Malgrado le ripetute raccomandazioni quella porta è stata aperta ben nove volte. Il progetto risalente al 2018, prima di vedere la luce, ha superato diversi ostacoli tra cambi di produzione, di regia e, ciliegina sulla torta, l’insorgere di una pandemia senza precedenti.
Le riprese ufficiali iniziano in Bulgaria nell’agosto del 2020 e terminano nel mese di marzo del 2021, con David Blue Garcia (‘Blood fest’ del 2018) dietro la macchina da presa. Il nuovissimo ‘Non aprite quella porta’, disponibile su Neflix dal 18 febbraio, si colloca all’interno di una delle più confusionarie saghe (intesa in termini di linea temporale), come diretto sequel del capostipite diretto da Tobe Hooper nel 1974, dopo quasi cinquant’anni.
La trama
Due giovani imprenditori Melody (Sarah Yarkin) e Dante (Jacob Latimore) assieme ad alcuni amici, intraprendono un viaggio nella cittadina fantasma di Harlow, in Texas. Lo scopo del viaggio è quello di fare un sopralluogo e verificare lo stato degli edifici per poi pianificare una riqualificazione. La loro presenza scuote in modo irreparabile gli equilibri stabiliti dopo cinquant’anni dal terribile massacro, risvegliando dal torpore uno dei mostri più letali.
Considerazioni
La sceneggiatura di Fede Álvarez e Rodo Sayagues (‘La casa’ del 2013) è ben architettata e fonde elementi contemporanei come la costante connessione dei soggetti al mondo digitale con un ambiente in cui invece il tempo si è fermato.
La fotografia, la scelta delle inquadrature e l’ottimo lavoro fatto sulle location danno nuova vita ad un titolo più volte masticato e risputato come un chewing gum che ormai ha perso il sapore.
L’idea di utilizzare un personaggio della storia originale come l’eroe del film e lo studio maniacale che si è fatto attorno al primo Leatherface fanno di questo ‘Non aprite quella porta’ un film innovativo e allo stesso tempo classico.
Le scene d’azione sono ben costruite e poco patinate. La suspence, sorretta da una discreta colonna sonora, è garantita per tutta la prima parte del film. Purtroppo, come spesso accade in pellicole di questo genere, il comportamento e le scelte che fanno i protagonisti escono da ogni logica, i dialoghi diventano all’improvviso scialbi e irritanti e in men che non si dica ci si ritrova a tifare per Leatherface.
La saga al completo
A questo punto, per orientarci tra tutti i nove titoli di uno dei franchise più famosi del cinema horror, è d’obbligo fare un po’ di ordine.
Il primo film, diretto da Tobe Hooper e pubblicato nel 1974 è tuttora il miglior prodotto dell’intera saga. Ciò che lo rende senza ombra di dubbio impareggiabile non è solo novità della storia e la sua realizzazione in rapporto al periodo in cui è stato prodotto. Il progetto è basato su eventi realmente accaduti che riportano dettagli di omicidi perpetuati dal famoso serial killer Ed Gein. Per maggiori approfondimenti vi invito a leggere la mia recensione qui.
Tobe Hooper firma nel 1984 il secondo capitolo proseguendo la storia iniziata nel primo con un salto temporale di tredici anni. Purtroppo, sia per mancanza di fondi sia per il cambio di stile narrativo, la pellicola viene stroncata dalla critica.
Nel 1990 la direzione del nuovo progetto (‘Leatherface – non aprite quella porta III’) passa nelle mani di Jeff Burr (‘Il villaggio delle streghe’ del 1987).
In questo terzo capitolo assistiamo ai primi deragliamenti dalla timeline. La storia, infatti, si basa più sul primo capitolo che sul secondo. I personaggi che interpretano la famiglia cannibale vengono modificati senza una spiegazione. I numerosi tagli e le pressioni imposte dalla casa di produzione lo condannano al patibolo della critica.
‘Non aprite quella porta IV’, diretto da Kim Henkel e distribuito nel 1994, secondo la critica è il peggior prodottodi tutta la saga. Non si tratta né di un sequel né di un remake bensì di una fusione tra i due.
Storia, personaggi, ambientazioni e temi vengono completamente sconvolti. Neppure un giovane Matthew McConaughey e un esordiente Renée Zellweger riescono a migliorare una trama così disastrosa.
Quasi dieci anni dopo, l’allora esordiente Marcus Nispel capitanato dalla casa produttrice Platinum Dunes di Michael Bay, prendono la decisione di produrre un vero e proprio remake dell’originale forse con l’intenzione di fare una sorta di tabula rasa su tutta la saga. Il prodotto, uscito nel 2003 traccia una linea marcata che separa il giudizio di pubblico e critica. Da una parte gli insoddisfatti non apprezzano le discordanze con l’originale, dall’altra si apprezza tutta l’attività di marketing costruita sui file del famoso serial killer Ed Gein. Il risultato finale è un film che incassa dieci volte tanto l’investimento iniziale.
Sarà sicuramente quest’ultimo motivo a spingere la Platinum Dunes alla produzione, nel 2006, di ‘Non aprite quella porta. L’inizio’. Si tratta del primo vero prequel della saga, diretto da Jonathan Liebesman (‘Al calare delle tenebre’ del 2003).
Nonostante le potenzialità espresse e il doppio del budget investito, il prequel non convince né la critica né il pubblico, quintuplicando a malapena gli incassi.
Il 2013 vede alla luce un nuovo sequel dell’originale di Hooper, completamente differente da quello del 1984, viene intitolato ‘Non aprite quella porta 3d’. Prodotto dalla Lions Gate e dalla Millennium Films e girato da John Luessenhop (‘Takers’ del 2010) il film riparte dai titoli di coda del capostipite con un salto temporale, mai spiegato, fino ai giorni nostri. Il risultato stride continuamente con l’evolversi della storia, come quando viene sostituito, improvvisamente, l’attore principale di una serie che interpreta il protagonista.
Nel 2017 le due società di produzione si cimentano con un nuovo prequel, sempre del film del 1974. ‘Leatherface – il massacro ha inizio’ è girato dal duo francese Alexandre Bustillo e Julien Maury (À l’intérieur del 2007).
Questo capitolo è caratterizzato dalla volontà registica di riagganciarsi alla timeline del film di Hooper, prendendo spunto sia dal primo capitolo che dal secondo e cercando di trascinare con sé, al solo scopo pubblicitario e con qualche stratagemma, il sequel del 2013.
Purtroppo, discutibili scelte registiche, errori grossolani come la scelta del protagonista, che interpreta un magrissimo e minuto futuro Leatherface, errate ricostruzioni dei personaggi della storia portante, trasformano un potenziale film godibile in un titolo semi accettabile.
‘Non aprite quella porta’ di David Blue Garcia, dimostra che è sempre possibile continuare la narrazione di una storia senza cadere nel banale o addirittura nel ridicolo.
Chissà se quella porta verrà riaperta nuovamente.