Ricordate l’accusa di Greta Thumberg all’ultimo evento per il clima a Milano? Il suo attacco alle politiche mondiali ambientali era stato sintetizzato in un “bla bla bla”, come dire che i grandi parlano tanto ma poi, di fatto, non agiscono. Ci sono tante persone che hanno deciso di mettere da parte le chiacchiere e dedicare all’ambiente il proprio impegno concreto: Carola Farci, insegnante cagliaritana di 31 anni da sempre sensibile al tema, ha iniziato un viaggio. Non una vacanza, ma un percorso senza meta con un obiettivo preciso: pulire spiagge e boschi ogni giorno. E così ha preso un anno di aspettativa non retribuito dalla scuola, ha caricato qualche valigia sulla sua auto con un curioso polpo dipinto sulla fiancata ed è partita insieme alla sua inseparabile Polly, una labrador nera. A oggi, tra Italia e Grecia, ha già raccolto 35 chili di spazzatura.
“L’ultimo passo è l’addio – ha scritto Carola Farci su Facebook lo scorso 17 ottobre, quando ha annunciato il suo viaggio – Siamo nati capitalisti: nasci, produci, muori. Al momento esiste una sola priorità: l’ambiente. Ne segue a ruota un’altra: il tempo che ci dedichiamo. Quest’anno ho preso un anno sabbatico. Io e la cana oggi partiamo. Sì, sarebbe stato più coerente (non) partire in macchina, ma la Cana non è bene accetta nei bus. Meta non definita, data di ritorno non definita. Obiettivo: pulire ogni giorno una spiaggia o sentiero diverso”.
Una scelta non per tutti, ma che in tanti potrebbero fare. Le abbiamo chiesto il perché di questo viaggio mentre si trova a Sorrento.
Questo viaggio è un po’ il prosieguo di ciò che ho fatto durante lo scorso anno, il quale, a sua volta, è un po’ il prosieguo di ciò che facevo quando ero ragazzina.
Ho cominciato a pulire il Poetto, la spiaggia di Cagliari, parecchi anni fa: andavo una volta ogni tanto, più o meno all’ora dell’aperitivo. Me lo ricordo perché incontravo alcuni amici ai chioschi e mi chiedevano cosa stessi facendo. La cosa è diventata più stabile quando, durante la pandemia, sono andata a stare per un po’ a casa di mio babbo, che vive nei pressi della spiaggia. Là son riuscita a essere un po’ più regolare, andando tutti i giorni, anche più volte al giorno. Ovviamente con Polly che ne approfittava per lunghi bagni.
Hai preventivato delle tappe, un punto di arrivo? O hai fissato un limite temporale che non esclude cambi di piano?
In realtà no. So che il 1 settembre ricomincerò a scuola, e so di non volerci piombare diretta, per cui credo che il mio percorso si concluderà verso l’estate. Ma questa è un’idea di massima. Se pensiamo a quanto possono cambiare le nostre vite in un anno… Per quel che riguarda le tappe, è semplicissimo: non ne ho. Andrò dove troverò ospitalità. Di settimana in settimana mi farò il piano, cercando di stare il meno possibile in macchina. La settimana prossima, per esempio, prevedo di essere in Grecia. Ma, ovviamente, durante un viaggio come questo, ‘flessibilità’ è la parola d’ordine, e i cambi last minute sono da mettere in conto.
C’è veramente qualcosa di imprescindibile rispetto a ciò che hai in mente di realizzare, qualcosa a cui non rinunceresti prima della fine di questa esperienza?
No. Come dicevo prima, so che devo essere flessibile e pronta ad ogni cambiamento. Ovviamente spero non ci siano eventi tali da rivoluzionarmi il viaggio ma lo prendo con fatalismo. Se c’è una cosa che la pandemia mi ha insegnato è che non possiamo controllare tutto. Per cui no, non c’è qualcosa a cui non rinuncerei, per il semplice fatto che non c’è niente che mi sono programmata. è tutto un divenire, tutto una scoperta di momento in momento, pronta a rimettere in discussione percorsi e obiettivi, giorno per giorno.
Quali strumenti hai deciso di portare con te per agevolarti nelle operazioni di pulizia e monitorare costantemente la tua operazione?
