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Nello scontro tra Meta e SIAE a essere penalizzati sono gli artisti. Le voci dalla Sardegna: “Ingiustizia che colpisce la musica indipendente”

Di Mario Gottardi
24/03/2023
in Comunicazione e società, Musica e spettacolo
Tempo di lettura: 6 minuti
Scontro titani siae meta

Nello scontro tra i titani Meta e Siae ad avere la peggio sono gli artisti (elaborazione Nemesis Magazine su immagini Pixabay)

“Questa canzone non è al momento disponibile”. È alla lettura di questa semplice frase che creator più o meno professionisti, social media manager, semplici utenti dei social e, soprattutto, cantanti e musicisti, dai più famosi a quelli più di nicchia sono andati prima in panico. Sentimento che si è subito trasformato in rabbia. Meta, la holding proprietaria, tra gli altri, di Facebook e Instagram ha infatti rimosso motu proprio tutte le canzoni italiane che facevano da sottofondo a reel e storie, e impedito di usarle in nuove pubblicazioni. La scelta, comunica, è dovuta al rinnovo dell’accordo con SIAE, scaduto lo scorso dicembre.

Favorevoli e contrari

Matteo Flora

Una decisione che ha subito polarizzato la discussione, come spesso avviene per l’azienda di Menlo Park, con commentatori e pubblico divisi nella difesa delle ragioni della multinazionale social e altri, invece, schierati a difesa della nostrana SIAE. Tra i primi spicca Matteo Flora, imprenditore digitale, esperto di reputazione  web e cybersicurezza, che nel suo seguitissimo format #CiaoInternet su YouTube con il suo caratteristico piglio caustico ha analizzato la dinamica che ha portato a questa decisione, le implicazioni per la SIAE e soprattutto per creator e musicisti. Dall’altra parte, Stefano Epifani, docente e presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale che sottolinea come la SIAE abbia finalmente svolto il suo ruolo originario: tutelare il diritto d’autore e gli artisti.

Stefano Epifani

Flora parte dall’assunto che Meta ha raggiunto accordi in 130 paesi con gli omologhi della SIAE e che se è vero che rappresenta solo circa il 5% delle royalties di SIAE, è anche vero che gli artisti si  promuovono soprattutto su Instagram e che quindi SIAE, non accettando le condizioni di Meta danneggia di fatto chi vuole rappresentare. Perché, ed è impossibile negarlo, i creator di tutto il mondo, italiani compresi, potranno utilizzare musica proveniente praticamente da ogni angolo del globo, tranne quella italiana. Di tutt’altro avviso Epifani, secondo cui “le piattaforme devono essere più trasparenti e non possono imporre soluzioni chiuse a Stati e governi. Sulla musica come su tutto il resto”. Perché Meta ha proposto un’offerta bloccata con il classico “prendere o lasciare”. 

SIAE all’attacco

Proprio questo è uno dei punti di un documento che SIAE ha inviato a tutti gli artisti, autori ed editori sotto il suo ombrello. Il documento si sviluppa come una sorta di FAQ ed è girato molto in questi giorni in molti profili social. SIAE contesta proprio questa logica del “prendere o lasciare”, sottolineando innanzi tutto, che “la negoziazione è stata interrotta per il rifiuto di Meta di condividere con SIAE le informazioni necessarie alla definizione di una somma congrua per remunerare gli autori e gli editori”, sebbene “le normative europee stabiliscono che gli aventi diritto debbano ricevere una somma adeguata e proporzionata per l’utilizzo delle loro opere. Meta ha imposto a SIAE una cifra forfettaria, nella formula del ‘prendere o lasciare’, senza fornire dettagli su come fosse calcolata.

La Società Italiana Autori ed Editori chiarisce anche la questione degli accordi con 150 paesi e non con l’Italia, evidenziando come “SIAE è verosimilmente la prima società di collecting in Europa, all’indomani della Direttiva Europea sul Copyright, ad aver avuto il contratto in scadenza con Meta. La stessa situazione potrebbe presentarsi nei prossimi mesi per le altre società di collecting in Europa, non appena i contratti che queste hanno con Meta scadranno”.

SIAE ribalta la domanda che anche Flora si è fatto e ricorda: “Perché SIAE è riuscita a stringere accordi con tutti (Youtube, Tiktok, Spotify, etc.), ma non con Meta?”

E poi scocca un colpo sulle ferite aperte di Menlo Park: “il colosso statunitense vive un momento critico e ha inaugurato una fase di pesante ‘spending review’, Viene naturale pensare che, oltre che sulla pelle dei dipendenti, il taglio dei costi si voglia fare anche a discapito del lavoro di autori ed editori”. Per concludere si rivolge direttamente agli artisti, ricordando come “Meta non ci ha dato informazioni sul suo business e su quanto guadagna dalla vostra musica”.

Gli artisti sardi

Perché è bene non dimenticarsi che in mezzo a questa diatriba tra un leviatano e un gigante ci sono proprio loro, gli artisti. E non solo quelli che aderiscono a SIAE ma anche chi ha scelto altre forme di tutela del proprio diritto d’autore. Perché c’è da sottolineare che Meta ha eliminato salomonicamente tutta la musica italiana, senza alcuna distinzione, probabilmente proprio per la difficoltà di individuare i brani e gli artisti sotto tutela SIAE. Un pasticcio che però penalizza più di tutti proprio quei cantanti e musicisti che hanno fatto del diniego alla Società Italiana Autori ed Editori una questione politica e culturale. 

Tra questi c’è Mauro Medde, che con Natascia Talloru ha creato il progetto “Ilienses”, che dal 2018 fonde i suoni provenienti da arcaici strumenti musicali del Gennargentu (il massiccio montuoso dove viveva l’antica tribù nuragica degli iliensi, che dà il nome al duo), con gli strumenti più moderni. Una miscela originale molto apprezzata in Nord Europa oltre che in Sardegna, patria di Medde e Talloru. 

Ilienses, suoni ancestrali per la Sardegna del futuro

Medde ribadisce che “la musica Ilienses come ogni altro tipo di produzione musicale del sottoscritto non è mai stata VOLUTAMENTE sotto il controllo della SIAE. Sfortunatamente però e inspiegabilmente ogni tipo di produzione musicale è finito nel calderone SIAE, appropriandosi ancora una volta di un diritto che non le appartiene”. E poi si chiede: “ma se la mia musica non è tutelata da SIAE e vi siete presi la libertà e il diritto di eliminarla ugualmente, chi sta controllando le mie produzioni? In un momento drammatico per tanti settori lavorativi, in questo caso quello musicale, le manovre italiane procedono in una direzione egoista e individualista”.

Anche un’altra musicista isolana prende parola. È l’esplosiva Claudia Aru che in un suo post prima ricorda come i suoi brani non siano sotto SIAE, poi, dopo che ha preso atto che anche la sua musica era impossibile da raggiungere nei vecchi reel e impossibile da scegliere nei nuovi, ha dovuto pubblicare un nuovo post: “Sono costretta, mio malgrado, a rettificare. Anche le mie musiche, nonostante non siano protette dalla SIAE, sono state tolte. Questa è l’ennesima ingiustizia operata da un monopolio male organizzato che tutela i pesci grandi e schiaccia gli avannotti. Ho la nausea”.

La faccenda ha subito preso dei connotati politici. È addirittura il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano a tuonare contro Meta, accusata di non rispettare la sovranità legislativa italiana. Posizione poi smussata, con un augurio perché le due parti riprendono la trattativa. 

Sono tanti ad auspicarlo. 

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