… che ci provo ancora anche io, a far cosa direte voi, beh, a recensirli, come già qua e qua – sempre e solo su Nemesis Magazine of course – e questo non tanto per farvi credere che io sia chissà quale loro grande fan, solo perché penso sia giusto spaziare in lungo, in largo, cercando la bellezza, anche, soprattutto, quando non la si trova, perché vuol dire che bisogna allora continuare ad affinare, migliorare, sminuzzare, confrontarsi, insomma mai arrendersi, al massimo cambiare.
Tutto questo solito preambolo per provare a capire, dopo il grande, inaspettato e meritato successo del 2020, cosa rimane della band inglese di Bristol, ovvero poco, cosa che già lo si era intuito nel successivo ‘Crawler’ ed ora in questo ‘Tangk’ che rende tutto più palese.
Un disco che non decolla mai, nemmeno in ‘Dancer’ con gli LCD Soundsystem, un disco che, parafrasandoli, li rende ormai da Ultramono a sottotono, dove tutto l’hype, la forza, l’impatto che avevano saputo generare nel 2020 ora è solo un simpatico ricordo, quasi un rock da divano o da chi ha ascoltato troppo poco per poter capire meglio, illusi che quella ondata fatta da loro, Viagra Boys, Fontaines DC, Shame, fosse veramente in grado di aprire la strada ad un nuovo approccio al rock.
Invece no.
Provateci ancora Idles, però la prossima volta riusciteci.
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