Da un punto di vista materiale, la mia migliore alleata è una mega pinza di quelle per raccogliere i rifiuti. L’ho presa in un negozio di cinesi, 1.80 euro. Ogni giorno la guardo e non ci credo che un oggetto così utile costi così poco: mi evita di toccare la spazzatura con le mani, mi evita il mal di schiena dovuto al piegarmi ogni quattro secondi, mi permette di arrivare anche in mezzo ai cespugli o in posti dove io non arriverei.
1.80 euro. Incredibile! Poi ho con me anche un retino, o coppo, o come lo volete chiamare. Lo immagino utile nel caso mi ritrovassi a pescare qualcosa in mezzo al mare. Qualche mese fa sono stata nel golfo di Napoli. Ero su un barchino a remi e mi son ritrovata circondata dalla spazzatura. Ho provato a prenderla con le mani e poi a tuffarmi, ma in quel momento ho pensato che un retino sarebbe stato perfetto. Così ho deciso di portarmelo dietro, nel caso dovesse ricapitare qualcosa di simile. La bilancia per pesare le buste, invece, è stata una geniale idea di Marta, la prima ragazza ad avermi ospitata con Workaway. Lei la usa quotidianamente a casa sua: pesa la spazzatura e si segna il peso di ogni busta, in modo da sapere esattamente quanti scarti sta producendo e migliorarsi. Quando sono arrivata io, il 19 ottobre, stava mettendo fuori il mastello dell’indifferenziato. Non lo metteva fuori dal 16 agosto, e in più di due mesi la sua produzione di indifferenziato era una busta. Una normalissima busta da spazzatura, del peso di 1.7kg. Marta vive con un bimbo di un anno e mezzo, e durante quei due mesi in casa c’era stata anche un’altra ragazza. Se in tre, comprensivi di bebé, si può produrre una busta di rifiuti ogni due mesi… beh, bisogna rimboccarsi le maniche ma c’è speranza!
Così ho preso ispirazione da lei, che mi ha anche regalato la bilancia, correndo subito a comprarsene un’altra. Per quel che riguarda gli strumenti, diremmo, immateriali, ovvero le app, sto usando prevalentemente Instagram (qui la pagina personale), perché è la piattaforma in cui ho i miei studenti ed ex studenti, e alcuni di loro vedo che mi seguono e interagiscono. Non sono sicura che, in questo preciso momento storico, una lezione su Manzoni valga più di una lezione sull’inquinamento del mare, seppur fatta a distanza e tramite storie di 13 secondi l’una. E poi utilizzo un’altra app che suggerisco tanto a chi vuole cominciare a pulire le spiagge: si chiama Clean Swell, e permette di catalogare, uno per uno, tutti i rifiuti raccolti. Per pulire il Poetto ho sempre usato quella (per cui so esattamente quante mascherine ho raccolto, quante sigarette, etc). Adesso che è diventata un’attività più massiccia, mi limito a segnare il luogo e le buste raccolte. Ma la consiglio davvero perché oltre a darci un’idea concretissima di cosa stiamo togliendo dall’ambiente, permette anche una sorta di “censimento” dei rifiuti a livello globale.
Cosa hai pensato il giorno che sei salita sulla nave?
Non sono una capace di programmare o emozionarsi. C’è chi avrebbe fatto il countdown prima di partire. Io no. Tra i vaccini per me, quelli per Polly, i mille certificati per farla espatriare, la pulizia della casa e l’affitto della stessa, la registrazione del contratto, il trasloco, i bagagli, i saluti, e te ne potrei dire altre mille, nei giorni precedenti al viaggio ero veramente senza un attimo di respiro. Per cui appena ho messo piede sulla nave, il mio primo e unico pensiero è stato: “pfiu, relax”.
Non è durato molto.
La tua è un’operazione di pulizia, ma è implicitamente una operazione di sensibilizzazione a un tenore di vita sostenibile. Quale messaggio senti di voler trasmettere a chi vorrebbe essere parte attiva nel cambiamento?
Uno soltanto. Ormai non è più una scelta, è una costrizione. Non abbiamo alternative. Anche se ancora non ce ne siamo resi conto.
Perché hai deciso di affrontare questo viaggio con Polly?
Tu la mattina decidi se portare con te il tuo braccio o se lasciarlo a casa (Sorride, ndr)? Polly è parte di me. Abbiamo un rapporto strano, pochissimo affettuoso (colpa sua!), ma siamo l’una il prosieguo dell’altra: non c’è Polly senza Carola o Carola senza Polly. Pacchetto unico, prendere o lasciare.