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Nasce Trees4Girls, il progetto che dagli alberi arriva alle ragazze e dalle ragazze arriva agli alberi. Carola Farci: “Con l’autodeterminazione delle donne combattiamo il cambiamento climatico”

Di Giulia Sanna
06/07/2024
in Ambiente, Comunicazione e società
Tempo di lettura: 3 minuti
Nasce Trees4Girls, il progetto che dagli alberi arriva alle ragazze e dalle ragazze arriva agli alberi. Carola Farci: “Con l’autodeterminazione delle donne combattiamo il cambiamento climatico”

È nato “Trees4Girls“, un progetto di Rebelterra con la partnership di Treeonfy (società ambientalista inglese di cui avevamo già parlato qui) e dell’associazione Matasaru che punta a creare consapevolezza e capacità di gestione della crisi climatica nelle popolazioni masai del Kenya, specialmente tra le donne.

Ma andiamo per ordine: si tratta della prima scommessa della neo-nata Rebelterra, un’associazione di promozione sociale costituita a febbraio 2024 da professionisti e dottori di ricerca che lottano per la protezione del Pianeta, “da perseguire attraverso la scienza, la conoscenza e la sensibilizzazione collettiva”, precisano i promotori.

“Obiettivi di Rebelterra – si legge nel sito internet www.rebelterra.it – sono la difesa e valorizzazione dell’ambiente tramite lo sviluppo di modelli di economia circolare e azioni rivolte alla salvaguardia del territorio e della natura, oltreché alla tutela dei diritti e del benessere psicofisico delle persone che vi abitano, con particolare attenzione verso le fasce deboli della popolazione e verso gli habitat in pericolo”.

Tra le principali animatrici di “Trees4Girls” c’è la docente di italiano e storia dell’istituto Azuni di Cagliari nonché presidente di Rebelterra, Carola Farci: che l’eco-attivista si desse da fare, avevamo già avuto modo di constatarlo durante tutte le sue imprese. Dalla volta in cui chiese l’aspettativa da scuola per andare a ripulire dalla plastica le coste dell’Europa dell’Est (lo abbiamo raccontato qui) ai progetti per la riforestazione firmati Treeonfy, passando per iniziative benefiche di altro tipo, ma pur sempre collegate, come la lotteria organizzata lo scorso dicembre per garantire una borsa di studio a una ragazza masai, affinché potesse proseguire gli studi in Kenya.

Grazie all’amicizia con Sereti Nabaala che ha fondato l’associazione Matasaru Ntoyie Pastoralist Foundation attiva nel villaggio Kileleoni – che contrasta la mutilazione genitale femminile attraverso l’istruzione, l’educazione alla salute e al benessere psicofisico e promuovendo buone pratiche che sviluppino la leadership femminile nelle regioni rurali del Kenya in cui si registrano maggiori tassi di abbandono scolastico e di matrimoni tra giovanissime – la progettualità è virata verso la creazione di un team al femminile formato da giovani donne masai che fronteggiassero la crisi climatica.

“’Trees4Girls‘, di fatto, è un’iniziativa che prevede varie fasi”, precisa Farci, e aggiunge: “La prima di queste fasi è data da dei corsi di formazione online su tematiche ambientali rivolti a un gruppo di ragazze masai che provengono da esperienze di discriminazione sessuale o mutilazione genitale”. Corsi che hanno sollevato una serie di problematiche difficilmente immaginabili per un occidentale abituato a ogni comfort, per esempio la mancanza di una linea Internet nei villaggi, motivo per cui è ancora attivo un crowdfunding raggiungibile cliccando qui.

Al momento è già partito uno di questi corsi sul cambiamento climatico e sugli strumenti per combatterlo che culminerà con delle attività di affiancamento dei partner promotori in loco, che si terranno dal 26 luglio al 1 agosto nei villaggi masai della zona del Mara, e che prevedono la messa a dimora di nuovi alberi e la sensibilizzazione sull’importanza di contrastare l’inquinamento da plastica.

“Il nostro obiettivo – conclude Farci – è fornire loro degli strumenti per sviluppare doti di leadership e management che possano portarle a fungere da guida nella transizione ecologica e da punto di riferimento per le loro comunità. Così facendo – aggiunge – si intende da un lato diminuire il gender gap, dall’altro creare team funzionali nella lotta al cambiamento climatico, che siano autodeterminati rispetto all’Occidente”.

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