Rispetto per l’ambiente, il paesaggio, un rapporto stretto con le comunità e i luoghi che li ospitano, tanto da divenire “laboratori sociali” oppure occasioni per “assemblee civiche”. Sono i festival culturali diffusi. Ce ne parlano Francesca Casula, coordinatrice di Lìberos e del Festival letterario Èntula, ed Enzo Favata, direttore artistico del festival Musica sulle Bocche: 51 appuntamenti con 29 scrittori in 16 Comuni di tutta la Sardegna, da gennaio a dicembre (32 in presenza e 19 online), per l’ottava edizione del primo; 14 concerti in 8 diversi comuni, un itinerario che da metà agosto a metà settembre ha unito i centri della costa a quelli dell’entroterra del nord Sardegna, per la ventesima edizione del secondo.
L’essere un festival culturale diffuso è stato un valore aggiunto nell’anno pandemico 2020? Come avete reagito, come hanno reagito i comuni che vi hanno ospitato e collaborato con voi?
Francesca Casula: L’aver un rapporto con molti Comuni ci consente un’elasticità nella programmazione sia nel tempo, sia nello spazio, un nostro tratto distintivo. Abbiamo avuto la possibilità di modularci: siamo andati nelle comunità che ne hanno sentito l’esigenza e non in altri Comuni dove c’era stata una reazione diversa all’emergenza sanitaria. Nelle città abbiamo affrontato degli enormi problemi, con dei distinguo. A Sassari il Comune per ha attrezzato gli spazi con tutti gli accorgimenti anti contagio, invece a Cagliari pochissimi i luoghi all’aperto disponibili, e anche gli spazi esistenti hanno decuplicato i prezzi: a parità di spazio era ammesso un quarto delle persone che potevi ospitare prima del Covid, ma quello stesso spazio, con un quarto della sua capienza, costava il triplo. Nei paesi, invece, le piazze garantivano facilmente in distanziamento. D’estate, prima dei focolai, ci siamo potuti modulare bene con gli autori disponibili a venire. Chi non se l’è sentita di viaggiare è stato recuperato in autunno in modalità online. Il nostro obiettivo primario è dedicarci alle comunità che ospitano gli scrittori. Le nostre sono occasioni di incontro, che a volte si trasformano in assemblee civiche.
Enzo Favata: Il 2020 era la ventesima edizione di Musica sulle Bocche: sarebbe dovuta essere una grande festa, con l’incontro di artisti da tutto il mondo e una serie di altre azioni. Abbiamo dovuto rimodulare il programma, portando anche artisti stranieri ma residenti in Italia. Abbiamo reagito bene noi e i territori coinvolti. Per tanti anni ci siamo fermati a Santa Teresa Gallura, è probabile che vi torneremo. Il festival ha avuto un grande sviluppo da quando abbiamo cominciato a lavorare nei territori. Sin dal 2004 abbiamo attuato un format di pratiche green, anticipando gli orientamenti dell’Unione europea sulla green policy. La mission del festival è avvicinare la musica al paesaggio, proponendo ambientazioni quasi sconosciute, insieme all’offerta di nomi straordinari, alla ricerca del nuovo: uno per tutti Stefano Bollani, quando “non era ancora Bollani”. Grazie a questo format, il festival ha mantenuto la sua dimensione, nel rispetto delle norme anti Covid. L’effetto dei concerti è stato lo stesso degli anni precedenti, quello dell’happening: i concerti all’alba, o al tramonto, in luoghi speciali, una sorta di “laboratorio sociale”, come ha raccontato Beppe Severgnini sul Corriere della Sera. Quest’anno abbiamo limitato i posti, massimo duecento persone per i concerti in riva al mare. Era una sorta di rito collettivo di rispetto dell’ambiente e delle regole
Quali strategie avete sperimentato per far fronte all’emergenza pandemica e alle restrizioni? Buone pratiche da ripetere quest’anno?
Francesca Casula: La prenotazione online, anche se nei paesi gli spazi garantiscono un efficace distanziamento. Ma immaginando delle attività al chiuso, potremmo mantenere la prenotazione. Lo scorso anno abbiamo rischiato l’overbooking con la presentazione di Milena Agus. La prenotazione ci permette anche di acquisire nuovi indirizzi mail per raggiungere le persone con la nostra newsletter georeferenziata, per mandare informazioni solo sugli eventi vicini alla località che indica chi si registra.
