Ci sono vari kpi che possono essere usati, analizzati, obiettati, a me in questo caso ne viene in mente uno in particolare, che logicamente non svelerò subito perché, prima di tutto, bisogna capire di cosa si stia parlando, anzi scrivendo, che qui di sinestesia non ce n’è ancora, ma, assicuro, ce ne sarà.
L’evento totale, polarizzante, è l’ufficiale ritorno, dopo sedici anni, dei Cure, un qualcosa che nessuna persona ormai dotata di senso pratico pensava fosse possibile lasciando il sogno a chi in realtà lo merita di più, ovvero le persone veramente romantiche.
Ecco, a loro mi rivolgo, perché non hanno mai perso la speranza di poter tornare ad ascoltare materiale inedito della band di Robert Smith, accompagnandola durante i loro tour mondiali fatti da live sempre passionali ed estenuanti (siamo sempre sulle tre ore circa), gossip, in/out e celebrazioni tra cui quella meravigliosa del 2018 ad Hyde Park per il loro quarantennale – chi c’era sa –
Ecco, siete voi che meritate ‘Alone’, siete voi che meritate ‘Songs Of A Lost World’, siete voi che meriterete di stare in prima fila per un nuovo tour mondiale, siete voi, e gli altri potranno solo ammirarvi insieme alle due anime eterne Smith e Gallup.
In tutto questo, però, cos’è ‘Alone’? Un singolo manifesto, tornato a lunghezze medie dei Cure ovvero circa sei minuti, che mi ha lasciato qualcosa della cara ‘Untitled’, in cui Robert Smith inizia a cantare dopo circa tre minuti di intro e che riporta in parte alle atmosfere di ‘Disintegration’ e che ci lascia in sospeso verso la fatidica data del 1° Novembre, giorno di uscita dell’album.
‘Alone’ sta già riuscendo contemporaneamente a ridestarci dal sonno dei sedici anni di cui però con parte del sopracciglio mal virato per un particolare di una pericolosità immane: i suoni, la produzione, l’arrangiamento. C’è un qualcosa che sfugge, in particolare della batteria che non vorrei facesse diventare ‘Songs Of A Lost World’ il ‘St Anger’ dei Cure. Ecco, di questo, ho immensa paura.
E i kpi? Ah, si, sto mettendo in fila la serie di fesserie immani messe a tacere dal ritorno dei Cure, una su tutte, il finto come back degli Oasis, ma anche singoli banali di cantanti col baffetto tirati a lucido senza fondamenta, ed ancora, ed ancora, ed ancora …
Solo per questo, grazie Robert
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