Titolo lungo e abbastanza esplicativo che rappresenta lo stato emotivo di una qualsiasi persona seria che tenta di affrontare il nuovo album di uno degli artisti che più erano stati ispirati negli ultimi venti anni.
Si perché, forse, qua ancora potrebbe vincere una sorta di principio di autorevolezza che però sta velocemente e totalmente scemando perché il Kanye (Ye) di circa venti anni fa, oltre ad essere un buon rapper, era sicuramente uno dei migliori producer della scena, un vero demiurgo del sampling, del taglia e cuci e della trasformazione in forma canzone fatta, cotta (non sempre) e data in pasto a noi, un vero Alchimista.
Quel Kayne non c’è più da anni e chissà però per quanto tempo ancora l’eco (fatto di ego) terrà botta. Se questo non ci è dato saperlo ci è dato però modo di capirlo di volta in volta andando ad ascoltare le sue uscite musicali e consiglierei solo quelle.
Dopo ‘Donda’, album di cui possiamo tornare a leggere qua su Nemesis Magazine, arriva ‘Vultures 1’ che oscilla tra il banale ed il tenero, si, a volte Kanye sembra emettere quasi un richiamo verso chi lo ascolta come di chi sta cercando attenzioni, ma frapponendo sempre un quintale di ego inutile e fastidioso, un album che, dispiace veramente, suona inutile e spesso fastidioso, addirittura con – apparentemente – sample non autorizzati, robe da ragazzino viziato in camera che vorrebbe fare tutto da solo per sentirsi in grado di essere chissà chi – o cosa – visto che ormai gira totalmente vestito di nero ed in maschera –
Si salva qualcosa? Forse ‘Hoodrat’ e / o ‘Paperwork’
Ah, dimenticavo, non entro nel merito della fase live ormai costituita da listening party senza anima ed identità.
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