Se teatri, sale concerti e spazi culturali non riapriranno subito cosa sarà degli oltre seimila lavoratori dello spettacolo in Sardegna? Se lo chiedono le realtà che hanno appena costituito il Cuss, Coordinamento unitario spettacolo Sardegna, con l’obiettivo di riunire insieme gli operatori della danza, del teatro e della musica e lanciare un messaggio chiaro e univoco: lo spettacolo dal vivo deve ripartire.
Finora pare che il settore culturale, e in particolare le attività dal vivo, sia quello più penalizzato dall’emergenza sanitaria: dopo la chiusura totale di marzo, aprile e maggio 2020 a causa dell’emergenza sanitaria, tutti i settori hanno ripreso gradualmente a lavorare. Tra giugno e ottobre teatro e musica hanno riaperto agli spettatori con rigide regole di distanziamento e obbligo di posti a sedere e prenotazione, ma dal 24 ottobre la Presidenza del Consiglio dei ministri ha disposto la chiusura. Da allora non abbiamo più potuto assistere alle attività dal vivo.
Dopo mesi di stop, gli operatori sardi chiedono di tornare a lavorare, e lo fanno attraverso il Cuss. Ne fanno parte, finora, oltre novanta tra associazioni, cooperative, società, compagnie, band musicali tra cui Elena Ledda Vox, Cada Die Teatro, Tazenda, Carovana Smi, Piero Marras Project, mentre il consiglio direttivo è composto da Stefano Chessa (La Botte e il Cilindro), Vincenzo De Rosa (Teatro del Sottosuolo), Giulio Landis (Antas Teatro), Barbara Vargiu (Le Ragazze Terribili), Monica Pistidda (Compagnie del Cocomero), Marco Benoni (Federcultura Sardegna) e Maria Virginia Siriu (Theandric).
“Siamo preoccupati per le sorti future di un comparto che, nelle politiche di programmazione della Regione Sardegna, pare non essere al centro di una attenta valutazione dell’impatto economico che la pandemia da Covid-19 ha sui i lavoratori dello spettacolo – si legge nella nota stampa inviata dal Cuss. – E, non da meno, dell’impatto sociale e culturale che sta determinando nella popolazione sarda a seguito della totale assenza di programmazione culturale da ormai più di tre mesi.
La richiesta è che la politica sarda ad ogni livello si impegni per promuovere e sostenere con forza il riavvio, nel minor tempo possibile, di tutte le manifestazioni di spettacolo dal vivo nel pieno rispetto dei protocolli di tutela della salute. Protocolli che, peraltro, il settore aveva già messo in campo a partire dal 15 giugno 2020 con un notevole investimento di risorse economiche, e dimostrando che si può fare spettacolo dal vivo in piena sicurezza”.
Gli operatori dello spettacolo puntano il dito anche sulle risorse inadeguate che la Regione Sardegna ha previsto per la cultura: “È di soli 7 milioni lo stanziamento previsto sull’art. 56 della legge finanziaria che la Giunta Regionale ha deciso di proporre a fronte delle ingenti perdite di fatturato subite dagli operatori nel 2020 (ricordiamo che nel 2019, prima della Pandemia, erano stati stanziati circa 8 milioni). Cifra inadeguata in assoluto, ma ancora di più se vista alla luce dei dati pubblicati dall’Osservatorio dello Spettacolo della SIAE, dove il raffronto tra il primo semestre del 2020 e il relativo periodo del 2019 evidenzia un calo della spesa del pubblico in eventi dal vivo pari al 77%. Il mondo della cultura sarà strategico nel momento della ripartenza e del ritorno alla quotidianità, per riacquistare le nostre abitudini e il piacere dello stare insieme. Ma é oggi che gli organismi di spettacolo mostrano palesemente l’importanza di un ruolo che hanno sempre sostenuto, quello di essere tramite, sostegno e punto di riferimento per i singoli lavoratori e lavoratrici del comparto, oggi più che mai smarriti nel tentativo di districarsi nella giungla burocratica degli aiuti al reddito, e della pratica sdoganata dei famigerati bandi a click. Inoltre, quella dello spettacolo dal vivo rappresenta una fetta da non sottovalutare dell’economia isolana, per la forza lavoro coinvolta direttamente e per l’indotto: ogni evento favorisce investimenti e ricadute nei territori. Sostenendo lo spettacolo, si aiutano anche i territori a uscire dalla crisi, e il coordinamento avrà un ruolo centrale nel dialogo con gli enti e le amministrazioni locali per una pianificazione strutturata e efficace del ritorno alla normalità”.
(foto di Lieven Loots dal festival di San Sperate Cuncambias 2020)
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