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Matteo Matta, il legame profondo con Sant’Avendrace e l’amore per il teatro

Di Mattia Lasio
21/06/2025
in Cultura, Interviste, Musica e spettacolo
Tempo di lettura: 5 minuti
Matteo Matta, il legame profondo con Sant’Avendrace e l’amore per il teatro

“Sant’Avendrace è il mio rifugio, ho un legame profondissimo con il mio quartiere. Ogni volta che sono qui per me è come tornare bambino e mi sembra quasi di toccare con mano la mia infanzia e la mia adolescenza”. Sorriso in viso, modi spigliati, tono di voce da cui traspare caparbietà e desiderio di migliorarsi: Matteo Matta, cagliaritano 48 anni cresciuto in via Tevere membro della Compagnia Teatrale degli Intrepidi Monelli, parla del suo percorso davanti a un caffè in un lunedì pomeriggio di metà giugno nello storico bar rionale sotto i portici, per tutti gli abitanti del quartiere ribattezzato affettuosamente ‘’da Tore’’, con la piena consapevolezza di chi sa quanto la cultura possa essere un’esperienza catartica e di formazione estremamente preziosa, in grado di allargare gli orizzonti e di fare affrontare nuove e stimolanti avventure. Basta solo un incontro e la fiducia di qualcuno in grado di guardare lontano, come nel suo caso è stato con Sergio Piano fondatore della compagnia degli Intrepidi.

“Ho conosciuto Sergio quando ero alla fine delle scuole elementari,  intorno ai dieci anni – racconta – e con lui feci dei laboratori che mi permisero di avvicinarmi e di appassionarmi al mondo del teatro. Rimasi subito affascinato dalle sue movenze, dalla sua gestualità e dalla sua capacità di catturare la nostra attenzione. Soprattutto, mi colpì che a differenza di tante altre persone lui tenesse davvero al fatto che noi bambini dei rioni popolari ci appassionassimo al teatro e, più generalmente, alla cultura”. Un incontro fondamentale che a distanza di tanti anni resta impresso nella memoria. “Con Sergio – aggiunge – lavorammo a due spettacoli: il primo alle elementari intitolato ‘’I balli del mondo’’, io nello specifico mi occupai del valzer, mentre alle scuole medie fu incentrato su Marco Polo dando anche grande spazio alla musica, infatti suonai anche le percussioni. Ci incontravamo due volte alla settimana a scuola, rispettivamente alla De Amicis quando ero alle elementari e alla Spano alle medie, e una volta fuori dall’orario scolastico in una palestra di via Is Maglias. Per me fu un momento di crescita unico che mi fece capire per la prima volta la grande magia del teatro. Ricordo ancora quando andai in scena per la prima volta, il momento in cui calava il sipario e si spegnevano le luci. Per me è stata un’emozione fortissima e una folgorazione che mi ha avvicinato a un mondo unico e suggestivo”.

 Passano gli anni, tanti eventi si susseguono, tanti i cambiamenti che si verificano ma l’affetto verso Sergio Piano e la passione per il teatro restano pienamente intatti, sino a un nuovo incontro. “Rividi Sergio verso il 2014 – prosegue – proprio mentre passeggiavo in viale Sant’Avendrace. Mi disse che stava per realizzare il suo sogno di aprire un teatro nel quartiere dove è nato e cresciuto e mi chiese se avevo il piacere di occuparmi dell’ambito della sicurezza, settore in cui lavoro dal 2001. Accettai immediatamente con tantissimo entusiasmo,  cominciando così una nuova fase della mia vita”. Gli anni di formazione e lavoro nell’ambito della sicurezza sono stati fondamentali e ancora oggi rappresentano una scuola di vita notevole. “Ho conosciuto tante persone, dai cosiddetti ‘’scappati di casa’’ che cercavano di rubare nei centri commerciali sino ad artisti famosi che ho incontrato durante i grandi eventi che ho seguito come ad esempio Marco Mengoni, Jax, Vinicio Capossela, Niccolò Fabi, Marracash, Noemi, Madman così come esponenti di spicco della stand up comedy come Sandro Cappai, Francesco De Carlo, Michela Giraud, Saverio Raimondo. Ogni incontro fatto mi ha lasciato qualcosa, persino le mie primissime esperienze tanto tempo fa in cui ho fermato ragazze e ragazzi che venivano da contesti difficili: ho sempre cercato di guardare oltre e di mettermi nei loro panni, senza mai giudicare nessuno. Uno sbaglio può capitare a tutte e a tutti, non deve essere condannato, anche perché c’è sempre la possibilità di ripartire, fare ammenda dei propri errori e di mettersi in gioco per realizzare qualcosa di bello”.