Enzo Favata: Avremo il vaccino, ma non sarà mai più come prima. Credo che ci si dimenticherà delle mega adunate pop e si dovranno realizzare azioni del rispetto della natura richieste dall’UE. Bisogna che tutti cambino marcia, applicando regole di rispetto sia delle persone, sia dell’ambiente. Bisogna far capire alla gente che la mascherina sarà una dotazione ancora indispensabile, di rispetto per gli altri. Questa ed altre buone pratiche, come la misurazione della temperatura, saranno da ripetere, perché sono servite molto. È un dato dell’Agis: dalla riapertura un solo contagio su 350mila spettatori. Noi, come gli altri festival storici jazz internazionali della Sardegna, abbiamo lavorato bene, nel rispetto delle regole, accollandoci con senso di responsabilità tutti i rischi.
Ministero e Regione, ristori e misure messe in campo a favore degli operatori culturali. Cosa c’è di buono, cosa non va, cosa manca?
Francesca Casula: L’assessorato regionale alla Cultura, e aggiungo, la Fondazione di Sardegna, sono stati comprensivi con noi, permettendoci di rimodulare i progetti sulla base della situazione contingente. La Regione ha già deliberato la stessa scelta con riguardo ai bandi 2021. Per quanto riguarda il Ministero, noi abbiamo avuto la cassa integrazione per le persone assunte. La quantificazione: per quattro mesi di cassa integrazione, ho preso l’equivalente di un mese di stipendio. Manca una misura proposta di recente dalla presidente della Fondazione MAXXI, Giovanna Melandri: la deducibilità delle spese culturali come quelle mediche. Mentre il ristoro va a alleviare una sofferenza degli operatori culturali, esistente prima del Covid, un impulso alla domanda di cultura fa che questa si moltiplichi, sia un investimento per la crescita del capitale umano e, dunque, per lo Stato.
Enzo Favata: Da parte della Regione non c’è stata la sensibilità necessaria per si occupa di spettacolo, per ignoranza del contesto. Il lavoro svolto con serietà è stato vanificato col click day dell’assessorato regionale del Turismo (qui l’articolo di Nemesis Magazine). Mentre l’assessorato alla Cultura ha facilitato le rendicontazioni, inserendo criteri di flessibilità. Ora è da rivedere la legge sullo spettacolo, inserendo dei veri criteri di qualità indicizzata. Noi non siamo ancora nel FUS (ndr Fondo Unico Spettacolo del Mibact). Alla prossima finestra che si aprirà, ritengo potremmo entrarvi. Il Ministero ha messo in campo diversi milioni di euro in varie tranche per aiutare i soggetti extra Fus, ma è stato un aiuto orizzontale, che nella prima tranche ha finanziato con la stessa cifra il piccolo club che fa pochi concerti all’anno e le grandi realtà. Mentre nella seconda tranche, al fine del ristoro, è stata soppesata l’entità dell’organismo da sostenere.
Siete già al lavoro? Come sarà il nuovo festival?
Francesca Casula: Se potessimo partire il 23 aprile, nella Giornata Mondiale del Libro, la data tradizionale di inaugurazione del nostro festival, saremmo pronti, perché sono in uscita vari autori sardi, semmai i continentali non se la sentissero di prendere l’aereo. Abbiamo già in programma Roberto Delogu con Blackout, Roberta Balestrucci con un libro su Margherita Hack, Alessandro De Roma e Ciro Auriemma. Poi, ci sarà una novità: pianteremo in alcuni Comuni del festival 461 alberi, il numero dei libri venduti alle presentazioni dello scorso anno.
Enzo Favata: Dallo scorso anno Musica sulle Bocche è in ATS (ndr associazione temporanea di scopo) con Rocce Rosse Blues, con la stessa centrale d’acquisto e una calendarizzazione condivisa. Realizzeremo il progetto Coast to Coast, che unisce musica, paesaggio e buon cibo con un programma di concerti da vivere, dal Nord all’Ogliastra. Mi stupisco ancora come mai i festival, soprattutto quelli musicali, non vengano considerati come un’azione di alta cultura. Noi festival internazionali di musica siamo istituzioni culturali strategiche per il territorio, come i grandi musei. E, nei rapporti col Mibact, stiamo lavorando allo sviluppo di questa visione.