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Maria Jole Serreli, i segni del mio passaggio

Di Giacomo Pisano
04/10/2020
in Arte
Tempo di lettura: 5 minuti

di Giacomo Pisano

Nata a Roma nel 1975 Maria Jole Serreli è tra le artiste più attive e interessanti ad operare in Sardegna. Le suggestioni della sua ricerca sono in questi giorni in mostra a Cagliari, all’Exma: lo spazio culturale di via San Lucifero da luglio e fino all’11 ottobre accoglie “A casa avevo tre sedie”, installazione che riscostruisce le stanze della casa-atelier che a Marrubiu, in provincia di Oristano, l’artista ha ricevuto in eredità da una prozia, trasformandola in luogo di sperimentazione e dialogo artistico.

Serreli sente ben presto il richiamo del mondo dell’arte e attraverso studio ed esercizio costanti crea un iter professionale peculiare, votato all’introspezione con l’utilizzo di materiali di recupero, che possiedono un significato, inserendo ulteriori segni personali negli oggetti che crea, proponendo un’ottica intima alle opere con cui si misura.

Attraverso l’esercizio del pensiero delicato, del ricordo, dell’esposizione del sé e della memoria il concetto assume un corpo fisico: scultura, ceramica, pittura, tessuti, installazioni site specific, performance, tutto sembra appartenerle e restituirci un’immagine poliedrica, sempre in equilibrio tra personale e universale. 

Introspezione sì, ma capace anche di guardare all’altro e alla società, a denunciarne la progressiva disumanizzazione e a riportare l’arte alla sua essenza più pura ovvero la comunicazione, la condivisione con la comunità.  

Lo spazio di riflessione che Maria Jole Serreli propone è perennemente in bilico tra vita privata e dimensione pubblica, il cui confine si assottiglia impercettibilmente e va scomparendo nei dettagli. Ama mescolare i materiali con cui lavora passando dalla ceramica alla scultura e alla pittura e ideando installazioni che abitano gli ambienti in cui inscena performance sempre misurate e attente al gesto.

La sua poetica guarda alle origini ma con l’anima volta alle stelle. I fili tessili che avvolgono, racchiudono, proteggono sono simboli delle connessioni, dei legami tra le persone e rappresentano un groviglio di sentimenti contrastanti, a volte labili altre indissolubili. Una poetica delle piccole cose che può ricordare la grande Maria Lai, l’artista di Ulassai che con la sua vita straordinaria ha fornito un esempio di forza unica.

Con la stessa delicatezza Maria Jole Serreli si muove in punta di piedi per sussurrare al mondo la sua verità artistica. Il sussurro però non va confuso con l’assenza di forza perché l’evidente energia creativa che pulsa da ogni lavoro che le sue mani artigiane producono reca il marchio della combattente. Sussurrare è una scelta, uno stile che punta tutto sull’essenza delle cose, sul loro aspetto formale, sul messaggio insito in ogni tratto/segno/crepa/fibra. Ogni oggetto artistico ha con sé il carico della storia che lo compone, il carattere traspare nei dettagli, scappa lungo i fili del tempo custoditi dalle Parche, imbriglia sentimenti personali che diventano universali nel momento stesso in cui vedono la luce.

Non si sfugge al proprio essere! Possiamo però analizzarlo, interpretarlo, renderlo materico, infondergli un’anima e dargli un corpo da proporre al mondo come una aggraziata offerta, lanciando un ideale ponte tra noi e gli altri, alimentando, in questo modo la vita stessa.

In sintesi è questo ciò che fa Maria Jole Serreli ed è anche ciò che fa di lei li un’artista coraggiosa ed elegante, un’equilibrista dinamica e determinata.

  • foto di Maria Jole Serreli
  • foto di Maria Jole Serreli
  • foto di Maria Jole Serreli
  • foto di Ettore Cavalli
  • foto di Maria Jole Serreli
  • foto di Maria Jole Serreli
  • foto di Maria Jole Serreli
  • foto di Maria Jole Serreli
  • foto di Maria Jole Serreli
  • foto di Maria Jole Serreli
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