E se si parla di mettersi in gioco, questa componente non è mai mancata nel percorso di Matteo Matta che ha ideato vari progetti significativi come, ad esempio, ‘’Intrepidi Monelli Podcast Show’’, condotto dagli Mcs Cool Caddish ed Ekri, e District Radio insieme all’amico fraterno Roberto Castrechini in arte Henry Letham. A tutto questo si aggiunge anche una grande attenzione per la dimensione degli spettacoli dal vivo con la creazione della serata dedicata alla cultura Hip Hop ‘’New Room Live’’ e l’inaugurazione l’8 giugno del nuovo appuntamento ‘’District Live’’ dove trovano spazio tutti i generi musicali. “Queste sono idee che ho in mente – spiega – già dal 2019, poi con la pandemia chiaramente abbiamo dovuto pazientare e posticipare il tutto.  Il podcast e la radio sono due progetti diversi e al contempo affini: nel podcast ci occupiamo della musica rap e degli sport da combattimento, mentre la radio si caratterizza per il suo essere itinerante e per il fatto che si parli un po’ di tutti gli argomenti.  Ho la fortuna di lavorare con ragazzi motivati e preparati come i videomaker Edoardo Volpe e Filippo Montis, il tecnico del suono Riccardo Cappai che è anche un ottimo produttore e un bravo dj, il tutto con la supervisione di Alessandro Vacanti alla regia che è allievo di Sergio Piano da tanti anni e ha alle spalle una grande esperienza. Il prossimo obiettivo per il futuro è quello di creare, almeno una volta all’anno, un evento che unisce ‘’New Room Live’’ e “District Live’’, amalgamando così il mondo dell’Hip Hop e quello del pop, facendo diventare il tutto un incontro stimolante tra generazioni diverse. Proprio durante ‘’New Room Live’’, grazie a un esponente di primo piano della breakdance come Mattia Nippon, abbiamo fatto esibire giovanissimi breakers di otto anni, le persone in sala sono rimaste molto colpite in positivo e questo per noi è motivo di orgoglio e ci spinge a investire sempre di più sui giovani talenti. Non siamo interessati ai numeri e alle visualizzazioni, questi sono fattori che passano in secondo piano: ci interessa trovare nuovi talenti e far sì che gli artisti crescano sul palco, dando vita a nuove sinergie e a possibili nuove collaborazioni”.

Musica, sport, cultura nelle sue molteplici sfaccettature, il tutto ambientato in un teatro storico come quello degli Intrepidi Monelli che rappresenta una delle realtà culturali più significative della città, nel cuore di Sant’Avendrace. E proprio Sant’Avendrace è protagonista di un’ultima, significativa, riflessione. “Crescere qui – conclude Matteo Matta – mi ha dato una marcia in più. È troppo facile parlare sempre di delinquenza riferendosi ai rioni popolari cercando di tramutarli in ghetti che non sono, quella è una narrazione distorta che non ha alcun fondamento di verità. Quando ero adolescente, nel mio palazzo in via Tevere, c’era una cooperativa sociale che si occupava dei ragazzi del quartiere, seguendoli con passione e dimostrando che un contesto non semplice non è un limite bensì un elemento di forza. Sant’Avendrace ha tanto da dare e spero possa essere valorizzata sempre di più in futuro perché lo merita: crescere qui è stato per me, e lo è ancora oggi, motivo di orgoglio, essendomi sempre sentito parte di una grande famiglia in cui ho avuto la fortuna di stringere amicizie fraterne che mi accompagneranno per sempre”. 

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