldemort, in cui gli effetti speciali del make up si fondono con quelli degli FX visivi! Ma che figata è?! (Si poteva dire figata)?
(ndr: si Roberta, credo che sia sdoganata perfino su Rai 1 ormai)
Il trucco è un mezzo di comunicazione potente, penso ai segni tribali, alle provocazioni punk. Hai un’opinione su questo aspetto?
Per secoli culture e civiltà diverse hanno utilizzato make up per il viso per ogni tipo di rituale religioso, valorizzazione della bellezza e anche per mostrare, attraverso una scala di colori, il proprio posto all’interno di una società. Pensiamo agli esordi del makeup nel teatro, dove la pittura di una maschera determinava uno stato d’animo o un tratto caratteriale dell’attore Coco Chanel diceva “Quando sei triste, indossa un po’ di rossetto e preparati ad attaccare” In ogni periodo storico si nota una correlazione con il makeup, basta pensare al periodo dei Tudor dove il pallore dato dall’applicazione della biacca etichettava un determinato ceto sociale o al rossetto rosso mostrato con orgoglio dalle sufragette come simbolo di auto affermazione e indipendenza.
Cosa consiglieresti a chi si affaccia ora a questa professione?
Consiglierei di intraprendere questa professione con umiltà, fare ogni passo gradatamente e informarsi sulle persone con cui si intende studiare, sperimentare nuove tecniche, affiancarsi a truccatori che hanno già un nome, informarsi e tenersi sempre in esercizio .
E se ci lasci di stucco?
È un barbatrucco!