“Negli ultimi cinque anni ho sempre ritirato io i premi rivolti a papà, e anche stavolta pensavo fosse per lui. Quando invece è arrivata la notizia che era destinato proprio a me, a Nicola e non a Gigi Riva, ho avuto l’istinto di chiamarlo per raccontarglielo. Mi sono emozionato tanto, addirittura commosso, perché ho capito che mi veniva riconosciuto in funzione del mio personale impegno per la Sardegna”. Non nasconde l’emozione Nicola Riva, uno dei due figli del grande campione scomparso poco più di un anno fa a 79 anni, appena ricevuto il premio Sa die 2025 conferito dall’Assemblea Natzionale Sarda a coloro che “con linguaggi e percorsi diversi hanno dato voce, corpo e visibilità alla Sardegna”.
Insieme a Riva nella cerimonia di domenica 27 aprile a Cagliari sono state premiate l’attrice Caterina Murino, la scrittrice e ricercatrice Adriana Valenti Sabouret, e la cantautrice gallurese Daniela Pes. I premi sono stati conferiti dall’ANS durante la commemorazione dei patrioti della Rivoluzione sarda inserita all’interno di un calendario di appuntamenti che hanno avuto luogo tra il 26 e il 28 aprile scorsi, durante le celebrazioni per Sa die de sa Sardigna.
Per Nicola Riva, che oggi siede nel consiglio di amministrazione del Cagliari Calcio e ne è ambasciatore dei valori sportivi di cui la società si fa promotrice, specie tra le nuove generazioni, si tratta di un premio inaspettato, che lo inorgoglisce molto perché per la prima volta indirizzato a lui, e non al padre.
L’anno appena trascorso è stato – per Nicola Riva – un anno di importanti prime volte. Primo anno senza il padre (Mario Gottardi ha raccontato qui il giorno della scomparsa, il 22 gennaio 2024), nonostante sia più vivo e presente che mai. Prima volta in cui il rapporto con i tifosi si è fatto più diretto, senza l’intermediazione paterna, e primo trofeo conquistato dal settore Primavera del Cagliari Calcio, la Coppa Italia.
“Il rapporto con i tifosi – spiega Riva – è qualcosa che ho costruito negli anni, ovviamente sempre per il tramite di papà, ma non è nato all’improvviso in quest’ultimo anno. Ciò che è cambiato davvero invece è che non mi ritrovo più solo a essere ‘il figlio di Gigi Riva’, ma ad avere un ruolo attivo all’interno del Cagliari Calcio, che cerco di portare avanti rimanendo sempre fedele a me stesso, che poi è anche quello che mi ha insegnato papà. Per 25 anni ho lavorato in aeroporto, la mia vita era lì, avevo un ruolo importante, e questo è stato un cambiamento per certi versi rischioso, ma devo dire che sono molto soddisfatto perché il ruolo che mi è stato cucito addosso dalla società si sposa bene con la persona che sono, con i miei valori e con ciò in cui ho sempre creduto”.

Riguardo alla vittoria del Cagliari Primavera, commenta: “La Coppa Italia è il risultato di un lavoro collettivo che la società sta facendo da un po’ di tempo col settore giovanile e cioè investire nel creare comunità, sviluppando un forte senso di identità tra i giovanissimi, scommettendo su di loro perché sono il nostro futuro, affinché capiscano da subito che giocare per il Cagliari significa giocare per un popolo intero. Fabio Pisacane in questo è un maestro. Non si arriva casualmente a una vittoria del genere, è stato emozionante per tutti”.
Nicola Riva è cresciuto a pane e calcio ma “la vita in fallo laterale” per molto tempo ha scelto di guardarla con le dovute distanze. Ammette però che in certi momenti della sua gioventù avrebbe desiderato farne parte, magari da procuratore o da giornalista sportivo. Il padre, in questo, non lo ha mai incoraggiato.
“Quando ero bambino adoravo giocare a calcio, ma poi non ho retto il confronto e questo alla fine mi ha allontanato. Papà non ci ha mai seguito dal punto di vista del calcio giocato e liquidava la faccenda dicendo che dovevamo solo divertirci. Aveva ragione. Non voleva aggiungere pressione alla pressione che già avvertivamo, ma ai tempi non lo capivamo. Da ragazzino desideri solo che tuo padre ti osservi giocare dagli spalti. Da adulto, invece, ho capito che lo faceva per tutelarci dai rischi cui saremmo incorsi se fossimo entrati nel mondo del calcio in quanto ‘figli di Gigi Riva’. Voleva risparmiarci la sofferenza di subire costanti critiche. Intendiamoci, per noi è stato bellissimo essere i figli di Gigi Riva, però non è sempre stato facile”.
Una volta Gramellini ha scritto che “se un sogno è il tuo sogno, quello per cui sei venuto al mondo, puoi passare la vita a nasconderlo dietro una nuvola di scetticismo, ma non riuscirai mai a liberartene”. Alla fine troverà il modo di farsi sentire e di raggiungerti. Così è stato anche per Nicola Riva che è maturato lontano dal campo, lasciando battere agli altri i calci di rigore. Ma una strada per arrivare a lui, il mondo del calcio l’ha trovata lo stesso, e se per battere una punizione bastano pochi secondi, educare ai giusti valori dello sport è un’impresa che può riempire degnamente una vita.