“C’è chi fa e c’è chi assiste” rappava Metal Carter in ‘Cento Modi Per Morire’ circa quindici anni fa insieme a Fabri Fibra e penso che in questo caso sia quanto più centrato possibile nei confronti del rapper di Compton. Egli fa e noi assistiamo.
Già in ‘Mr Morale & The Big Stepeprs’ – qua su Nemesis Magazine – aveva alzato l’asticella a livelli siderali con un’ opera letteralmente mastodontica ed epica e nemmeno questa volta si è smentito, tranne, in realtà, nella forma. Si perché ‘gnx’ è un lavoro inaspettato, asciutto, veloce, figlio dei tempi e della soluzione alle sue diverse anime, ovvero da strada, illuminata, sanguinaria, spirituale.
Ne fanno le spese tutti i suoi concorrenti, per primo Drake che ormai non ha più palesemente argomenti, nemmeno finti, da utilizzare nei suoi banali dissing, né Lil Wayne, in lizza per l’ halftime del NFL -vedremo come andrà finire –
Ma la cosa più importante è quanto rimaniamo spiazzati dal suo flow, dai singoli come ‘squabble up’ sparati nell’etere come calci ad un pallone in un campo affollato mentre rimaniamo abbastanza confusi dalle altre undici canzoni che compongono un totale di circa tre quarti d’ora, ovvero niente di speciale, niente di mastodontico, ma un livello quasi “smithsiano” in cui liriche atroci si mischiano a suoni morbidi e suadenti che non avevamo ancora sentito da KL.
Kendrick conferma che può letteralmente fare quello che vuole, forse perché animato da una purezza tutta sua ed irreplicabile dal suo nutrito ensamble di avversari e ci lascia con il dubbio che questo sia quasi un esperimento flash, che potrebbe essere seguito da un’uscita successiva quasi come ad elevare il livello del dissing uno contro uno a emanazione sociale del suo pensiero.
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